BRESCIA, MULTATO PER AVER SUPERATO DI 0,3 KM/H IL LIMITE: ANDAVA A 110,295 ORARI…

DI ENRICO DE VITA PER AUTOMOTO.IT

Mettiamola così: la polizia provinciale di Brescia va ammirata perché lavora con precisione, efficienza e rapidità. Con sprezzo del pericolo. E, magari, del ridicolo.

Il 1° agosto scorso la polizia provinciale di Brescia, con un autovelox fisso, mi ha sorpreso a superare di ben 0,3 km/h il limite dei 110, vigente sulla tangenziale sud di quella città, e mi ha multato, come la legge consentiva di fare.

Magari ha arrotondato un po’ i calcoli perché, in realtà, viaggiavo a 110,295 km/h e non a 110,300, come hanno verbalizzato approssimando per eccesso. A dirla tutta, secondo il regolamento CEE 853 del 2018, quando hai già tre cifre significative, la quarta va approssimata a zero, se inferiore a 5, ovvero al numero intero precedente, cioè a 110,0. Ma non stiamo qui a sottilizzare perché, ripeto, potevano farlo legittimamente, visto che, comunque, ho superato , anche fosse solo di un centimetro, quel limite.

Quando viaggio in autostrada o in tangenziale imposto sempre il “cruise control” alla velocità massima consentita, senza tener conto della tolleranza del 5% che il codice prevede. Infatti, la precisione dell’apparecchio dipende moltissimo dalla posizione (angolatura) dello strumento rispetto alla direzione del veicolo.

Ovviamente dipende anche dall’errore interno dello strumento, che, il codice impone venga sottoposto a prove e debitamente omologato, proprio per ridurre al minimo gli errori di funzionamento (dovuti a temperatura, visibilità, umidità). Ma quello di Brescia, come molti altri, non risulta omologato: era semplicemente approvato (cioè non testato e depositato come modello di riferimento al ministero). Per questo non mi fido – e non ci conto – sulla tolleranza del 5% e imposto la velocità con esattezza. Come mai allora ho superato il limite? Me lo domando anche io: errore del mio tachimetro, o forse, avrò completato un sorpasso criminale premendo per qualche secondo l’acceleratore?

In ogni caso mea culpa, perché quei 295 metri in più (dei 110 km all’ora) segnano con precisione millimetrica il confine fra legalità e illegalità, fra sicurezza e pericolo, fra assoluzione e condanna.

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