F.1 ABU DHABI APPUNTI DI VIAGGIO Quanto è dura l’avventura dell’inviato strapazzato fra tamponi e complicazioni

TESTO E FOTO DI PAOLO CICCARONE

L’ufficio complicazioni affari semplici che accompagna la vita dell’inviato in F1 prosegue con l’ultima tappa della stagione: Abu Dhabi. E tanto per non smentirsi, anche in questa occasione bisogna superare ostacoli a profusione. Si comincia col rientrare in Italia da Jeddah con un volo via Parigi sul quale c’è anche Vasseur e altri della Sauber, con alcuni giornalisti inglesi e francesi. Almeno siamo in compagnia nel viaggio di rientro a casa.

ITA, UNA GESTIONE IMBARAZZANTE

A Parigi la gestione ITA  del check in è da paranoia, con arrivo al Terminal 2E passaggio al 2F, uscita e passeggiata dove i controlli chiedono la carta di imbarco, che però non c’è e quindi si deve dimostrare che si sta andando a farla e ti chiedono come mai sei in quella zona dell’aeroporto visto che non si potrebbe e allora spieghi che arrivi da Jeddah, che sei in transito e allora ti dicono che devi avere carta di imbarco e ti rimandano indietro alla macchinetta Air France che però non prende il check in di ITA e quindi ricominci da capo…finché il genio italico non trova la soluzione: una carta di imbarco scaduta col volo ITA ben impresso e allora, per miracolo, ti fanno passare senza controllare il codice a barre.

TAMPONI A GOGO, IL NASO RINGRAZIA

Concluse le formalità di rientro in Italia la mattina dopo di buon ora altro tampone per ripartire destinazione Dubai dove si prende auto a nolo, scheda telefonica e si va ad Abu Dhabi. Tutto liscio? Macchè. Infatti dopo 48 ore di permanenza in Italia (costava meno andare e tornare piuttosto che stare fuori tutto il periodo) si riparte. A Dubai ci mandano alle smart gate, ovvero al controllo elettronico del passaporto, del tampone etc non se ne parla, ma nel frattempo abbiamo già scaricato la App Dxb Covid 19 da riempire con tutti i dati. Tampone compreso locale, che però non hanno fatto. Dopo il passaggio all’autonoleggio Avis, con una serie di anticipi, contratti e altro che probabilmente conviene comprarla la macchina invece che affittarla, si va a prendere la scheda telefonica locale, visto che il roming internazionale costa un botto (6 euro al minuto…).

5 ORE, 63 EURO, IL COSTO DELLA RISPOSTA RAPIDA

Finalmente si parte, si va…appunto, dove si va? Ma a fare il tampone presso l’aeroporto di Abu Dhabi, perché i tamponi di Dubai non valgono ad Abu Dhabi. Come dire che se lo fai a Roma a Milano non vale. Nel cuore della notte, ormai sono le 2, proviamo a cercare il laboratorio che sembra quello della Spectre dei film di 007: enorme, illuminata e sperduta nel deserto, tanto che il navigatore non riesce a trovarla. Finalmente grazie al solito colpo di genio italico, si salta il navigatore, si va a vista verso le luci e finalmente entriamo. Il laboratorio funziona 24 ore al giorno, prima di entrare ci mostrano il listino prezzi: 2 ore a 80 euro, 5 ore a 63 euro, 12 ore 40 euro… Insomma, a seconda della rapidità della risposta, ti fanno pagare.

ALTRO GIRO ALTRA APP. CHE NON FUNZIONA

E qui si scarica la seconda App perché quella di Dubai qui non vale ma non si riesce ad avere il numero ID per accedere e quando serve l’SMS con le 6 cifre, non le manda al numero italiano perché non lo riconosce, ma quello locale non compare e quindi tira e molla in attesa di venirne fuori. L’infermiera filippina comprende, ci compila tutti i dati e promette di far arrivare il test sulla mail, visto che la App non funziona. Problema comune a molti colleghi in sala stampa, come si scopre poi. Fatto tampone, si va in hotel.

NOTTE MAGICA…DI RUMORE E LITI

Si arriva alle 3 di notte, si cerca un parcheggio ma tutto pieno e tocca girare fino a quando non si libera un posto, si inseriscono le monetine da 1 Dirham (valuta locale) perché non prende banconote e carte di credito per cui ci si riempie le tasche di monetine che sembra di aver svaligiato un confessionale con le offerte… In hotel c’è una ressa incredibile, anzi tutta la zona: il giovedì è vigilia del week end locale per cui discoteche con musica ad alto volume, gente per strada che urla, litiga, si spintona perché o il green pass non è valido oppure perché il locale ha raggiunto il massimo di capienza. Dopo il check in si sale in camera, ore 3,30 e troviamo due pinguini col cappotto che escono dalla stanza: fa troppo freddo anche per loro…

CAMERA FREDDA…I PINGUINI VANNO VIA

La ventata di aria gelida a 12 gradi (se volevo il freddo, me ne restavo a casa…) blocca la circolazione. Si stacca tutto, si alza il termostato ci si imbacucca peggio che a Cortina d’Ampezzo e si va sotto le coperte. Per dormire? Macché… sono le 5 del mattino quando finalmente finisce la cagnara e comincia il traffico, la sveglia suona poco dopo e il risultato del tst (negativo) è puntuale sulla mail. Colazione (si fa per dire) e partenza per il circuito dove una lunga fila di auto è bloccata all’ingresso.

QUANTI CONTROLLI AGLI INGRESSI. TUTTI AGGIRATI

Il controllo del green pass sulla App locale (che non funziona), il tampone, il pass F.1, il green pass italiano, sbloccano la situazione e finalmente si entra in autodromo. Qui i banchi della sala stampa sono stati divisi per uno, come a scuola, ci danno un voucher per mangiare ed è la è la prima cosa che facciamo. Fish and chips oppure penne al ragù di funghi (lo hanno chiamato così). Optiamo per il meno peggio e in effetti il fish and chips ha un suo perché, sarà perché fritto con l’olio avanzato dalle F.1 dell’anno scorso che ha il suo sapore ben definito, ma la fame è tale che non ci si pensa oltre e si fa finta di niente.

Nel paddock tante facce conosciute, gente che non si vedeva da tempo e il piacere di ritrovarsi. La battaglia fra Verstappen ed Hamilton è ormai vicina all’epilogo, ma nel frattempo la App funziona e con una lacrima di commozione lasciamo questi appunti di viaggio temendo solo il menù del giorno dopo…

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