EICMA, UN FLASH CON NICO CEREGHINI

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Nico Cereghini, la “voce” del Motomondiale nel programma televisivo Grand Prix, un appassionato cronista sportivo di indiscussa competenza, stante i suoi trascorsi agonistici (nel Motomondiale dal 1975 al 1978), un personaggio la cui simpatia, con quel suo sorriso sornione, lo ha portato ad un consenso positivo pressoché universale.

Un personaggio istrionico, sempre attento da un lato ad enfatizzare le prodezze sportive, dall’altro a raccomandare prudenza e buon senso; di lui è ormai celebre la frase con la quale concludeva i suoi servizi “Casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno, e prudenza, sempre!”, un monito consapevole a ricordare il valore della vita.

Lo abbiamo incrociato tra gli stand dell’EICMA ed abbiamo approfittato della sua disponibilità e cortesia per rubargli il tempo di un paio di domande alle quali, sempre semplice e mai banale, ha risposto, lasciando trasparire la sua grande passione per le moto, con grande intelligenza lasciandoci alcuni interessanti spunti di riflessione.

 

D: Tu segui motociclismo ormai da tempo immemorabile; che cosa avevano secondo te le moto di una volta che le moto di oggi non hanno?

R: Avevano un contorno sociale che era completamente diverso da oggi; oggi ci sono mille e mille motivi e spinte verso l’emancipazione, che è la spinta che tutti i ragazzi cercano, allora c’era solo la moto, tu prendevi la moto, il motorino eh, con pochi soldi, e andavi. Andavi via, andavi lontano, ti sentivi indipendente, oggi ci sono mille altri modi per divertirsi, passare il tempo, socializzare, e la moto è diventata un po’ sullo sfondo, non è più centrale, solo quello.

D: Ai tempi nostri infatti quando arrivavi ai quattordici anni di età l’ideale era quello di avere il motorino, il Ciao, la Vespa, adesso per i ragazzini di oggi non è più così, girano con il telefonino…

R: E’ così, avevamo una gran fretta di crescere, io ho cominciato a fumare a dodici anni, per dire una sciocchezza, però avevamo fretta di diventare grandi, a quattordici anni il motorino, a sedici la patente, senza perdere un giorno; è chiaro che i tempi sono molto diversi, è un peccato perché la moto invece secondo me resta uno strumento meraviglioso, bisognerebbe che tutti questi ragazzi avessero la possibilità di provare, cioè, sarebbe bello creare degli eventi in cui chiunque possa salire in sella ad una motoretta per capire l’effetto che fa, perché questo manca, la fisicità manca, ed è invece la chiave di successo di questo salone, dove tu le moto ci sali sopra, le tocchi, vedi la posizione di guida, e non è il web, l’essere qui e toccare.

 

D: In tema di circuiti, i circuiti hanno avuto un’evoluzione negli ultimi venti – trenta anni incredibile, sono cambiati i layout, i sistemi di sicurezza attiva e passiva… come vedi tutto questo, ovviamente in positivo, e che cosa secondo te, per la tua esperienza, si potrebbe ancora fare?

R: Il problema dei circuiti moderni è che, la sicurezza è molto più garantita, però purtroppo non si riesce a governare come si dovrebbe le fuoriuscite, perchè si è andati ad asfaltare le aree di fuga, e quindi è troppo facile per il pilota sforare per guadagnare quel decimo di secondo, ed è difficilissimo da governare. Questo fa pensare a molta gente che dice “reintroduciamo il prato, reintroduciamo la ghiaia”, ma non è quella la soluzione, per fortuna abbiamo lasciato il prato, che quando si bagnava diventava un disastro, abbiamo tolto il ghiaione che quando cadevi cominciavi a rotolare e ti facevi un gran male, non è quella la soluzione. Ci sono delle soluzioni tecnologiche che si potrebbero applicare, speriamo che ci si arrivi…

 

D: Ti sei sempre stato molto sensibile alla sicurezza, il tuo “spot” è ormai celeberrimo, chiaramente questo vale per tutti I giovani sulle strade…

R: Assolutamente! Raccomando il casco, che sia integrale, vengo adesso da un talk show dove c’erano due chirurghi maxillo – facciali che ci hanno spiegato che danni si riportano quando si cade e si picchia una musata, raccomando a tutti i ragazzi il casco integrale, e di buona qualità!

 

Un vero peccato non poter aver modo di continuare a parlare con lui, ma i suoi impegni, purtroppo, erano pressanti; rimane in ogni caso la fortuna di aver avuto modo di incontrarlo e scambiare due parole insieme a lui, con la speranza di poterlo rivedere ed avere il modo di cogliere da lui qualche altra interessante impressione sul mondo delle due ruote.

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