MINI COOPER SD 5 Porte, la famiglia si allarga e mette l'automatico

Il nome e il fascino restano quelli, ma della Mini originale ormai c’è ben poco. Nel restyling presentato in primavera la monella made in Oxford si presenta nella nuova veste, a 3 e 5 porte, con diverse novità, a partire dai nuovi far full led al cambio automatico Steptronic a 7 e 8 marce disponibili su alcune versioni. Siccome di Mini avevamo un ricordo indelebile, a livello di schiena sopratutto, abbiamo provato l’ultima nata in versione cattiva, ovvero la Sd John Cooper Works con motore diesel 2 litri e 170 cavalli sotto al cofano (prezzi da 28400 euro a 33500 a seconda dei vari allestimenti). 

 

E tanto per cominciare si scopre che le due portiere posteriori sono state inserite in un pianale allungato con 14 centimetri di spazio in più, ideale per gli spilungoni, ma anche per le mamme che devono mettere i seggiolini sul retro, quindi meno Mini più Family se si passa il concetto. D’altronde, le porte in più sono nate proprio con lo scopo di rendere più utilizzabile una vettura cittadina che nel corso del tempo ha perso tutto della cittadina per entrare di diritto fra gli status symbol a quattro ruote. Chi, crescendo, doveva rinunciare a una certa filosofia di vita e di guida, ha trovato in 5 porte (ma anche nella Countryman) gli elementi per proseguire una storia d’amore cominciata da ragazzini e che da adulti è rimasta intatta. Quindi primo obiettivo raggiunto, ovvero più spazio dentro e dietro, con un bagagliaio più squadrato e linee esterne aggressive dove serve, addolcite dove necessita.

 

 

Il resto è in linea con… l’età di chi guida. Ovvero, fatto salvo il feeling da go kart che ha sempre contraddistinto le Mini, la rigidità dell’assetto è una cosa che puoi sopportare a 20 anni, poi diventano acciacchi e qui i progettisti hanno capito che non era il caso di insistere, pena il saltare di protesi dentarie e sedute dai massaggiatori.

Si è lavorato con assetto e sospensioni che non tradiscono lo spirito iniziale, ma molto più confortevoli sullo sconnesso (anche se sui pavè in centro città si saltella che è un piacere, colpa anche del cerchio da 18 pollici che fa figo alla vista, meno al tatto con il terreno e la relativa gommatura) e questo, a fine giornata, è un bene perché permette di godersi la propria Mini e di tornare indietro ancora intero e senza acciacchi.

 

Inoltre il lavoro di rifinitura ha riguardato anche le plastiche e i materiali, per cui nel nostro test nessun scricchiolio o scuotimenti, cosa che avevamo invece notato nella versione precedente di Mini. Quindi altro passo in avanti di rilievo, come con il touch screen centrale, più grande visibile e facile da usare. Il look è stato rinnovato con nuovi fari a LED dotati di tecnologia Matrix e con la Union Jack che decora i fanali posteriori. Anche gli interni sono più tecnologici: display da 6,5” con ingresso USB e collegamento Bluetooth. Ci sono anche nuovi cambi: manuale a 6 rapporti o Steptronic a 7 o 8 marce, che affiancano numerose motorizzazioni. La versione One First è spinta da un 1.5 da 75 o 102 CV, la Cooper monta un 1.5 benzina da 136 CV mentre, passando al diesel, la Mini One D ha un 1.5 da 95 CV, la Cooper D un 1.5 da 116 CV e la Cooper SD un 2.0 da 170 CV.

Notevole il lavoro di rifinitura dei particolari, come la luce degli specchietti che proietta a terra la scritta Mini o la plancia interna che cambia colore ed evidenzia la bandiera britannica con un rosso che sul nero si accentua sempre più a seconda della luminosità. Particolari che non aggiungono nulla al valore della vettura, ma fa tanto attenzione al particolare che non guasta. Nel nostro test abbiamo potuto verificare i consumi, non certo i 25 km al litro indicati dalla Casa, ma con un 2 litri da 170 cavalli, farne quasi 20 (e superarli anche) è un dato degno di nota che va sottolineato senza indugio. Quindi, sportiva, spaziosa, linea particolare, 5 porte all’occorrenza, assetto più morbido ma con tenuta di strada adeguata (si sente poco la differenza in curva anche se c’è) e motori che nella massima espressione consumano poco. Resta il costo della versione superaccessoriata, problema tipico del gruppo BMW, ma se vi accontentate delle versioni base di serie, l’occorrente c’è tutto senza problemi. Unica nota negativa, non avere i 20 o i 30 anni necessari, ma al volante sembra di essere tornati indietro con la macchina del tempo e quindi ostacolo superato… O quasi.

 

 

 

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