IL SUPERCROSS A TORINO

 

Sabato 15 dicembre, per gli appassionati della disciplina una data quasi storica, una data di certo dagli stessi evidenziata da tempo in tutti i modi sulle agende, un evento da non perdere, per il quale l’appuntamento era previsto al Pala Alpitour di Torino, un “regalo di Natale” che l’organizzazione Offroad Pro Racing ha organizzato con cura ed attenzione sin nei minimi particolari al fine di non deludere le aspettative. 

Già il solo elenco dei partenti era garanzia di spettacolo e divertimento, con Richy Carmichael (noto dagli appassionati come THE G.O.A.T – “The Greatest Of All Times”), pilota che tutt’oggi detiene il record di titoli AMA nelle categorie Supercross e Motocross, punta di diamante dell’evento, Justin Brayton, Cole Seely, Malcom Stewart (sfortunatissimo, si è infortunato seriamente dopo un paio di giri nella sessione di prove libere causa un problema tecnico della sua moto), ed il nostro portacolori Angelo Pellegrini, unico italiano ad aver mai partecipato ad una finale di AMA Supercross in America, intenzionato a non fungere da agnello sacrificale e fare bella figura in casa propria. 

Come in quasi tutti gli eventi di Supercross, un tracciato ricavato all’interno di un impianto, stretto, tortuoso, insidioso, senza vie di fuga utili, dove le “whoops” ed i salti si susseguivano senza soluzione di continuità, e dove l’errore, sempre dietro ad ogni angolo, risultava determinante ai fini del risultato finale; in questo tipo di contesto, di certo difficile ed impegnativo, solo una grande tecnica individuale ed un perfetto controllo del mezzo meccanico caratterizzano i campioni di questa specialità.

Detto chiaramente e con l’onestà intellettuale del caso, il motocross “vero” è un’altra cosa (e non a caso la denominazione è differente), un mondo dove gli scenari e le insidie del terreno naturali fanno da cornice ad una competizione più legata a quelle che sono le sue radici, mentre il Supercross può essere, magari detto un po’ grossolanamente, considerato come una spettacolarizzazione della disciplina, dove anche il pubblico trova comodamente posto all’interno di un impianto inv

ece che all’aperto, in ciò magari risparmiandosi condizioni meteo improbe. 

 

 

Come nella maggior parte degli eventi organizzati oltre oceano, ed è là che il Supercross trova le sue origini, lo spettacolo è l’elemento principale e caratterizzante, attorno al quale ogni fattore sportivo viene fatto ruotare, e dove il pubblico deve essere posto a proprio agio ed in condizione di poter seguire l’evento sì dal vivo, ma, più o meno, con le stesse comodità che avrebbe a casa propria. 

Ovviamente, una filosofia sportiva, una visione di come presentare, con un taglio più rivolto a canoni di marketing, l’evento sportivo certamente diversa da quella cui siamo avvezzi, che se da un canto privilegia lo spettacolo e stimola l’entusiasmo, dall’altra rende lo sport un fatto meno “naturale” e più lontano dai fattori e dallo spirito che lo hanno generato. 

Con tutto ciò, per carità, il Supercross rimane innegabilmente un evento entusiasmante, di grande richiamo ed assolutamente impegnativo e probante per i riders che vi partecipano, una kermesse che, a riprova, ogni qualvolta viene organizzata, riesce a riempire gli impianti che lo ospitano, come anche occorso sabato sera; da annotare come, sotto l’aspetto mediatico, l’evento sia stato più che adeguatamente supportato, con un’elevata e qualificata presenza di testate all’interno dell’impianto torinese. 

Per quanto si è visto, un programma fitto e serrato dove supercross e freestyle si sono alternati, la kermesse ha riscosso successo, e gli appassionati hanno risposto con entusiasmo.

 

 

 

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