ELMS, RIPERCORRENDO LA STORIA DEI PROTOTIPI

Testo e foto MARCO FERRERO

 

La storia delle gare per vetture prototipo e gran turismo non è certamente cosa recente, e trova le sue origini sin dagli anni ’60 nei quali, in eventi di endurance piuttosto che di velocità caratterizzate comunque da una durata non irrilevante, le case automobilistiche sportive più importanti del pianeta si sono sempre confrontate, generando una tradizione viva a tutt’oggi e che trova la sua espressione attuale in quelle serie chiamate ELMS, acronimo di European Le Mans Series, e WEC, altrimenti nota come World Endurance Championship.

Una serie dove, oggi come in passato, in pista i prototipi di classe LMP2 e LMP3 (che una volta erano suddivisi per cilindrate) gareggiano affiancati da Gran Turismo quali Ferrari e Porsche in gare entusiasmanti e tradizionalmente combattute ed equilibrate, e dove gli organizzatori sono soliti portare in pista per la parte “historic” dell’evento, quando proposta, vetture di oltre dieci anni fa.

Volendo rimanere alla parte strettamente “agonistica” dell’evento, si è voluto ripercorrere con qualche immagine quella che è stata la storia di questo tipo di gare, che formavano, sparse in tutto il mondo, il contesto di quello che era chiamato Campionato del Mondo per Prototipi, una serie che vide negli anni ’60 e ’70 il suo massimo splendore e dove i colori italiani, con Ferrari ed Alfa Romeo, seppero imporsi sugli storici avversari stranieri.

Nelle evidenti differenze estetiche nel passato tra ciascuna vettura, la cui caratterizzazione era elemento inconfondibile, a differenza di quanto accade oggi laddove sono solo le sponsorizzazioni ad aiutare nell’identificazione del team, la storia di ciascuna casa, del suo sviluppo, della sua capacità progettuale, elementi che sino a fine degli anni ’90 erano chiaramente distinguibili, e che hanno generato vetture meravigliose quanto diverse tra loro ed altrettanto performanti.

Volendo poi cedere il passo alla nostalgia, come non ricordare quegli ”anni ruggenti” nei quali le case automobilistiche erano identificate per il colore assegnato a ciascuna nazione, laddove l’Italia aveva il rosso (non a caso il colore di Ferrari ed Alfa Romeo), la Francia il blu (le “voitures bleu”), la Germania l’argento, il Gran Bretagna il verde, e così via.

L’altro elemento che nel corso dei decenni è radicalmente mutato è certamente quello del prestigio, soprattutto per la casa automobilistica; mentre oggi è il marchio dello sponsor che troneggia nella vittoria, per quanto riguarda gli “anni d’oro” della serie sono le vetture ad essere ricordate per i loro successi; qualche esempio? La celeberrima tripletta Ferrari alla 24 ore di Daytona del 1967 con il primo arrivo “in parata” della storia, la vittoria della Matra nella 24 ore di Le Mans nel 1973, presa a simbolo della “grandeur” francese, il duello Ferrari / Ford a Le Mans nel 1966 immortalato in un film.

Interessante vedere, anche se questo è più evidente e comprensibile, quale sia l’evoluzione tecnica ed aerodinamica delle vetture nel corso dei decenni, e che ha portato tra la fine degli anni ’90 ed i primi anni 2000 a vetture quali la Jaguar, la Bentley, la Peugeot, solo per citare qualche esempio, meravigliose ed ancora oggi oggetto di ammirazione.

Forse, sono state le Gran Turismo, in quanto derivate dalle vetture di serie, a subire minori stravolgimenti; tecnica a parte, concettualmente, sotto l’aspetto “visivo” tra una De Tomaso Pantera del 1971 ed una Aston Martin o tra due Porsche del 1970 e di oggi il “concept” è rimasto abbastanza similare, con le differenze più sostanziali che risiedono nella parte meccanica della vettura e nei livelli di sicurezza, incomparabili a tutti i livelli tra quelli di 50 anni fa e quelli odierni.

Una storia ed una tradizione che la European Le Mans Series ha saputo raccogliere e portare avanti, mantenendo a tutt’oggi vivo l’interesse degli appassionati per questo genere di competizioni.

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