ALPINE A 110 La leggerezza dello sport che si gusta anche nella guida in città

DI PAOLO CICCARONE, Foto e Video N.GRITTI

 

Tutto nasce dalla passione per il motorsport, ovvero le corse auto come base per migliorare i prodotti stradali. Era la norma negli anni passati, lo è diventata meno nel corso degli ultimi tempi dove parlare di prestazioni sembra quasi una bestemmia. Infatti, una volta le auto venivano pubblicizzate col contachilometri e la velocità massima raggiungibile, come se andare sempre più forte fosse l’unica scelta possibile. Adesso si parla di emissioni inquinanti, di connettività, di confort. Eppure qualcosa del passato è rimasto e torna.

 

ALPINE A 110 RITORNO AL FUTURO

Come Alpine che con la A110 presentata un paio di anni fa ha consentito alle nuove generazioni di scoprire un marchio e un modo di guidare, lontano dagli stereotipi moderni. Il concetto base nasce grazie alla passione, e intuizione, di un geniale francese: Jean Rédéle, che amava il motorsport, perché era convinto che le corse, le vittorie, erano il miglior biglietto da visita per chi, poi, quelle auto doveva usarle per strada. E così da concessionario Renault, a pilota, ad Alpine il passo fu relativamente breve. Le immagini delle Alpine di blu dipinte, sui tornanti del rally di Montecarlo, contribuirono a creare quella leggenda che si interruppe nel 1995.

IL REMAKE CHE CONQUISTA

Dopo quasi un quarto di secolo, qualcuno alla Regie si accorse di avere in casa un mito, un baluardo della storia delle corse e pensò che il ritorno di una Alpine A110 potesse essere utile. In fondo, la Fiat con 500 aveva avuto successo, lo aveva avuto anche Mini con la serie interminabile di versioni e allestimenti della iconica di Issigonis. Perché i francesi avrebbero dovuto farne a meno?

LA CAMPAGNA DI NORMANDIA

E quindi, via al compasso, ai tavoli da disegno e giù il concetto base per il ritorno di un marchio, di una vettura, col nome mitico: Alpine. E pensare che in Normandia, dopo l’abbandono nel 1995, qualche bella Renault sportiva, tipo la V6 turbo, era ancora uscita da quegli stabilimenti. Ma niente rispetto a cosa fosse stato il passato. Ed ora eccola qui. Col suo motore turbo 1800 cc e 252 cavalli (esiste anche una versione S  da 292 CV che speriamo provare quanto prima) con le linee di un tempo in chiave moderna, con lo stile e il sound di una vettura fatta per il piacere della guida, senza tanti fronzoli e ammiccamenti ecologicamente corretti, anche se non manca niente in fatto di filtri, sicurezza e emissioni basse.

1200 KG, 1800 CC E 252 CV: LA SINTESI DI ALPINE A100

La chiave di volta? La leggerezza. Un telaio costruito su misura ma senza appesantimenti, di circa 1200 kg tutto compreso (incluso il guidatore con relativa pancetta) in cui 252 cavalli bastano e avanzano rispetto a rivali blasonate (leggi Porsche 718 Cayman). E la leggerezza la ritrovi appena ti siedi: Sabelt ha saputo creare un sedile avvolgente, adeguato, di appena 13,3 kg rivestito in pelle e anima adeguata. Il volante giusto nel diametro e impugnatura. Sei seduto a un palmo da terra ma senti che quello è il posto migliore dove restare.

TRE TASTI POSSON BASTARE

E poi la consolle centrale, coi tre tastini del cambio automatico. R per retro, N per folle e D per drive. Premuto due volte diventa blu e si passa ai comandi manuali con le leve dietro al volante. Vai sul touch pad, piccolo che fa tanto city car della famiglia Renault, e scegli l’opzione adeguata. Telemetria, pressione turbo e altro ancora da impallinati al volante, roba che stai lì a guardare lo schermo invece che guidare. Qualche dubbio e perplessità sui devio luce, gli stessi della Clio. Nulla da dire sulla piccola francese, ma qui la sinergia di gruppo (che ha contribuito a un prezzo di 60 mila euro) si fa sentire troppo perché dai sedili ergonomici sagomati passare lo sguardo sul comando della Clio fa un certo effetto.

BAGAGLIAIO, QUESTO SCONOSCIUTO… E INUTILE ORPELLO

Forse anche qui l’occhio avrebbe voluto qualcosa di più. Difficile l’accesso al piccolo vano porta oggetti dietro al tunnel centrale. Bello da vedere, scomodo per tutto il resto. Così come la piccola tasca dietro ai due sedili, in cui si fatica a farci stare l’essenziale. Non parliamo del bagagliaio: ideale per spazzolino e dentifricio e pigiamino di emergenza nel caso di week end con imprevisti (piacevoli) dell’ultimo momento. Si poteva ricavare qualche spazio in più e migliori almeno per sistemare i cellulari o il portafoglio.

DA 0 A 100 IN 4,9 SECONDI, POI HA COPPIA DA DIESEL!

Poi te le scordi tutte appena premi il tasto dell’accensione, senti il suono della belvetta e cominci a darci dentro col gas tanto per vedere l’effetto che fa. Da 0 a 100 in 4,9 secondi circa. Si sentono tutti, così come si sente la frenata bella tosta, robusta e senza cedimenti. Se il fondo è liscio, se è sconnesso senti i saltelli e si allungano gli spazi, colpa anche di un assetto morbido che perdona su strada ma che su pista sarebbe da rivedere. Anzi, è un goduria da portare in pista, suo luogo ideale. Con l’assetto un po’ più impiccato, tanto per dire. Ma ad andare in pista sono capaci più o meno tutti. Come si comporterà una vettura del genere nel traffico cittadino?

IN CITTA’ SI GUIDA SENZA PROBLEMI 

E qui arrivano le sorprese. Il turbo aiuta con la coppia, il cambio è rapportato in modo tale che in città sei in 5 marcia a 1400 giri e 50 km orari, sembra quasi un diesel, con la differenza che appena dai di gas senti il rombo entrare nell’abitacolo, magari scali un paio di marce tanto per sentire l’effetto che fa, metti giù il piede e la spinta l’avverti nella schiena. Adeguata, precisa, senza tradimenti, anzi col motore centrale forse troppo sottosterzante visto che il musino tende ad allargare e basta alzare il piede per tornare in linea. Ideale per chi non ha esperienza su certe auto, un po’ frustrante per gli amanti del tutto dietro e vada come vada alla garibaldina. Ma qui la parola sicurezza si fa sentire e quindi, va bene così.

UN ASSETTO CHE PERDONA TUTTO. O QUASI…

Senza staccare niente dell’elettronica (che poi si attiva in automatico a un certo punto) e col giro di sterzo che sembra quasi danzare un valzer con te dentro. I problemi? Uscire dall’abitacolo. Tipico delle sportive e di chi non ha il fisico allenato, l’essere un tutt’uno fra sedile e vettura pone il problema di come venirne fuori senza fare figuracce coi presenti, che tutti si girano a vedere la Alpine A110 e chi la guida. Per cui se la prima impressione è di stupore e ammirazione, fare la figura dell’imbranato incastrato dentro è un attimo. Per cui meglio allenarsi lontano da occhi indiscreti…

I DATI SALIENTI

Motore: 4 cilindri, turbo, 1798 cc 252 CV

Prezzo: 60 mila euro

Concorrenti: Porsche 718 Cayman, Alfa Romeo 4 C

GUARDA LA GALLERY DI ALPINE A 100

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