WEC 24 ORE DI LE MANS Quando il sogno Ferrari diventa realtà

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

 

È sempre e solo il cuore che ti dice di andare. È sempre solo il cuore che ti dice: ”Si può fare”. A forza di credere ai sogni, finisce che alcuni di questi, poi, s’avverano.

Una pole in una gara di 24 ore conta poco, sarà lunghissima, però intanto noi le abbiamo messe lì”, ci aveva detto Antonello Coletta venerdì mattina. Non una proclamazione d’intenti, tanto meno un pronostico avventato, ma solo la celatissima consapevolezza che il sogno era ormai in viaggio e che loro, loro, non stavano certo dormendo.

Siamo stati a Mulsanne a vederla frenare, per poi schizzare via, quasi a decollare, siamo stati alla chicane Dunlop a vederla ancheggiare, destra e sinistra, per poi ripartire, siamo stati all’ultima curva, a vederla arrivare. Siamo rimasti sul Circuito perché ce la volevamo godere.

La Ferrari 499P è stata l’interprete perfetta, l’étoile indiscussa della ventesima edizione della 24 Ore di Le Mans. Veloce ovunque, impressionante l’abilità nello stretto, ma soprattutto la trazione nelle ripartenze, efficiente sempre, in qualsiasi condizione, pioggia o asciutto o viscido che fosse. Una vera Regina che ha avuto i suoi degnissimi condottieri a portarla laddove credevano in pochi. E solo una malaugurata pietra, durante la notte, ha impedito il risultato pieno, che non toglie nulla e non sminuisce di un grammo la prestazione di Antonio Fuoco, Nicklas Nielsen e Miguel Molina.

Si è trattato della realizzazione di un sogno, perseguito alla vecchia maniera, con il lavoro, l’impegno serio e costante di ciascun componente del gruppo, la coesione completa di una squadra scevra da qualsiasi piccolo attrito, ma unita, tutti per uno, uno per tutti, un assunto che sembrava tramontato, ma che, con la Ferrari AF Corse, è tornato prepotentemente alla realtà, dimostrando a tutti, giovani e meno giovani, che ogni successo non viene assolutamente regalato, ma bisogna metterci fatica, sudore della fronte, bisogna metterci tutti se stessi, bisogna metterci il cuore.

Valori antichi, imprescindibili, che il fondatore di questa Scuderia conosceva benissimo e che impersonificava quotidianamente. È stato inevitabile pensare a lui, quando si è abbassata la bandiera a scacchi.

Tutti contenti e tutti felici, dunque. Ringraziando uno ad uno chi ha permesso la realizzazione di questa enorme impresa, che corrobora e rilancia un mito inossidabile, quello del Cavallino Rampante. E un ringraziamento sentito a qualcuno, da qualche parte, che ci ha concesso l’immeritato privilegio di esserci, ad emozionarci, a sperarci, a commuoverci. È sempre e solo il cuore che ti dice di andare. È sempre solo il cuore che ti dice: ”Si può fare”. A forza di credere ai sogni, finisce che alcuni di questi, poi, s’avverano…

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