F.1 GP MONACO Nel Principato si guida col c…

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT FOTO GIUSEPPE MAGNI

Niki Lauda lo diceva sempre, fra il serio e il faceto: “Le macchine da corsa? Si guidano col deretano”. Ovvero, la sensibilità su cosa succede mentre stai correndo è concentrata proprio in quella parte anatomica dove le gambe si collegano alla schiena. Montecarlo è il tracciato per antonomasia di questa caratteristica e non riguarda soltanto i piloti. Perché se un driver da corsa deve avere la sensibilità in quella parte del corpo, è anche vero che le monoposto, specialmente quelle attuali, devono poter avere un assetto in cui il retro diventi il più ballerino possibile.

LA MACCHINA COME UNA MANO SUL CULO

Se non chiude la curva col retrotreno, vai largo..(foto Magni)

Proviamo a spiegare l’assunto di Lauda: seduti in basso in una monoposto è come se la vettura fosse una grossa mano le cui dita toccano il deretano. A seconda dell’assetto, del momento (curva, rettilineo o sbandata) è come se delle dita in particolare toccassero una certa zona, facendo arrivare al cervello del pilota il messaggio relativo.

E’ una comunicazione fatta di sensazioni, in cui le dita virtuali della vettura toccano il corpo e il cervello deve analizzare questo messaggio e trasformarlo in azione. Questo fa di un pilota sensibile un campione. Chi non “sente” la vettura e non capisce il suo linguaggio, non va da nessuna parte.

SOVRA MEGLIO CHE SOTTO…

Montecarlo, come circuito, è fatto in prevalenza da curve strette in cui le auto attuali, quasi prossime ai 5 metri se non oltre, con un assetto in cui il sottosterzo impera (ovvero scivolano davanti e non chiudono la curva) hanno bisogno di avere un assetto tale che consenta al retrotreno, il “deretano”, di sbandare, essere nervoso, per poter chiudere la curva quanto prima

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