F.1 GP MONTECARLO Non era una gara per soli ricchi come adesso

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

GrandPrix de Monaco a Montecarlo. Gran Premio glamour? Non per quelli della Pelouse Rocher, che sciamano nel Principato per vedere una delle sfide più avvincenti dell’anno. Accovacciati lassù, sembra di dominare il mondo. Negli anni ’80 si poteva ammirare gran parte della pista, dall’uscita del tunnel, alla chicane sul porto, poi uscita Tabaccaio, Piscine, Rascasse, Anthony Noghes e un bel pezzo di rettilineo del traguardo, nonché la corsia box, in parte coperta dagli alberi.

Addirittura si potevano scorgere le sommità delle monoposto salire velocissime sul BeauRivage, verso la Massenet. Nel bel mezzo dello splendido panorama, fino ai primi anni 2000, appariva un modesto gazebo, di quelli con il tetto impermeabile bianco, che si usano nelle città per le raccolte firme o per certe piccole bancarelle. Che sarà mai stata quella modestissima struttura a pochissima distanza dagli sfavillanti yacht ormeggiati nella rada di Port Hercule? Ebbene altro non era che la postazione FIA per le verifiche tecniche delle monoposto!

Accadeva così che, anche di sabato, dopo le prove, partiva una processione lunghissima, dal paddock, di tutte le monoposto che avrebbero partecipato il giorno successivo al prestigiosissimo Grand Prix de Monaco.

Le operazioni proseguivano puntualmente fino a tarda serata, sotto gli occhi di un pubblico strabiliato di vedersi le protagoniste a poche decine di centimetri, sottoporsi docilmente, spinte dai meccanici ad una ad una, a tutte le misurazioni standard effettuate dai tecnici federali. Non che ci fosse gran ressa, perché la maggior parte dei tifosi rientrava in Italia con il treno, verso sera, però di gente a godersi lo spettacolo ce n’è sempre stata, compresi i giornalisti specializzati di tecnica che non cenavano neppure pur di non perdersi nemmeno il più piccolo particolare aerodinamico, magari inedito, portato dalle squadre nel Principato.

Pelouse Rocher, altro che glamour, accovacciati o aggrappati alle radici di giorno, stesi in sacco a pelo di notte, attenti a non girarsi troppo per non rotolare giù. Però che spettacolo! Anche da lì, vedere dal vivo tutte le pole position e tutte le vittorie di Ayrton Senna è stato indimenticabile. Addirittura nel 1990 l’opportunità di vederlo dalla tribuna delle Piscine, giocare con il volante in mezzo ai muretti, lambendoli, accarezzandoli millimetricamente, con una poetica che solo lui sapeva esprimere.

Più tardi sono iniziati gli anni del girovagare per tutto il circuito, dalla curva del Casinò al Portier, da Santa Devota alla Piscina, non mancando mai, il sabato sera dopo le qualifiche, il track walk, per sentire sotto i piedi l’appiccicoso grip della gomma fresca appena lasciata dalle monoposto ed apprezzare, dalle tracce sull’asfalto, quanto i campioni andassero vicino alle barriere. A volte anche troppo, come Raikkonen nel 2007 o Alonso nel 2010.

Grand Prix de Monaco. Un brivido ad ogni curva, ad ogni metro di pista. Una sfida continua alle leggi della fisica, con i grandi campioni che tentano di domare belve lanciate ben oltre i 290 km/h, trattenendole con magie di istinto e cuore all’interno di barriere sempre lì, incombenti e minacciose, per 80 lunghi giri. Per tacere delle qualifiche, dove questi pazzi scatenati sono costretti a spingersi ancora più in là, sfruttando ogni millimetro possibile, anche dove proprio non esiste, con un gioco di mani, che si vedono benissimo, essendo molto vicini all’azione anche dalle tribune, in un gioco di rapidità e di riflessi quasi disumani, trascendentali.

Dalla tribuna anche con un telefono cellulare si possono fare immagini stupende

Forse è proprio vero che questi ragazzi siano degli angeli. Vi è venuta voglia di venire? Vi consiglio il venerdì: prezzi non esagerati e la possibilità di vedere cosa sia il Grand Prix de Monaco dal vivo. Almeno una volta nella vita va fatto. Almeno una volta nella vita gli angeli vanno visti, nel loro Paradiso.

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