Monza Historic 2019, quando l’arte scende in pista sotto forma di automobili da corsa.

DI LUDOVICA DE MURTAS TESTO E FOTO
Non servono le classifiche per descrivere il Monza Historic, tappa italiana del Peter auto che da anni porta il suo carosello di “opere d’arte” in giro per gli autodromi storici di tutta Europa.
Quest’anno è toccato al Tempio della Velocità ospitare la tappa italiana.
Passeggiando per il paddock si respira un’aria familiare, amichevole, sembra quasi quando si torna alla terra natia per rivivere antichi sapori e a trovare i parenti che non si vedono e “sentono” da anni.
Camminando tra i gazebo allestiti per tutti i concorrenti sembra di essere tra le vie del borgo dove ci si conosce tutti; è cosi che fanno i meccanici e gli stessi piloti con ancora addosso la loro tuta mentre sporcandosi le mani per riparare i preziosi cuori delle loro vetture, non lesinando mai su cenno di saluto e un sincero sorriso.
La mia Nikon è una macchina del tempo che mi riporta ai fasti delle vecchie degli anni 60 e 70, (questi purtroppo vista la mia età, solo assaporati attraverso racconti, scritti e foto) quando le auto facevano rumore e aizzavano la folla di tutta Europa e non solo.
Ritrovare vecchi amici come il 12 cilindri boxer, i vecchi V8 americani con le loro aste e bilancieri, modelli che solo a pronunciarne i nomi ..anche i vecchi alberi del Parco di Monza, sembrano regalare un sorriso.
Una serie infinita di “amici” che hanno dominato tutte le piste più prestigiose del mondo come la Ferrari 330 GTO del 1963 che ha dato battaglia e spettacolo insieme alla Maserati T61 del 1960; passando per la mitica Porche 917 del 1970 insieme alla sua rivale di sempre la Ferrari 512 S del 1970 con le Lola T70 e le Chevron con tutti i loro modelli insieme alla Lancia Beta Montecarlo e le Ferrari 512 BBLM.
L’album dei ricordi è pieno delle staccate a ruote fumanti delle Ford Capri e Escort RS e delle potentissime BMW 3.0 CSL degli anni 70 e delle meravigliose Ala Romeo junior e delle Giulia Sprint GTA della seconda metà degli anni 60.

Non solo gli occhi hanno goduto di un simile spettacolo, ma anche l’udito grazie all’organizzatore francese che tra le varie categorie hanno fatto “cantare” i cuori delle Shelby Cobra, delle immancabili Porche 911.

La voce grossa le hanno fatte i Gruppi C con la loro terrificante potenza: tra questi la Peugeot 905 del 1993, la Mercedes C11 del 1989 pilotata del nostro Baldi e da Schumacher e dalle Nissan R90 CK del 1990 ci hanno regalato bellissime emozioni.
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