DI PAOLO CICCARONE FOTO MARCO FERRERO
Dici Gerard Larrousse e incontri un pilota che ha saputo attraversare le epoche del motorsport come pilota, come direttore sportivo e come costruttore. Lo scorso 23 maggio ha compiuto 80 anni e di recente, al Paul Ricard, è tornato a indossare casco e tuta e a darci dentro con la vettura che forse più di tutti gli ha segnato la carriera e gli ha dato soddisfazioni. Coi colori Martini Racing, Larrousse è tornato in pista con la mitica Porsche 917 coda lunga, quella usata a Le Mans nel 1971 in coppia con Vic Elford e che si ritirò alla 9 ora per rottura del motore.
Sempre con una Porsche 917 Martini Larrousse si è tolto altre soddisfazioni come la vittoria nella 12 ore di Sebring. Prima di approdare ai prototipi Larrousse ha corso nei rally e per ben tre volte arrivò secondo al Montecarlo, poi è passato alle sport, dapprima con una Porsche 911 (usata anche questa al Paul Ricard) poi con la 908. Infine l’arrivo in F.1 per due GP al volante di una Brabham nel 1974 ma con scarsa fortuna. Da qui la carriera come direttore sportivo.
Alla Renault F.1 poi alla Ligier infine il grande passo come costruttore con la Larrousse F.1 che fu motorizzata anche Lamborghini. Dapprima coi telai Lola (dal 1987 al 1991) poi come costruttore, da solo e poi in compartecipazione con Venturi, fino al ritiro a fine 1994. Miglior risultato, il terzo posto di Aguri Suzuki in Giappone nel 1990. Ma la storia di Larrousse è legata a Porsche e ritrovarlo pronto a guidare quel mostro coda lunga con lo stesso spirito di un tempo, quasi 50 anni dopo quella 24 ore di Le Mans, fa capire di che pasta è fatto Gerard Larrousse.