F.1 BUON COMPLEANNO CLAY REGAZZONI Il suo memoriale lascia Lugano!

DI PAOLO CICCARONE -FOTO DAL WEB (Actualfoto-Colombo Motorsport Images)

GP Germania 1974, Clay vola verso la vittoria (Foto Colombo dal web)

Sarebbero stati 82 anni, vissuti come al solito al limite con un solo scopo: prendere la vita sorridendo. Clay Regazzoni (Gian Claudio all’anagrafe) rappresenta ancora oggi un esempio di pilota da corsa, ma anche di uomo con valori e una filosofia di vita unica. Non c’è più dal 15 dicembre del 2006: stava andando a una manifestazione in provincia di Parma quando un malore improvviso gli fece perdere il controllo della sua vettura facendolo uscire di strada. Il 5 settembre 1939 cominciava la sua storia. La cronaca dice che era nato a Lugano, Svizzera. La realtà dice che è stato più italiano di tanti piloti italiani per il suo stile di vita.

ENZO FERRARI: PILOTA A TEMPO PERSO

Enzo Ferrari lo aveva definito nel suo libro: “Viveur, danseur, calciatore, tennista e, a tempo perso, pilota: così ho definito Clay Regazzoni, il brillante, intramontabile Clay, ospite d’onore ideale per le più disparate manifestazioni alla moda, grande risorsa dei rotocalchi femminili…Gli avversari lo hanno sempre rispettato”. Gli è mancato un titolo mondiale, quello del 1974 e nel 75 la stella Lauda si era già affermata nel team grazie al rapporto con l’allora DS, il giovane Luca di Montezemolo.

Clay con la 312 T del 1975 (dal web Actualfoto)

Di Clay ci si ricorda di imprese in pista, la vittoria a Monza nel 1970 il giorno dopo la scomparsa di Jochen Rindt. Dal dolore per la perdita di un pilota alla incredibile festa della domenica con Clay portato in trionfo e ancora Monza, 1975, nel giorno di Niki Lauda e della vittoria Ferrari col pilota più amato. Aveva ragione Enzo Ferrari, Clay era davvero un pilota a tempo perso, perché il resto della sua vita era piena e completa.

LUGANO ADDIO, L’ESPOSIZIONE EMIGRA NEL CANTON TURGOVIA

Oggi, 5 settembre, nel giorno del suo 82 compleanno, si riparla di lui perché il memoriale Clay Regazzoni ha lasciato Lugano: dal 16 ottobre i cimeli del pilota svizzero saranno esposti in una struttura moderna a Romanshorn, nel canton Turgovia. Per il canton Ticino è come perdere un pezzo di storia ma la garanzia è che la struttura di Fredy Lienhard è adeguata. E’ stata la famiglia Regazzoni a cedere tutto e la decisione ha aperto molte polemiche sulla gestione e sul dopo Clay, con discussioni interne che hanno animato le polemiche, specialmente da parte degli amici di Regazzoni.

QUEL VOLO ALLA CARRERA CON L’ALFA DEL PORTELLO

Di sicuro il suo ricordo adesso continuerà in maniera professionale, ma è un peccato che la famiglia abbia deciso di cedere tutto, quasi a volersi liberare di un ricordo ingombrante. Di Clay si potrebbero raccontare tante cose, da quando ragazzino lo conobbi a una serata di un Club Ferrari e parlando si vide la passione che ancora era presente nei suoi occhi. Dei suoi numeri con l’Alfa Romeo della Scuderia del Portello, cappottata in un raid perché voleva cercare il limite. Solo che c’era un burrone e col navigatore che in spagnolo continua a dirlo, lui non capendo ci dava dentro. Oppure un’altra volta a Montecarlo, in una gara coi kart.

Monza 1970, prima vittoria con la Ferrari (dal web Actualfoto)

Le gambe, ormai insensibili dopo il terribile incidente a Long Beach, erano legate con lo spago per non farle uscire dal telaio. Ma il laccio si allentò e lui si ruppe la gamba senza accorgersene “Almeno non mi fa male, non sento niente” diceva. E poi i ricordi in giro per le piste del mondiale, di quando faceva il commentatore TV con Mario Poltronieri: “Clay, mi raccomando con i commenti” gli ripeteva Mario. E lui “Tranquillo, so cosa posso dire” e infatti si arrivò al punto che Bernie Ecclestone gli tolse il pass e non lo voleva vedere nel paddock…

IN SUDAFRICA IN PIEDI A GUARDARE LE PROVE

Monza 1975, vittorioso sulla Ferrari (dal web ScuderiaFerrari.com)

In Sud Africa si arrampicò sulla rete di protezione per mettersi in piedi e vedere i piloti in azione dal vivo: “Dammi una mano va, che dallo schermo TV non si capisce se uno è bravo o se è una pippa”. E lo accompagnai alla sua sedia a rotelle, lasciata qualche metro più in là in mezzo all’erba e col Clay che era strisciato fino alla rete e arrampicato mettendosi in piedi. E che dire delle scommesse dopo cena? Argentina, Buenos Aires. Ristorante italiano in zona San Telmo. Con altri colleghi italiani ha saputo monopolizzare la scena, raccontando episodi di Lauda (“era il più veloce anche a letto, mi veniva a chiamare mentre ero in gentile compagnia, ma lui aveva già fatto il suo giro veloce…”) e su Enzo Ferrari, che per lui aveva una adorazione particolare.

QUELLE SCOMMESSE FOLLI A BUENOS AIRES

Usciamo dal ristorante, lui sulla sua sedia a rotelle. Si gira, ci guarda e fa: “Scommettiamo che arrivo dall’altra parte della strada senza farmi investire?“. Nemmeno il tempo di dirlo che parte a razzo con la sua sedia e attraversa il vialone a quattro corsie col semaforo rosso per i pedoni. Noi a urlare “Clay, fermati, ti ammazzi, ti veniamo a prendere” e lui come se niente fosse attraversava con le macchine che frenavano e lo scansavano.

Arrivato di là Pino Allievi gli urla dietro:Tu sei matto, cosa caz ti è venuto in mente” e Clay serafico: “Oh ragazzi, io ho vinto la scommessa, adesso trovate il modo di pagare voi la cena” e si finì a ridere. Un’altra volta, dopo una ospitata alla TV Svizzera, mi arriva una telefonata sul cellulare: “Bravo, così si fa, era ora che qualcuno facesse il giornalista. Mi sei piaciuto ha detto le cose giuste”.

Era Clay che si complimentava per un intervento in diretta TV. Era fatto così, sincero, schietto, amabile e ricco di aneddoti ma anche determinazione. La sua lotta alla paraplegia è ormai storia, con risultati incredibili: “Guarda, non è possibile che andiamo sulla Luna e non riusciamo a risolvere un problema del genere” diceva spesso. E infatti le aveva provate tutte, con più o meno successo. Nel suo nome continua il lavoro di un gruppo di appassionati che proseguono la lotta alla paraplegia. Ed è il lascito di Clay, perché se Gilles Villeneuve ha fatto diventare famoso il motto “L’importante è non arrendersi mai” Clay Regazzoni lo aveva già assurto a emblema della sua vita. Ecco, buon compleanno Clay, ci manchi e avremmo voluto condividere ancora tante cose insieme, come avresti voluto raccontarci quella sera di quel freddo dicembre di 15 anni fa.

Condividi su: