F1, salta la rivoluzione di ottobre e il 2021 viene rimandato al 2023. Se non succede altro…

PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT
A questo punto di rivoluzione di ottobre resta solo quella bolscevica del secolo scorso, per quella prevista per la F.1 a quanto pare è fallita sotto i colpi dei rifiuti dei team e delle complicazioni emerse per le forniture standard di molti particolari. C’è mancato solo uno “scusate, abbiamo scherzato” da parte della federazione e poi il quadro sarebbe stato completo. Dopo aver annunciato per mesi le nuove regole del 2021, dopo aver indetto un tender (ovvero una gara di appalto) per la mono fornitura di particolari importanti, dai freni ai cerchioni, dalle centraline a parti di carrozzeria e meccanica, il comunicato della federazione in cui annuncia che non se ne fa più niente ha colto di sorpresa tutti quanti. Per via ufficiosa, a Monza, si era saputo che Brembo aveva vinto il tender per la fornitura di freni, pastiglie e dischi, che BBS aveva invece vinto l’appalto per i cerchi da 18 pollici, mancavano i nomi degli altri vincitori, fatto sta che non c’è stata nessuna comunicazione ufficiale per sancirlo. C’è stata però una dichiarazione ufficiale che, di fatto, ha spostato al 2023 l’introduzione di queste novità. Brembo è rimasta sorpresa, anche perché per partecipare alla offerta, al pari degli altri partecipanti, hanno dovuto spendere soldi in ricerche, analisi, offerte e quanto altro ancora per poter essere competitivi.
E dopo aver ottenuto il successo, prima ancora di vederlo ratificato, si sono sentiti dire, al pari degli altri: “Scusate, abbiamo annullato il tender, non si fa più niente fino al 2023”.

A questo punto serve capire cosa è andato storto.

Di sicuro i team, almeno la maggior parte (le Case) erano contrarie a una F.1 standard in molti particolari. L’impianto frenante è fondamentale per il recupero di energia, specialmente con le monoposto ibride ultima generazione. E non tutti erano favorevoli a buttare via anni di studi e ricerche, per utilizzare un sistema standard che non poteva essere sviluppato in maniera autonoma come accade adesso. Lo stesso per i cerchioni da 18 pollici, il cui progetto base doveva essere semplice e banale, ovvero privo delle caratteristiche dei cerchi attuali (smaltimento calore, funzione aerodinamica, riscaldamento pneumatici, temperature dei freni etc etc). E quindi, anche in questo caso, sviluppi e ricerche da buttare via. Tanto per fare un esempio, oggi un cerchione viene cambiato anche gara dopo gara a seconda delle caratteristiche del circuito, dello smaltimento necessario e del convogliamento dell’aria come funzione aerodinamica. A Monza, ad esempio, serve un cerchio diverso rispetto a Singapore. Ecco, a partire dal 2021 non sarebbe stato più possibile. E i team hanno minacciato di metterla giù dura. Se pensate che le modifiche aerodinamiche per questa stagione sono costate 15 milioni di euro (e si tratta di poca cosa rispetto alla rivoluzione prevista), qualcuno aveva ipotizzato un aumento dei costi per la ricerca e sviluppo delle nuove monoposto.
Spingendosi oltre un 40 per cento di spese in più: “Certamente nella fase iniziale i costi sarebbero più alti rispetto a una monoposto con le regole attuali – dice l’ingegner Aldo Costa, appena passato alla Dallara come DT – poi in futuro, ma non so in quanti anni, i costi verrebbero ammortizzati. Questo aumento diventerebbe insostenibile per i piccoli team, per cui credo che la forbice di prestazioni fra i top e gli altri nei primi tempi è destinata ad allargarsi”. Questa idea è stata condivisa anche dalla Ferrari, che aveva espresso parere negativo su alcune proposte, e la maggioranza dei team (col Patto della Concordia ancora in vigore occorre il 70 per cento di adesione, cosa che è mancata) hanno bocciato la rivoluzione di ottobre. Diciamo ottobre perché era il termine ultimo per far passare le modifiche regolamentari per il 2021 nel Consiglio Mondiale ed era la data decisa a Montreal a giugno dopo il primo rimando delle proposte. Per garantire spettacolo ci vuole una F.1 stabile e non c’è dubbio che da quando c’è l’era ibrida, le ultime stagioni sono migliori rispetto alle prime dove solo la Mercedes dominava, mentre adesso ci sono Ferrari e Red Bull con la possibilità di vedere almeno un altro team avvicinarsi al vertice. Quindi regole stabili (ovvero nessun cambiamento) e gare più combattute, per evitare nel 2021 il ritorno al vertice di una sola squadra e gli altri a inseguire. Un altro aspetto negativo è il congelamento dei motori. Chi è indietro rispetto a Ferrari e Mercedes non vuole restare penalizzato e quindi chiede la possibilità di lavorare per recuperare le prestazioni. Mettendo tutto insieme, ecco che le modifiche proposte e i tender per gli appalti, sono stati bocciati in maniera secca e decisa. Si tratta di una sconfitta della federazione e dell’organizzatore, che pensavano a cambiare le cose in maniera indolore. Invece il vecchio sistema made in Bernie presenta il conto con un ambiente ostico alle novità. Alcune positive e interessanti, altre senza senso e costose. Per sapere cosa succederà, ad Austin, gara di casa per Liberty Media, il numero 1 del gruppo farà un incontro con i team e annuncerà qualcosa. Come dire che non è ancora finita e ci sarà da aspettarsi altre discussioni…
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