EDITORIALE F.1 Imola e Monza pagano per il brufoloso medio made in USA

DI PAOLO CICCARONE

Conta più il contorno che la gara di F.1 ecco dove siamo arrivati

Domenica si corre a Imola e la F.1 ritrova il suo palcoscenico naturale, quello della passione e della storia. Una passione che nasce da lontano e che i successi della Ferrari hanno riportato a quell’epoca di sogni e speranze in cui ogni domenica di gare era un avvenimento da non perdere. E’ il successo di questo ritorno al passato che spinge il circus a frequentare nuove tappe, nuove nazioni, nuovi tifosi.

IL SUCCESSO E’ COLORATO DI ROSSO ANTICO

Con i successi della Ferrari è cresciuto l’interesse per la F.1

E’ una F.1 dal sapore antico, quello di una macchina e di uomini forgiati dalla passione e dall’amore per la meccanica, una F.1 che riassapora i vecchi entusiasmi di una volta, quello dell’assalto alle biglietterie per avere un tagliando prato, a prezzi esorbitanti visto che si parte almeno da 100 euro a testa (immaginate una famiglia cosa deve spendere per un week end in pista a Imola). Eppure qualcosa non torna, perché la dirigenza commerciale non si consola col ritrovare queste vecchie passioni, ma punta ben oltre.

A LAS VEGAS PAGA LIBERTY MEDIA, A IMOLA INVECE…

Con la presentazione del prossimo GP di Las Vegas e con quello di Miami del prossimo 8 maggio, la caccia al nuovo tifoso è alla base di Liberty Media. Non solo, ma a Las Vegas, protagonista una trentina di anni fa di una gara in un parcheggio (vinta da Alboreto, almeno questa consolazione) si punta a qualcosa di inedito. Lo ha detto Greg Maffei, presidente di Liberty Media: “Puntiamo ad attrarre gli adolescenti americani offrendo loro uno spettacolo mai visto, dando loro qualcosa di eccitante e inedito”.

Un circo attorno al circo da corsa, è questo il futuro?

IL BRUFOLOSO MADE IN USA OGGETTO DI CULTO

Ovvero, Liberty Media spende soldi organizzando la gara e punta al brufoloso medio americano. Quello che fra patatine e hot dog, cheese burger e Coca Cola, di F.1 non ne sa niente, non ne capisce niente  e magari nemmeno gliene frega niente. Giusto, bisogna attrarre nuovi tifosi, allargare la platea. Ma la domanda che uno che organizza gare in Europa, prendiamo Imola o Monza, potrebbe anche essere: signori di Liberty, mi spiegate perché tutti gli anni e per almeno tre o quattro stagioni, vi devo pagare 25 milioni per avere un GP in calendario e poi siete voi che pagate per fare una gara a Las Vegas?

IMOLA E MONZA PAGANO, LAS VEGAS INTASCA

Il nuovo tifoso spesso non ha passione e non ha interesse per la F.1

Mi spiegate perché per attrarre il brufoloso americano, ci mettete dei soldi mentre, per il brufoloso europeo i soldi ce li devo mettere io e se non li trovo, mi mollate? Ragioni commerciali, senza dubbio. Ma l’adolescente americano, che sarà attratto dalla F.1, incidentalmente sarà a Las Vegas, fra gioco d’azzardo e donnine facili, dai soldi che scorrono a fiumi facilmente senza fatica e col grande sogno che diventare ricchi è facile. Basta azzeccare la mano di poker o i dadi come si deve. E la F.1 attira questo pubblico.

A MIAMI PURE LA PISCINA INTERNA AL CIRCUITO

E a Miami, città che in quanto a mare, spiagge e isolette nei dintorni è baciata dalla fortuna, avrà pure una piscina al centro del tracciato. Perché il nuovo tifoso americano vuole la comodità, il sole, il mare, la piscina. La F.1 di contorno. A prezzi scontati per loro, a prezzo pieno per gli altri. Vedi Montecarlo, che vede la gara a rischio perché dai 15 milioni annui si vuole portare l’incasso almeno al doppio…

LA STORIA F.1 COME ELEMENTO DI INTERESSE

La tabella con l’audience F.1, quando la Ferrari vince cresce l’ascolto quando perde…

Ovviamente per portare a casa tutti questi soldi su cosa fa leva la F.1? Ma sulla storia. Le vittorie Ferrari, ad esempio o il fascino di Montecarlo, per dirne un’altra. Quindi gli adolescenti made in USA, quelli per cui Liberty spende soldi invece di intascarli (perché poi rientreranno da altre parti nell’indotto) si basa sul passato della F.1, quella che ha creato la storia, il fascino e la passione che ancora oggi anima i tifosi che all’alba si alzano, soffrono o gioiscono e poi espongono la bandiera dal balcone. Imola e Monza pagano, Las Vegas intasca. Un Robin Hood al contrario dove i poveri finanziano i ricchi grazie a quella storia e a quella passione che gli americani non sanno cosa sia. Qualcosa non torna, ma se va bene a loro e ai nuovi tifosi, gli altri non devono far altro che adeguarsi.

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