F.1 Parte il mondiale del Gattopardo cambia tutto per non cambiare nulla

DI PAOLO CICCARONE

Il Gattopardo alla F.1 ci fa un baffo. E per i meno giovani probabilmente la domanda è come fa un felino a dare fastidio al circus iridato che domenica prossima riparte per la stagione 2023 in Bahrain. Bisogna fare un passo indietro, di almeno un secolo e scomodare la famosa frase del Gattopardo, ovvero che “tutto cambia affinché nulla cambi”. Un modo criptico, forse, per dire che i tanti cambiamenti in atto, regole, piloti, macchine, alla fine non cambiano la sostanza del circo iridato.

UN MONDIALE ANCORA TARGATO RED BULL?

Red Bull comandava ieri, come nel Gattopardo la nobiltà siciliana, e Red Bull comanderà oggi, dopo aver cambiato regole, gomme e sistema sportivo. Una  F.1 in perenne agitazione, con mal di pancia su regole nuove, leggi appelli di Hamilton al divieto delle termocoperte (Pericoloso girare senza aver riscaldato prima le gomme, ha tuonato) per arrivare al terremoto Ferrari, con l’arrivo di Vasseur al posto di Binotto, lo spostamento in sede del responsabile delle strategie e la promozione di uno sconosciuto ingegnere indiano in prima linea.

FERRARI ETERNA SFIDANTE

Dimenticandosi che la Ferrari è realtà di 1500 persone per cui non saranno quelle tre o quattro spostate a cambiare il destino di una corazzata che per cambiare rotta ha bisogno di tempo. Anni, magari. E poi i piloti, radicati nella convinzione di aver sempre ragione e mai torto, di aver sempre fatto le scelte giuste e dover far buon viso a cattivo gioco, leggi macchina poco competitiva e la voglia di mollare per non poter andare poi da nessuna parte per i contratti blindati. Il solito gioco di una F.1 che si presenta rinnovata di faccia ma sempre uguale a se stessa, chiusa ai nuovi arrivi, leggi Andretti Motorsport, in quello che è diventato un circolo esclusivo in cui i premi vengono divisi per 10 e guai ad aggiungere un posto a tavola.

UN MONDIALE CIRCOLO CHIUSO

In cui i soliti protagonisti sono sempre gli stessi, vedi campionati dal 2010 ad oggi e leggere solo Red Bull e Mercedes, con gli altri 8 a fare da comprimari. Servirebbe una scossa, ma non arriva mai. Piuttosto si dà l’impressione che sia cambiato qualcosa. Via le auto vecchie, del 2021, e dentro le nuove. Classifica iridata? In fotocopia o quasi. Ma intanto si è mostrato il grande cambiamento di una categoria che non vuole cambiare affatto. Mantenere i privilegi dei pochi, escludere chi magari ha voglia soldi ed entusiasmo ma non fa parte dei top 10. E poi il gigantismo.

TROPPE GARE POCA SOSTANZA

La bulimia di un calendario con 24 gare, ridotte a 23 per il default della Cina (ancora alle prese col Covid e le frontiere aperte a fasi alterne), concentrate in otto mesi, domenica su domenica gare su gare, come una playstation da ragazzini avulsi alla realtà. Le frasi precotte dei piloti, mai una scossa, mai un fuori dagli schemi. Una federazione che prima impone il bavaglio, poi chiede soldi e infine col presidente delega ad altri gli incarichi, in un gioco di potere difficile da capire. Eppure piace, lo dicono i numeri della gestione F.1, quei numeri che hanno spostato il baricentro della categoria dall’Europa agli USA (con tre GP, Las Vegas in notturna attorno ai casinò, Miami con la finta piscina, Austin coi soldi dei petrolieri texani).

LA VIA ARABA DELLA F.1

E gli arabi, con Emirati, Qatar, Arabia Saudita, Bahrain e in futuro Kuwait con soldi e magari team da proporre. In un gioco in cui vince chi più spende. Tutte cose dette a mezza voce, mugugni nel paddock, poi parte lo show, si accendono i motori e tutto passa nel dimenticatoio. La Ferrari vince? Evviva la Ferrari. La Ferrari non vince, e via a cercare le cause. E lì davanti, in una perenne giostra con il gioco delle parti, prosegue la lunga storia di una categoria che potrebbe dare di più e invece intasca tanto di più. Che poi alla fine è quello che conta per chi gestisce il campionato (e lo sta facendo bene) e chi la domenica pomeriggio deve pagare qualcosa come 300 euro all’anno per vedere in TV lo show più finto dai tempi del wrestling.

Malinconico e retrogrado? Può essere, intanto aspettiamo con ansia il via della stagione 2023, alla disperata ricerca di qualcosa di nuovo e che cambi finalmente quel tutto gattopardesco nella certezza che non cambierà niente ancora…

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