F.1 Williams e McLaren una storia di miseria e nobiltà

 

Un record la Williams, suo malgrado, lo ha battuto. O uguagliato, anche se la sensazione sia proprio che sarà destinato a durare nel tempo. L’ultimo mondiale di F.1 fu vinto nel 1997, ovvero 21 anni fa. Un digiuno lungo come quello della Ferrari dal 1979 al 2000, solo che la rossa da quel momento in poi ha inanellato record su record con Schumacher. La Williams è a un passo dal collasso. E che dire dell’altra nobile decaduta, la McLaren. Ultimo titolo nel 2008 con Lewis Hamilton. Dopo di che qualche vittoria e lo sprofondo dal 2014 ad oggi. Una tendenza che il team di Woking pare destinata a portare avanti per le prossime due o tre stagioni. Miseria e nobiltà, quella dei titoli mondiali a ripetizione con i vari Senna Prost Mansell Piquet e Villeneuve. La realtà attuale fatta di ultime file e distacchi abissali. Eppure fino a poco tempo fa non era così. Cosa è successo e cosa è cambiato, è sotto gli occhi di tutti.

 

WILLIAMS, MANCA LA MANO DI FRANK

 

Da qualche anno la gestione del team è stata presa da Claire Williams, la figlia di sir Frank. Fino a quando il padre era operativo e aveva tutto sotto controllo, la squadra godeva di autonomia finanziaria e di un certo valore tecnico. Proprio in Austria fecero una prima fila a dimostrazione che la squadra c’era. E nel 2012 con Maldonado vinsero l’ultimo GP. Ora lo scenario è desolante. Ultimi tempi, sviluppi inadeguati, sponsor (leggi Martini) in fuga a fine anno. I soldi di Stroll e dello sponsor di Sirotkin avevano dato le risorse finanziarie, ma l’arrivo di Paddy Lowe, ex mente dei successi Mercedes, non ha partorito i risultati. Anzi, la Williams è andata peggio di prima. “Frank aveva una visione complessiva della squadra, ogni dettaglio era curato e sapeva dove mettere le mani – dice una fonte storica del team – poi Claire ha preso in mano la gestione e per molti aspetti ha dovuto delegare. Oggi siamo così, un peccato perché eravamo un grande team, vincitore di titoli mondiali. Oggi si fatica a qualificarsi…”. Colpa della ingerenza di papà Stroll? “No, per niente. Ci ha messo i soldi e la passione, non interferisce nel team, conosce le dinamiche dello sport e quindi non mette becco dove non deve farlo”. Con questa macchina Jacques Villeneuve ha vinto l’ultimo mondiale…”Sì e ho paura che resterò nella storia come l’ultimo pilota capace di farlo – dice Jacques – la cosa mi rattrista davvero, perché era un team fantastico, con gente di altissimo livello. Poi hanno cominciato a svendersi, a prendere piloti di secondo piano che non hanno contribuito allo sviluppo, Claire Williams non ha le idee per la gestione di un team e questo è stato il primo errore, Patrick Head non ci lavora più e l’arrivo di Lowe non ha dato i risultati sperati, mettiamoci anche Lance Stroll che è un pilota scarso, il risultato è servito. Unica cosa buona era la cucina del team, ma visto che ho parlato chiaro, mi hanno allontanato dalla squadra. Poco male, mangio da altre parti, ma loro non hanno risolto i problemi che avevo indicato”. Il team è sull’orlo di un grande cambiamento. La Martini (portata da Bernie Ecclestone…) lascia, manca un supporto simile e quindi il futuro è incerto, ma proprio i grandi artefici del passato potrebbero essere la chiave di volta del futuro. Papà Stroll sta guardando alla Force India, che è stata acquistata da un gruppo canadese di bevande energetiche, senza contare che la McLaren ha in Latifi (canadese) il proprietario del 10 per cento del McLaren group (pagato 230 milioni in contanti…). Stroll, da imprenditore, valuta gli investimenti, di certo non compra squadre e quindi i 40 milioni annui versati alla Williams potrebbero, e saranno, dirottati verso nuove avventure, purché Lance si dia una mossa e continui a crescere. Questione di tempo e il futuro della Williams sarà definito. Attendiamo le novità a breve. E con Ecclestone in giro, una mezza idea ce la siamo fatta…

 

McLAREN MANCA UN LEADER

 

La questione McLaren sotto certi aspetti ricorda la Williams. Le guerre interne per estromettere Ron Dennis hanno portato a un management che non aveva conoscenza della F.1, con Zack Brawn proveniente dal mondo USA e la gestione di Eric Boullier, che in Renault aveva lavorato bene, non all’altezza del team. La collaborazione con la Honda, in teoria un superpartner, si è rivelata un fallimento totale che ha nascosto altre pecche aziendali, ad esempio la mancanza di un progetto valido per la macchina. L’ultima con motore Renault sembrava perfetta e da evolvere, invece le modifiche non hanno funzionato e anzi l’hanno relegata in un limbo peggiore degli incubi notturni mai avuti dal team. Anzi, c’è pure la mezza rivolta di gente che per anni ha lavorato con Dennis e vorrebbe tornare alla vecchia gestione, affidata a Martin Withmarsh anche se i fondi del Bahrain e la voglia made in USA di Zack Brawn hanno portato in squadra Gil De Ferran, che a suo tempo si era occupato di F.1 col progetto (abortito) della Beatrice F.1. “Ci vorranno un paio di stagione in cui dobbiamo spalare…fango per riprendere il filo del discorso” dice una fonte interna.

 

Intanto Alonso è stanco e guarda al progetto Indy per ottenere la vittoria che lo porterebbe nella leggenda, Vandoorne è disorientato e al momento si consola frequentando la figlia di De Ferran (e su questo ha vinto il mondiale visto che fanno una bella coppia). “Sì ma loro hanno sbagliato dando carta bianca ai piloti – dice Villeneuve – non hanno capito che serviva un tecnico capace e hanno distrutto una squadra solo per questioni commerciali. Far fuori Dennis è stato un errore, perché Ron conosceva i meccanismi della F.1, questi qua non ne sanno niente. I risultati si vedono, insistono su Vandoorne credendolo veloce ma non lo è, è spesso dietro ad Alonso che ha i suoi anni, quindi se uno giovane sta dietro a un vecchio, non è più veloce e può solo peggiorare.

 

La morale? Triste. “La F.1 ha bisogno di team vincenti come Williams e McLaren, sono la storia delle corse, vorrei tanto rivederle al vertice e lottare per il mondiale”. Parola di Lewis Hamilton

automoto.it

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