CARO BENZINA De Vita svela la disinformazione su accise e aumenti

DI ENRICO DE VITA PER AUTOMOTO.IT

Ora che si è posato il polverone delle accise sulla benzina, ed è entrato in vigore il decreto sulla “accisa mobile” nel cosiddetto Decreto Carburanti del 15 gennaio, è tempo di fare un po’ di chiarezza con il nostro ingegner Enrico De Vita

In compagnia del nostro ingegner Enrico De Vita vogliamo capire come si è arrivati a questa situazione riproponendo le stesse domande che ci siamo fatti tutti noi automobilisti sul tema dei rincari, dei controlli, di chi e come decide quanto dobbiamo pagare un litro di benzina, gasolio e GPL.

Ingegner De Vita, prima domanda: cosa è successo realmente tra fine anno, l’esplosione dei prezzi e il Decreto Carburanti?

Tecnicamente non è successo nulla di imprevisto: il prezzo del petrolio si è mantenuto stabile o in discesa, come è oramai da alcuni mesi, e l’unica variabile è stato il ripristino della quota di accisa ancora in sospeso pari a 18 centesimi di euro per litro. La prima parte dell’accisa era già stata ripristinata ai primi di dicembre. E l’aumento è stato riportato puntualmente nei prezzi alla pompa delle principali reti, così come prevede la legge. Qualche rete di distribuzione, approfittando della cosa, ha pensato di metterci anche un proprio personale aumento, calcolando il fatto che  la maggior parte degli automobilisti o non se ne sarebbe accorta o avrebbe imputato l’incremento alle accise. E qui occorre fare una digressione su come è organizzata la rete di vendita dei carburanti in Italia, sennò non ci capiamo.

Fra un distributore e l’altro per un pieno ci sono anche 11 euro di differenza non dovuti al caro petrolio

Si, perché è un po’ complessa e ha influenza sui prezzi. Ci sono le “cinque grandi” Eni, IP, Q8 e Tamoil ed Esso, che tra poco lascerà l’Italia. E poi?

Le pompe che espongono I grandi marchi possono essere di proprietà della stessa azienda o appartenere a privati, che le gestiscono in concessione. E poi ci sono le pompe bianche, che sono imprese individuali o organizzate in piccole reti su base locale, a volte su un’intera provincia che operano al di fuori dei marchi blasonati. Infine, e ne dobbiamo tenere conto, ci sono le catene della grande distribuzione, che ospitano alcuni impianti “interni” come Iper con prezzi alquanto convenienti. Ognuno di noi oramai ha imparato a districarsi con le forti differenze di costo che ci sono fra queste reti, anche in base alla dislocazione: impianti autostradali, centro commerciale, strade provinciali, isole, montagna, zone di confine eccetera. Senza parlare poi delle diverse tariffe per il servito e il self service.

Elettrico? Col caro energia spesso non è competitivo il confronto con i motori tradizionali

Basta dire che tra un pieno da 50 litri di gasolio “servito” in autostrada presso un marchio famoso e uno al self del centro commerciale ci corrono anche 11 euro di differenza (dati Staffetta Quotidiana del 20 gennaio 2023, ndr). Per tornare a ciò che è successo dal primo gennaio, quasi tutti i servizi giornalistici hanno presentato i nuovi prezzi citando quelli “massimi”, che sono arrivati anche a 2,3 euro al litro per il gasolio paragonandoli con i prezzi medi di dicembre (1,727 euro al litro, fonte Mise ndr) e gridando allo scandalo per un aumento di quasi 50 centesimi al litro, e sarebbe stato anche giusto se fosse stato vero, ma non è andata così. La stragrande maggioranza delle pompe delle grandi reti (al di fuori delle autostrade, poi spiegheremo il perché) ha aumentato i prezzi dei soli 18 centesimi dell’accisa, arrivando al massimo a 1,9 euro/litro per il gasolio. In alcuni casi, però, aggiungendo il 22% di Iva sull’incremento di accisa.

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