WTCR, LARGO AI GIOVANI

MARCO FERRERO

 

Al pari degli altri campionati, anche il WTCR è giunto alla sua tappa finale, svoltasi questo fine settimana sul circuito di Aragon in Spagna; un finale di stagione per noi italiani amaro in quanto lo svolgimento dell’ultima gara era previsto sul tracciato di Adria, un’occasione forse unica per vedere questa manifestazione in terra nazionale, ma causa un po’ il COVID-19 un po’ il fatto che i lavori sulla pista non siano terminati in tempo utile per ottenere l’omologazione da parte della FIA il tutto è saltato ad un mese circa dalla data prevista, lasciando l’amaro in bocca a tutti gli appassionati ed a coloro che ben volentieri avrebbero presenziato.

Dopo lo svolgimento delle sei tappe, e delle sedici gare programmate, ad aggiudicarsi il titolo, subentrando a Norbert Michelisz nell’albo d’oro della serie, è stato l’alfiere della Cyan Racing Lybk & Co., Yann Ehracher, che con un sesto posto in gara 2 si è aggiudicato il titolo con una manche di anticipo, in un finale al cardiopalma, con 11 piloti matematicamente in grado di aggiudicarsi il titolo prima dell’ultimo round, che ha avuto ragione di Yvan Muller, suo zio, piazzatosi secondo a 39 punti, e Esteban Guerrieri, terzo assoluto nella classifica assoluta finale, staccato di 40 lunghezze dal nuovo campione.

Uno dei motivi più interessanti della stagione è stata, in un campionato dove sinora i vincitori erano stati piloti anagraficamente, come si potrebbe dire, non di “primo pelo”, o comunque di grande esperienza sportiva, la consacrazione di tutta una serie di giovani, o giovanissimi, piloti, che si sono imposti all’attenzione ed in classifica sui loro predecessori, una sorta, almeno per quest’anno, de “l’allievo che supera il maestro”.

Yann Ehracher, Attila Tassi, Nicky Catsburg, Mikel Azcona, solo per citarne qualcuno di quelli che si sono già messi maggiormente in evidenza, hanno segnato, forse, una svolta nella storia della serie, attestando come i giovani se la possano giocare “alla pari” anche con i campioni più “navigati”; un capitolo a sé lo rappresenta poi Yann Ehracher, nipote di quel Yvan Muller, grandissimo pilota polivalente e 4 volte campione della serie, che ha certamente “guidato” il nipote verso la maturità agonistica prima e la consacrazione poi, e che diventa il più giovane pilota ad aver vinto la serie.

Non è riuscita all’italianissimo team BRC, campione 2018 e 2019 con Gabriele Tarquini e Norbert Michelisz, l’impresa di portare a casa un terzo titolo consecutivo; i due alfieri del team cuneese si sono dovuti, per tutta una serie di ragioni, accontentare delle posizioni di rincalzo nella classifica assoluta, un risultato certamente insoddisfacente per il quale si cercherà la rivincita a partire già dalla prossima stagione.

Come sempre un bel campionato, reso ancor più incerto dalla sua brevità e dal fatto che, prima dell’ultimo appuntamento, ben undici piloti, Ehracher, Guerrieri, Muller, Vernay, Magnus, Urrutia, Azcona, Berthon, Girolami, Bjork e Coronel (gli ultimi tre fuori dai giochi dopo le prove ufficiali), tutti raccolti nell’arco di 80 punti, fossero in condizione di potersi aggiudicare il titolo; onore al campione ed uno sguardo alla prossima stagione, per la quale gli organizzatori hanno già diramato una bozza del calendario.

Purtroppo, nella stessa c’è poca Europa “che conta” e niente Italia, con buona pace degli appassionati della serie; nella stessa, ad oggi, sono previste le seguenti tappe, ciascuna di due gare:

Hungaroring (Ungheria)14-16 maggio,

Slovakia Ring (Slovacchia) 22-24 maggio.

Nurburgring (Germania) 03-05 giugno,

Vila Real (Portogallo) 25-27 giugno,

Aragon (Spagna) 08-11 luglio,

Inje Speedium (Corea) 08-10 ottobre,

China Venue (da definire) 05-07 novembre,

Circuit da Guia (Macao)19-21 novembre.

Non resta che attendere l’inizio della prossima stagione, con la speranza che la serie possa fare tappa anche in Europa e, perché no, magari anche in Italia, dove troverebbe grande seguito.

(Foto courtesy WTCR)

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