CONTROMANO La F.1 dei numeri senza senso ridateci quella vera!

DI RODOLFO INTELISANO

Diceva Luciano De Crescenzo nel suo “Così parlò Bellavista” che la statistica è quella cosa per cui se uno ha il culo in frigo e la testa nel forno, mediamente, statisticamente, sta bene. Mi è venuto in mente questo paragone ascoltando dai telecronisti di Sky la solita esaltazione di Verstappen dove si sottolineava come a 24 anni nessuno aveva vinto tanto quanto lui, dimenticando un dato essenziale e cioè che l’olandese ha debuttato in Formula Uno non ancora diciottenne, perciò una affermazione e una statistica del genere sono del tutto privi di significato se non si tiene conto del numero dei Gran Premi disputati. Il dato reale dovrebbe tenere conto unicamente di questo, altrimenti è del tutto fuorviante.

La verità è che con la continua modifica dei punteggi e il continuo aumento del numero dei Gran Premi disputati a stagione gran parte delle statistiche non ha più senso, in primis quella dei punti conquistati. Ma anche quella delle vittorie. Le 103 vittorie di Hamilton su 277 Gran Premi disputati valgono di più delle apparentemente, oggi, misere 25 vittorie di Jim Clark su 72 Gran Premi disputati? Non pensiamo. Appurato che è del tutto priva di significato la classifica dei punti conquistati, quella delle vittorie dovrebbe prevedere una classifica in base alla percentuale GP disputati/GP vinti, ogni altro numero risultando fasullo.

Detto ciò, e sperando di non sentire più statistiche sconclusionate come quella ascoltata domenica, veniamo alla gara. Gara il cui risultato è stato, come accadde oramai troppo spesso, condizionato da SC e VSC. Ora non è accettabile che Gran Premi, ma lo scorso anno anche mondiali, siano decisi da piloti di terza quarta fascia che provocano l’uscita della SC.

E qui desidero fare un’altra considerazione. Si dice che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Ora la Mercedes aveva attuato una strategia che avrebbe potuto risultare vincente o comunque ci avrebbe permesso di assistere ad un finale al cardiopalma, con Verstappen che dopo la sosta sarebbe stato costretto ad inseguire per recuperare quei sei/sette secondi che lo avrebbero diviso da Hamilton, invece, guarda caso, salta fuori una virtual che manda all’aria la strategia Mercedes e, guarda caso, favorisce Verstappen e, sempre guarda caso, questa virtual è provocata da un pilota che corre per la squadra B della Red Bull, ma ancora più sospetto è il modo davvero singolare in cui questa virtual viene provocata dallo junior team Red Bull.

Improvvisamente le immagini ci mostrano Tsunoda, (Alpha Tauri) fermo lungo la pista, accertato che oramai la SC o VSC escono anche se un pilota porta la propria vettura a parcheggiarsi dietro una tribuna, la neutralizzazione della gara, a questo punto è cosa certa. Dalle comunicazioni via radio Tsunoda lamenta che al pit stop una ruota non sarebbe stata fissata bene, gli rispondono che è tutto a posto, lui rientra comunque per farsi stringere le cinture che dice aveva allentato (non può dire slacciato, perché avrebbe girato con le cinture slacciate e questo gli costerebbe una multa).

Ma evidentemente qualcosa che non funzionava sulla Alpha Tauri c’era, visto che appena rientrato in pista Tsunoda rallenta nuovamente e questa volta si ferma definitivamente. E qui i sospetti aumentano: perché Tsunoda è stato fatto uscire nuovamente? Non andava immediatamente ricoverato nei box? Gli è stato detto di rientrare e fermarsi lungo la pista, sperando magari addirittura in una Safety, piuttosto che in una virtual?

Non ci permettiamo di mettere in dubbio il senso dell’onore giapponese che non crediamo si presterebbe a trucchetti del genere, ma la sportività di tutto il gruppo dei bibitari si, e così la VSC favorisce Verstappen e danneggia irrimediabilmente entrambi i piloti Mercedes. Pensiamo che, per evitare il sorgere di certi sospetti, andrebbe ripristinata la regola che prevedeva la chiusura della pit lane con SC in pista, in modo che nessuno possa trarre vantaggio dal suo ingresso, oppure, ancora meglio, andrebbero abolite sia SC che VSC in favore di un full course jellow: tutti a limitatore a 80 all’ora in tutta sicurezza e senza favoritismi per nessuno con i distacchi mantenuti.

La Safety Car (una volta in America la chiamavano Pace Car) ha un senso sugli ovali dove si corre tutti raggruppati, è antisportiva su un circuito, perché azzera i vantaggi che i piloti si sono guadagnati in pista, oltre a favorire chi non ha ancora effettuato la sosta rispetto a chi magari l’ha appena fatta. Difficile immaginare qualcosa di più antisportivo, ma tanto lo sport non conta più nulla. Conta unicamente lo spettacolo. A proposito di antisportivo, chiederei alla FIA di verificare la veridicità del guasto alla Alpha Tauri di Tsunoda e comunque il comportamento della squadra per accertare che non ci si trovi di nuovo di fronte ad un Singapore gate come quello del 2008.

Chiederei poi che vengano presi seri provvedimenti, al limite anche la sospensione della licenza, nei confronti di un pilota che volontariamente, per rallentare gli avversari del suo team mate, gira improvvisamente due-tre secondi più lento del suo ritmo abituale e parlo di Checo Perez, un pilota che stimavo, ridotto al ruolo di burattino in Red Bull. Un conto è difendere strenuamente la posizione per favorire il proprio compagno di squadra, come fece Alonso lo scorso anno in Ungheria, altro è fare il paracarro in pista volutamente .

Tutto questo è inaccettabile e proviene sempre dalla squadra più antisportiva che sia mai esistita nella storia della Formula Uno (non lo penso solo io). C’è in gioco la scarsa, residua, credibilità di tutta la baracca, o oramai conta solo lo spettacolo, tra balletti, musica dance e patetiche, pompose, coreografie con inni nazionali cantati a cappella con tutti sull’attenti con il cappello in mano?

A ridatece la Formula Uno dura e pura degli anni 70, con la gente a torso nudo sullo schieramento di partenza! E sempre a proposito di musichette varie, non se ne può più di quella musica sparata a tutto volume che accompagna le telecronache di Sky. Ditegli che si tratta della telecronaca di un avvenimento sportivo. Ve la immaginate la telecronaca di una partita di calcio o di una finale di Wimbledon, accompagnata da musica a tutto volume? E non se ne può più neanche del “su il volume” e del “su i motori”.

Basta! Il telecronista cambi un po’, perché oramai è veramente stucchevole. Copiare Meda non è una cosa di cui andare orgogliosi. Finiamo con le dolenti note sulla Ferrari, dove per l’ennesima volta il muretto non si è smentito. Mi domando cosa debbano mai combinare questi per poterli mandare finalmente a zappare la terra. Come si può richiamare un pilota ai box senza prima allertare i meccanici resta del tutto incomprensibile.

E per fortuna (tra virgolette) che questa volta il danneggiato è stato Sainz, perché fosse toccato ancora una volta a Paperino Leclerc non avremmo saputo proprio cosa dire. Adesso Monza. Faccio la cassandra ma non aspettatevi un improvviso ritorno di competitività della Ferrari, anzi, vista la velocità dimostrata in rettilineo dalle vetture dei bibitari penso che Verstappen in Brianza avrà vita facile.

Piuttosto in Ferrari sarà il caso che comincino a preoccuparsi della Mercedes. Con la piega che hanno preso le cose, recuperare trenta punti nelle gare che restano per la squadra di Toto Wolf diventa impresa tutt’altro che impossibile, e così, invece di puntare al primo posto tra i costruttori, si rischia di finire terzi come lo scorso anno, ma con una macchina nettamente più competitiva, il che sarebbe alquanto grave. Purtroppo in Ferrari si sta ripetendo quanto già accaduto nel 2017 e nel 2018: si parte bene, quest’anno addirittura benissimo, e poi ci si perde per strada. Per dirla con Binotto vogliamo capire perché. Allora la colpa se la prese Vettel, speriamo non finisca con le colpe addossate a Sainz e Leclerc.

Rodolfo Intelisano

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