SFC ABBIATEGRASSO Celebra la Ferrari 499P con un trofeo ad Antonello Coletta

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

La storica vittoria alla 24 ore di Le Mans porta la firma dei ragazzi della GT corse di Ferrari di cui Coletta rappresenta il vertice sulle piste

C’era qualcosa di etereo, ieri sera, nell’avvicinarci all’evento. Può essere che fosse la location, l’ex Convento dell’Annunciata ad Abbiategrasso. Può essere che, appena giunti nel chiostro, abbiamo incontrato Giorgio Sivocci, testimone moderno delle corse di suo nonno Ugo, cimenti d’altri tempi, d’altri mondi, d’altri cieli. Dimensioni da cui, con tutta probabilità, proviene anche il protagonista assoluto della serata, quell’Antonello Coletta così lontano dagli stereotipi del manager d’oggi giorno, così alla mano, così umile, così semplice, eppure così efficace, cosi convincente, così vincente…

Riconoscimento anche per Romeo Bonucchi, una delle colonne in pista del team F.1

Il presidente della Scuderia Ferrari Club Abbiategrasso, Paolo Pavesi e i suoi ragazzi hanno fatto davvero le cose per bene. Ce l’hanno messa tutta, hanno curato ogni particolare, ogni dettaglio, arrivando perfino a mandare la posizione esatta per whatsapp alla mattina, per ricordarci l’imminenza dell’evento. Semplicemente perfetti, come I ragazzi di Antonello Coletta,i trionfatori della edizione numero 100 della 24 Ore di Le Mans, la corsa più famosa del mondo. I filmati in bianco e nero proiettati ad inizio serata hanno cominciato immediatamente a darci una misura della enorme portata dell’impresa.

La corsa delle corse, quella a cui Enzo Ferrari teneva di più, era stata vinta l’ultima volta 58 anni prima, da Masten Gregory e Jochen Rindt. Il Grande Vecchio di Maranello rimase su questa terra altri 23 anni, ma quella gioia non la assaporò più. Fino a domenica, 11 giugno 2023, quando l’Inno di Mameli tornò trionfale ad allietare I cieli della Sarthe.

“Prima della 24 Ore a Le Mans non eravamo mai riusciti a completare una simulazione sulla distanza delle intere 24 ore” ha confessato Antonello Coletta nella lunga, bellissima intervista, condotta dal prode Piero Savazzi al centro della serata.

“Eravamo consapevoli di avere una macchina veloce, il dubbio era sulla affidabilità”

Ha continuato il team principal di Ferrari Hypercar, Competizioni GT e Corse Clienti. Ma si vede che Enzo Ferrari aveva troppa voglia di rivedere vincere le sue creature a Le Mans, da troppo tempo covava il desiderio di ritornare laddove aveva dominato per anni, celebrando una superiorità strabiliante, facendo assurgere il Cavallino Rampante a vette di popolarità interplanetarie.

Il bello è che, per tornare, si è affidato ad un condottiero tranquillo, pacato, a tratti perfino troppo modesto, ma robusto di una esperienza solidissima, fatta di competizioni di ogni sorta, prima da pilota, poi da coordinatore, dalla Formula 3000 alla Alfa Romeo, alla Peugeot e, infine, alla Ferrari, dove ha riportato a Maranello la corona più bella, dopo aver vinto per anni nelle classi GT. Sì, era lui l’uomo giusto, quello che non la mette mai giù dura, quello che è capace di andare a salutare l’ultimo dei tifosi, scendendo dal palco d’onore della premiazione.

Ogni settimana parlo con tutti i miei piloti, i miei ragazzi. Non ci diciamo nulla di particolare, ci raccontiamo le nostre cose, rimaniamo in costante contatto, in sintonia” ha detto Antonello Coletta. Così, con naturalezza, con semplicità, che non vuol dire che non ci sia stato e non ci sia lavoro duro dietro, ma tutto è fatto in armonia, remando tutti dalla stessa parte ed aiutandosi quotidianamente e reciprocamente. Una bella squadra, una squadra coesa, forte, splendente come poche altre, plasmata a immagine e somiglianza del condottiero. Sono troppo belli troppo puliti, perché qualcosa, lo scorso giugno, potesse andare storto.

E infatti hanno vinto, hanno trionfato, come anelava da tempo Enzo Ferrari, da lassù. Ed è stato bello, quanto doveroso, ieri sera, andare a dire GRAZIE ad Antonello Coletta. Per la gioia immensa che ci ha regalato, certo. Ma anche e soprattutto per l’esempio. Di come vadano fatte le cose per bene. Senza affanno, senza grandi proclami, ma lavorando sodo, parlando guardandosi negli occhi, sempre. E regalando un sorriso anche all’ultimo tifoso, venuto lì in umiltà, solo per piangere un po’.

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