IN PISTA con la Ferrari, a Monza per sentirsi piloti

Ormai è diventata una seconda casa, parliamo dell’autodromo di Monza, un luogo che ricorda gesta di campioni del passato e ogni metro ha una storia da raccontare. Dopo aver assistito in tribuna alle gesta di quelli veri, ovvero piloti con la P maiuscola, proviamo a imitarli nel nostro piccolo grazie a una occasione più unica che rara, ovvero provare una Ferrari GT sulla pista più affascinante del mondiale: Monza.

 

L’emozione che provi solo varcando l’ingresso del parco è incredibile… quando ancora da lontano inizi a sentire il rombo delle auto sale l’adrenalina.

Questa volta però non sono stato uno spettatore, un tifoso. Sono stato un pilota, inesperto, ma pur sempre un pilota.

Percorro lentamente in auto il sottopassaggio che conduce al paddock. Vedo il luogo in cui mi appostavo per strappare foto con i piloti, quando ancora rombavano le monoposto di Formula 1 nel week-end del gran premio. Svolto a sinistra, varco il cancello e finalmente parcheggio: muso a muso tra una modesta Renault Clio e una Ferrari 488.

Finalmente arrivano le 13. Un ragazzo porta tutto il gruppo all’interno di un box allestito con tavoli, stuzzichini, bevande e simulatore. Subito mi fiondo su quest’ultimo per riassaporare un po’ la pista.

 

Briefing tecnico, giro di ricognizione con un furgoncino Peugeot capace di superare i 150 orari e finalmente: “GAMBA GIOVANNI!” “ECCOMI!”.

 

 

Cuore a mille. Sottocasco, casco… manca la Ferrari. Eccola! Non si è fatta attendere. Puntualmente parcheggiata all’inizio della pit-lane. Apro la portiera, mi calo nella vettura. Sono al settimo cielo senza aver fatto ancora un metro. Per sbaglio tocco il pedale dell’acceleratore: un suono, un rombo, una melodia esce da quei favolosi scarichi. Ultimi brevi consigli dal copilota prima di partire e poi via, innesto della prima, dolce sull’acceleratore: si parte. Percorro i box a non più di 60km/h. La voglia di premere a fondo quel pedale è immensa. Finalmente la linea bianca, semaforo verde, nessuno sopraggiunge dal rettilineo, finalmente accelero, finalmente seconda, terza, quarta e freno per la prima variante.

 

Non ho avuto nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse succedendo che avevo già superato i 130km/h. Affondo il piede sull’acceleratore per arrivare in sesta ed affrontare la curva Grande. Non è lei! Dalla tv sembra praticamente un rettilineo. Sento tirare verso sinistra, parzializzo il gas e giù ancora a tavoletta verso la Roggia. Freno forte, evito di incollarmi al parabrezza, leggero colpo sul gas prima di spalancarlo in uscita di curva. Le due di Lesmo sono bellissime, ma l’emozione sul rettilineo del Serraglio sale, sale fino all’Ascari. Cordolo pieno, costante sul gas e subito volante dritto verso la Parabolica. Sudano un po’ le mani sul volante in pelle. Ancora non ci credo. Ma non ho tempo per pensare, ho un altro giro. Passo sul rettilineo a 260km/h e via, altra staccatona.

 

Inizio già a prenderci le misure. Mi sono sentito un vero pilota all’Ascari: davanti c’è una Lambo. Freno forte, le arrivo dietro, sinistra, destra e ancora sinistra, mi avvicino, la affianco e la supero in pieno rettilineo prima della Parabolica per poi andare a concludere l’esperienza di guida nella corsia dei box. Rallento, tiro entrambe le palette delle marce verso di me. Neutral.

È finito. Ancora in fibrillazione stringo la mano al copilota, esco dall’auto con un sorriso paragonabile solo a quello che avevo dopo aver incontrato Alonso due settimane fa.

Breve ma intenso. Mi tolgo il casco. Fatica ad uscire. Non vuole togliersi. Vorrei fare altri giri. È una droga. Purtroppo però mi devo fermare.

Vado quindi a festeggiare con un bicchiere di spumante gentilmente offerto al bancone. Mi servirebbe altra velocità.

Non posso fare altro che risalire sulla Clio e tornare a casa in autostrada, andando ad una velocità che è la metà di quella provata in pista.

Per ora va bene così, mi sento soddisfatto e privilegiato ad aver potuto provare ad essere un pilota. Non c’è alternativa: da grande devo comprarmi la Ferrari.

Io e la velocità, io e lei.

 

 

 

 

 

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