F.1 Vettel-Ferrari, il ricordo del primo giorno in rosso e quel selfie in divisa

DI BRUNO VAGLIENTI

L’autore del servizio, Bruno Vaglienti, all’epoca alla Puma che vestiva Vettel alla Ferrari

Maranello – 1° dicembre 2014 – Mentre si erano appena spente le luci al circuito Yas Marina a Abu Dhabi, in quel di Maranello iniziava l’avventura Ferrarista di Sebastian Vettel. Spogliatosi dei panni navy blue della bevanda energetica alla cui squadra aveva dato quattro campionati pilota, il biondo tedesco era pronto ad una nuova vita. Una vita in rosso, terminata con l’annuncio di queste ore un po’ prematuramente rispetto ai suoi piani. Questo è palese. E senza quell’affermazione, vittoria del campionato che avrebbe sicuramente suggellato la sua carriera. 27 anni e pochi mesi, quattro campionati pilota alle spalle, il 1° dicembre 2014 Sebastian varcava più o meno ufficialmente il cancello della Gestione Sportiva Ferrari, In quella terra di nessuno sospesa tra Maranello e Fiorano.

AD ABU DHABI IL PRIMO INCONTRO IN ROSSO DI VETTEL

GES, un’enclave motoristica nella Repubblica Italiana. Era ancora in forza alla Red Bull Racing, ma la squadra inglese gli aveva già concesso di presenziare ai test di Abu Dhabi nel garage della rossa, purché fosse in abiti civili. Un’occasione importante per un pilota: la prova della tuta, come la vestizione per il torero. Ci conoscevamo già molto bene, da dieci anni, da quando era un imberbe e timido pilota della F.BMW, e frequentati nel suo lungo periodo nei suoi vari ruoli in F1 (BMW Sauber, Toro Rosso, Red Bull Racing), quindi fu tutto abbastanza “business as usual” L’emozione, la sua emozione, era palpabile.

Il primo selfie con la tuta Ferrari per vedere come stava addosso

Quasi da debuttante, nonostante i titoli che aveva in tasca. Messi su una sedia i jeans, la maglietta grigia e l’anonima felpa nera (abiti civili in un mondo dove i marchi regnano sovrani, ma con attenzione) era pronto alla vestizione. Pochi gesti e Sebastian vestiva e assaporava il sogno della vita di qualunque pilota del mondo: indossare la tuta rossa, portare sul lato del cuore “lo scudetto giallo con il cavallino rampante” Anche il freddo e calcolatore animo tedesco cedette all’emozione. Sorriso compiaciuto, mi porse il cellulare, per avere il primo scatto di sé stesso “in Ferrari”.

IL PRIMO SCATTO IN ROSSO IN ESCLUSIVA PERSE E LA FAMIGLIA

Seb ammira soddisfatto la sua foto in tuta Ferrari

Un’esclusiva mondiale che voleva per sé stesso. A ragione. Si ammirò contento, come testimoniano questi due scatti. Il resto dell’operazione “vestizione” fu business as usual, controllo delle misure, cuciture eventualmente fastidiose, lunghezza della maniche, vestibilità della zona ascelle: un classico, con il pilota seduto per terra “in posizione guida” per simulare chissà quale impegnativa chicane o manovra di sorpasso in una “S”. Fu tutto molto facile e lineare. Lo spirito tedesco, pragmatico, concreto, realista, ha sempre prevalso in lui. Fin da quando, 17enne era stupito per l’attenzione che già riceveva da chi era un veterano dei circuiti. Un quarto d’ora, nemmeno, e la tuta fu “licenziata” con un “all fine, see you at the car launch”. C’era ancora un particolare, non irrilevante per un pilota. Il “driver cap”, il mitico cappellino che ogni fan che si rispetti vorrebbe avere firmato dal suo idolo. Lí fu più difficile, di questo ne parleremo la prossima volta.

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