F.1 GP EMILIA ROMAGNA Dietro le quinte: fagiani e caprioli al posto del pubblico. Deserto verde al Santerno

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

La strada che porta alle Acque Minerali. Un tempo piena di pubblico, oggi regno di fagiani e caprioli

L’aria è fredda. Sarà perché non ci sono i duecentomila dei tempi d’oro sulle colline della passione a scaldarla. Anzi, la pandemia ha svuotato completamente questi posti così dolcemente familiari, ogni angolo un ricordo, ogni sentiero una storia, ogni albero un aneddoto che sovviene alla memoria. E strappa una lacrima. Sono posti belli, sublimi; i prati, a dispetto dell’aria gelida, sono già verdissimi e fioriti, così come gli alberi da frutto e certi rigogliosi cespugli.

Nel bel mezzo del prato, all’improvviso, lo svolazzo di un fagiano sorprende e stupisce, la corsetta di un capriolo spaventato, commuove e addolcisce. Non c’è nessuno, in giro, come vogliono le disposizioni governative. L’imponente macchina dei controlli è già in moto: le colline della passione sono in stato d’assedio. Le forze dell’ordine percorrono e perlustrano senza soluzione di continuità le stradine interne al circuito, controllando e passando al setaccio le pochissime persone che incontrano, autoctoni o addetti ai lavori. Quasi chiedevano il pass anche al capriolo.

L’aria è fredda, così come il clima. Stranissimo, irreale, in un posto dove si sono celebrate feste meravigliose, gioie immense ed indimenticabili, così come quelle dolcissime notti, nell’orto del contadino all’interno della curva della Tosa, trascorse nell’attesa. Attesa che, anche oggi, ora come allora, all”improvviso, finisce. Ed eccoli lì, in pista, i nostri eroi, a rompere il silenzio assordante delle porte chiuse, a ricordare al mondo e ai loro tantissimi, fedelissimi tifosi che loro ci sono ancora, non hanno mai mollato, che sono ancora qui, anche oggi, a divertirsi e a divertire, a cercare di superare il periodo difficile, invitandoci a tenere duro, che presto si vedrà la luce in fondo al tunnel e potremo tornare qui, tutti, stringendoci intorno a loro, a scaldare quest’aria troppo fredda per essere primavera…


Li guardo sfrecciare, li ammiro nei loro slanci di generosità sublime, nella loro bravura nel pennellare le traiettorie su questi saliscendi carichi di storia e di leggenda, come quella volta Gilles, come quell’altra, sotto la pioggia Ayrton, come in quella curva Michael, come quell’anno Riccardo… Questi bolidi sono stupendi, così grandi, così colorati, così veloci.

Qualcuno, a distanza di sicurezza, parla di fondi e di ali a cucchiaio, di cofani rastremati e di prestazioni sul giro. A me viene solo da commuovermi, a trovarmi di nuovo qui, a raccontarvi di un posto che è anche il vostro, che è soprattutto il nostro, dove la passione e gli abbracci devono tornare al più presto, perché non si può vivere di quest’aria così fredda, non si possono vedere queste colline così vuote, non si possono sopportare le evoluzioni di questi eroi così abili, ma così soli, desolatamente soli, in questa zona che deve tornare al più presto a rimanere rossa, sì, ma solo di amore, di passione e di sogni…

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