Wonderful Those Car Races

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Si conceda la “licenza” letteraria, il piccolo gioco di parole realizzato utilizzando l’acronimo del Campionato Mondiale per Vetture Turismo, posto in essere magari neppure rispettando i canoni grammaticali della lingua anglosassone, ma quanto si voleva trasmettere i prima battuta e con immediatezza era la entusiastica sensazione positiva che si prova ad assistere alle gare di questo campionato.

E si, diciamolo chiaramente, le gare delle vetture Turismo sono meravigliose e sanno trasmettere tutto il fascino di quel tipo di competizione, sempre equilibrata, sempre agonisticamente serrata, sempre entusiasmante, sempre capace di premiare il pilota più che il mezzo, gare che, almeno idealmente, rappresentano appieno la passione di chi ci partecipa.

Certamente in questo vi sono motivazioni di carattere “storico” che chi ha qualche capello bianco in più sente e percepisce in modo più forte; decenni fa le vetture Turismo erano di fatto l’unica modalità con la quale tanti giovani animati da tanta passione e con pochi mezzi si avvicinavano al mondo delle corse e cercavano di trovare la propria gratificazione sportiva in una ambiente, quello di allora, certamente più “sano” e “naturale”.

E’ altrettanto vero che in cinquanta anni è cambiato tutto, ed oggi sarebbe impossibile ripercorrere con le stesse modalità quei percorsi sportivi; le vetture non sono più le utilitarie che potevano più o meno essere economicamente abbordabili ed il cui acquisto era alla portata di tutti, ma sono veri e propri prototipi che delle vetture “di tutti i giorni” dalle quali derivano hanno solo più, e neppure del tutto, l’aspetto esteriore, fatto di cui è agevole rendersi conto dando un’occhiata alle vetture ferme nei propri box.

Lato piloti si è poi passati da una miriade di giovani di belle speranze a veri e propri professionisti, da un lato con campioni con trascorsi illustri quali Gabriele Tarquini e Yvan Muller, due straordinari piloti con palmarés tali da fare invidia a chiunque, dall’altro con ragazzi che sono stati in grado di bruciare le tappe e di affermarsi con successo, primo tra tutti Yann Ehracher vincitore lo scorso anno (ed ormai anche in questa edizione 2021), tutti in grado di garantire sempre gare di livello tecnico assoluto.

Quanto, in modo forse un po’ contradditorio, è rimasto legato al passato, è una certa tipologia di circuiti, per certi versi anacronistica, per certi versi non coerente con quanto, in tema di sicurezza e di evoluzione sportiva, operato nel corso dei decenni per migliorare le condizioni di gara, ma che forse viene mantenuta in vita per dare quell’immagine, come accade con Montecarlo per la Formula 1, un po’ “retrò”, che ha sempre il suo fascino, oltre che per soddisfare gli immancabili consistenti interessi economici del caso.

Certamente, tracciati come il Nordschleife, come Vila Real o, peggio ancora, come Macao (se si corre lì non è chiaro perchè Adria abbia per due anni atteso l’omologazione) lasciano qualche perplessità e fanno storcere il naso anche a più di uno dei protagonisti, comprensibilmente e lecitamente dubbioso sull’opportunità che quella sia la sede più adeguata per svolgervi una gara, ormai abituati a standard di sicurezza attiva e passiva adeguati a quanto il tempo ha saputo proporre ed esprimere.

Si è fatto accenno ad Adria, le cui note traversie “locali” hanno portato ad un allungamento dei tempi di realizzazione dell’adeguamento del tracciato utile all’omologazione per l’evento, e che finalmente ha ospitato la serie; a titolo personale, il WTCR trarrebbe lustro da una tappa in Italia ed il “bel paese” meriterebbe questo evento, che raccoglierebbe consensi ed entusiasmo, non dimenticandoci che, qualora Adria non potesse garantire la sua futura disponibilità, disponiamo sul territorio nazionale di autodromi in grado di ospitare al meglio questo meraviglioso campionato.

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