F.1 GP Belgio, in viaggio verso Spa alla scoperta del vecchio circuito da leggenda

di Giuseppe Magni testo e foto
Eccoci a Spa. Ci vengo con l’automobile. Così ho più tempo. Penso infatti che questo sia un luogo che vada pregustato piano piano, poi lentamente assaporato, accarezzandone
l’idea di esserci, di annusarne l’aria, goderne l’atmosfera, ammirarne la sensualità delle curve, percorrerne passo passo le vertiginose altimetrie.
Con l’emozione che sale progressivamente, mano a mano che si attraversano i confini di stato: Chiasso, Basilea, Sarreguemines, Saarbrucken, Wittlich, poi, finalmente, la Vallonia.
Il rito di avvicinamento prevede, prima di arrivare a Francorchamps, dove si trova l’ingresso del circuito moderno, di percorrere il tratto della vecchia pista di Spa, quello dismesso, con l’ultima edizione disputatasi nel 1970.
Ci si avvicina sempre in silenzio, con tanta emozione e devozione. Venendo dalla Germania, si esce dall’autostrada, uscita 11, lo svincolo è in discesa, poi si risale, c’è una rotonda e, dopo pochissime decine di metri, si svolta a destra. Ci siamo. Siamo sulla Route de Spa, raggiungiamo Les Combes e partiamo da lì, da quel cancello che separa il nuovo mondo dal vecchio, ugualmente leggendario, carico di storia e di irresistibile fascino…
Si parte e si va in discesa, a velocità sempre più accentuata verso Burneville. Poi curvone interminabile, tendenzialmente a destra, zona Malmedy, sfiorando vecchie case bianche e beige, e gli alberi, tanti alberi. Dopo questa vertigine, che fa venire il batticuore già su automobile da turismo moderna, la leggenda della Route de Spa si apre su un rettilineo interminabile, infinito, dove immagino le vecchie regine urlare a pieno regime, per lunghissimi momenti, al massimo delle loro potenzialità. Brevissimo alleggerimento su una esse sinistra destra velocissima, poi un altro pezzo diritto, Masta, sede stradale a dorso d’asino e vecchi guard rail dai sostegni in legno, ancora lì, probabilmente dai tempi di Fangio. L’emozione è grande. Quasi impossibile
trattenere un paio di lacrime, che diventano qualcuna in più quando, al posto di andare verso il vecchissimo rampino di Stavelot, si percorre il tratto parabolico di Holowell, ora Pont de Cheneux.
Tutti piegati sulla destra, in questo tratto si ha davvero la tangibile sensazione di trovarsi a viaggiare sulle montagne russe, benché noi affrontiamo il cimento a velocità moderata, non certo come i meravigliosi eroi degli anni 60, tipo John Surtees su Ferrari 312 F1-66, capace di percorrere i 14,1 km della leggenda in 3’38”, alla media pazzesca di oltre 232,8 km/h!
La strabiliante parabola della sede stradale di Holowell porta però anche noi in breve sulla Route dell’Eau Rouge, un toboga velocissimo, con pieghe ora a destra, ora a sinistra, tutte velocissime, seppur di raggio variabile e con leggeri saliscendi che non fanno che aumentare la difficoltà, resa terribile dalla presenza, in questo tratto ancora più fitta, della foresta tutto attorno alla sede stradale, solo due, tre volte interrotta da piccole case bianche, tutte sulla destra. In questo tratto mi è venuto in mente il Nurburgring, la Nordschleife,l’inferno verde, altrettanto meraviglioso e terribile, ma non così costantemente, drammaticamente veloce come questa pista. Qui davvero non si rallentava mai, tranne alla Source, sottoponendo uomini e mezzi a stress immagino
pazzeschi, con le monoposto dell’epoca perennemente sottoposte a vibrazioni tremende e, al volante, gli eroi che dovevano tenere premuto a tavoletta sempre, rimanendo il più sereni possibile e non pensare assolutamente a niente. Tanto meno agli alberi, verdissimi quanto numerosissimi, che incombevano minacciosi per lunghissimi tratti a bordo pista.
Arriviamo al cancello vicino al moderno parcheggio di Blanchimont esausti dall’emozione, quasi anche noi senza fiato, completamente rapiti da una leggenda che ci strega, tanto è struggente e meravigliosa la poesia che, ad ogni metro, ci racconta. Siamo già soddisfatti, appagati, ebbri di una febbre antica, la stessa degli eroi, di quegli eroi. Potremmo quasi tornarcene a casa, lo spettacolo
è stato estremo e totalmente saziante per la nostra inguaribile passione… Ma è solo giovedì pomeriggio. Torniamo alla realtà. Nel nuovo mondo le ostilità sportive e le emozioni inizieranno solo domani…
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