F.1 Silverstone, bel suol d'amore per la rossa

 

C’era un bel clima, durante la settimana, in attesa del Gran Premio d’Inghilterra. Forse perché si tratta del Gran Premio dove iniziò la Storia della F.1 moderna.

Forse perché un po’ tutti i top team erano convinti di fare bene. Mercedes AMG F1 perché aveva capito gli errori della settimana prima ed era consapevole di avere un Pilota che ha vinto lì già cinque volte, come Jim Clark, e in più aveva l’opportunità di usare le Gomme Pirelli ribassate, che tanto erano andate bene in Spagna.

In Red Bull Racing erano galvanizzati dalla vittoria in Austria, dove avevano riscoperto una competitività assoluta della loro monoposto ed erano fiduciosi che sui curvoni inglesi avrebbero potuto dire la loro. Soprattutto avevano pienamente ritrovato il loro Golden Boy, che sembrava essersi smarrito, ad un certo punto. Ma già da un paio di gare era tornato su una strada di crescita che lo porterà certamente molto, molto lontano. In alto, là, dove stanno in Pochi.

Quei Pochi che guardano il Ragazzo già da un po’, perché già sanno…

La Scuderia Ferrari in Austria era tornata in testa alla classifica del Campionato del Mondo Piloti e a quella del Campionato Mondiale dei Costruttori.

 

Era consapevole di avere una SF71H in crescita e, seppur rispettando quella che era da anni una roccaforte argentea, erano fiduciosi perché avevano in serbo

ulteriori novità tecniche aerodinamiche che avrebbero dovuto migliorare ulteriormente il già buonissimo rendimento della Rossa. Negli ultimi due anni le modifiche e gli aggiornamenti sulla monoposto di Maranello sono sempre efficacissimi, merito dello Staff dell’Ingegnere Mattia Binotto che sta facendo un grandissimo lavoro.

Infatti eccoci al venerdì: dicono tutti che faccia caldo, stranamente caldo, in Inghilterra. La Ferrari parte bene, consistente nei long run, strappa perfino il miglior tempo in FP2.

 

Arriva veloce il sabato mattina: FP3. Grosso spavento per l’uscita a 300 all’ora di Brendon Hartley, con la sua Toro Rosso. Cede di schianto la sospensione anteriore sinistra, quella tanto sollecitata dalle baguettes austriache la settimana prima. Sicuramente Toro Rosso avrà fatto tutte le verifiche del caso, ma potrebbe essere che questi dissuasori

abbiano minato in maniera subdolamente nascosta l’integrità e la solidità della sospensione. Fatto sta che il botto è stato pauroso, tanto che tutti i Piloti, che lo avevano visto, si sono affrettati a chiedere, preoccupati, delle condizioni del loro collega. “Motorsport is dangerous”: ce lo dimentichiamo tante volte, troppe, noi seduti sul divano.

 

Questi Ragazzi rischiano la vita. Il Rispetto che dobbiamo loro dovrebbe essere sempre massimo. Dovremmo anche sforzarci di applaudirli, sempre, tutti quanti loro se lo meritano, al di là di quello che dicano o non dicano, al di là di quello che facciano fuori dagli Autodromi, al di là del colore della loro tuta o della loro macchina.       

E venne il Giorno. Il Giorno in cui la Storia avrebbe potuto cambiare il suo corso. Portarci in un’altra direzione rispetto a quella degli ultimi cinque anni. Facciamo dieci.

 

Sì, perché si percepisce qualcosa di strano, di diverso. I Tifosi inglesi sono sempre lì, numerosissimi quanto Appassionati Veri. Cultori del Motorsport che un giorno spero di raggiungere anche io nel loro Autodromo, per vivere con loro l’Attesa, l’Evento, la Passione da cui sento di dover attingere e imparare. Però l’aria sembra diversa…

D’accordo, fa caldo e i prati non sono di quel verde solito, ma il meteo non c’entra.

O magari sì: sembra esserci un Vento. Un Vento da sud, che parte dai piedi degli appennini italiani… Lo si sente, lo si percepisce, lo si avverte… Lo si vede spingere platealmente la 5 Rossa di Sebastian Vettel in partenza. Vento in poppa! La Ferrari è davanti! Non esulto troppo, per rispetto dei tifosi Mercedes vicino a me. Curva tre: Il Nonno tocca sul posteriore

una Macchina. E’ la numero 44, quella del Ragazzo di Stevenage, pretendente al Mondiale. E’ un errore che può capitare a tutti, d’accordo. Ma sono deluso. Abbattuto, quasi.

 

 

Non si può decidere una Corsa che si preannunciava così bella, in questa maniera. Non si può decidere forse un Mondiale, in questo modo sfortunato. Preferisco la disputa corpo a corpo, la sfida diretta

sui 50 giri, sempre. Ma non ho fatto i conti con la forza della Mercedes W09 né con la Classe Immensa di Lewis Hamilton. E nemmeno con le Safety Car intervenuti dopo due incidenti, uno bruttino, che hanno stravolto e fatto diventare stupenda una Corsa che si è decisa solo nella fase finale…

Poco prima, il Golden Boy della Red Bull, che sono veramente stanco, stanchissimo di leggere e sentire insultato da tv e tifosi, ci ha regalato un Sorpasso all’esterno che ricorderò a lungo.

Una Magìa, un Inno al Coraggio e all’Ansia di Superamento. La stessa che ha animato il Quattro Volte Campione del Mondo Sebastian Vettel poco dopo, con quel fulmineo colpo di reni alla Brooklands che ha esaltato tutti, tifosi inglesi compresi e anche noi, che chiamiamo ancora le Curve con i loro nomi e non con i numeri…

 

Che bello… Che beatitudine per il Tifoso Rosso vincere nella tana del lupo, come si usava dire una volta… “A casa loro” ha detto Sebastian Vettel per radio. Sì, a casa loro. A casa del Motorsport.

E’ davvero bello vincere lì. Anche se poi gli Inni, quegli Inni, ti mettono in difficoltà, ti costringono a cambiare stanza, ti fanno scendere lacrime che non dovrebbero, perché abbiamo vinto,

perché siamo felici. Come quando c’era Lui, su quella Rossa che oggi ha volato. Come quei Giorni là. In cui la Storia cambiò…   

 

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