ELMS, L’ULTIMO ATTO DELLA STORIA DELLE GARE ENDURANCE

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Nel panorama sportivo automobilistico la European Le Mans Series, forse meglio conosciuta con il suo acronimo ELMS, è il campionato, insieme con il WEC, il World Endurance Championship, dal quale si differenzia agonisticamente per l’assenza delle vetture di categoria LMP1, che al meglio rappresenta l’ultimo atto della storia delle gare endurance, competizioni che trovano tuttora il loro apice nella ormai rituale, oltre che storica, 24 Ore di Le Mans, e che affondano le loro radici in un passato ormai lontano.

Ripercorrendo per un attimo la storia si risale sino agli anni ’60, nei quali l’epopea delle gare di durata ha proposto sfide epiche tra vetture (e marchi automobilistici) favolose, e che anche il cinema sta riscoprendo in questi ultimi anni con film quali “Le Mans ’66 – la grande sfida”; come non ricordare le protagoniste di quella sfida, la Ford GT40 e la Ferrari 330P3 che aveva vinto i tre campionati precedenti, con le vetture americane che conquistarono i primi tre posti della classifica.

In tema di “triplette”, altrettanto celebre quella ottenuta, una rivincita non solo virtuale, dalla Ferrari 330P4 a Daytona nella 24 Ore del 1967, un arrivo in parata, forse il primo della storia, con le tre vetture allineate, uno “schiaffo morale”, in casa dell’irriducibile avversario, a chi aveva osato sfidare le rosse di Maranello; ed in tema di ricordi, i Campionati del Mondo Prototipi degli anni ’70, nel cui calendario erano programmate la 24 Ore di Daytona, la 12 Ore di Sebring, la 24 Ore di Le Mans, la 9 Ore di Kyalami, la 6 Ore di Monza, la stessa Targa Florio, una maratona di 11 giri (di 72 km cadauno), circa 6 ore di gara, estenuante e letale per piloti e vetture.

Altri tempi, certamente, ma il fascino delle gare di durata è rimasto immutato nel tempo, e non a caso le competizioni endurance di lunga durata che tuttora si svolgono (Le Mans , SPA Francorchamps) sono quelle che, sia sotto l’aspetto mediatico che sotto quello dell’interesse e della entusiastica partecipazione di pubblico riscuotono sempre il maggior successo ed interesse.

La sfida contro il tempo, la fatica, la resistenza, le avversità, la tensione, quegli imprevisti che sino all’ultimo giro, all’ultimo minuto possono toglierti quella vittoria per la quale si era faticato e lottato per lungo tempo (e ne sa bene qualcosa Kazuki Nakajima quando nel 2016, dopo aver dominato la corsa, la sua vettura si fermò sul traguardo prima dell’ultimo giro), le condizioni meteo che possono stravolgere strategie e gara, tutti elementi di sfida che hanno sempre caratterizzato ed affascinato, e perché no, attratto, i piloti che li fronteggiavano.

Quello che oggi è cambiato sono le vetture, certamente differenti, forse più “guidabili”, sicuramente più sicure (ne sa qualcosa il nostro Giorgio Sernagiotto che un paio di anni fa ebbe un incidente in prova a Le Mans a quasi 320 km/h uscendone illeso), quello che non è cambiato è lo spirito con il quale si affrontano le gare, la meticolosa preparazione delle vetture, delle strategie e dei piloti, che per queste gare devono affrontare un allenamento fisico specifico, e, soprattutto, i sentimenti e le emozioni che si provano in quelle lunghe ore di gara.

Rispetto alla “sorella” WEC la European Le Mans Series presenta gare mediamente di durata inferiore, dalle quattro alle sei ore, ma non per questo meno ricche di colpi di scena e di sorprese, e la riprova sta nelle classifiche, che sino all’ultima prova del campionato risultano equilibrate ed incerte nel loro esito finale; una storia che continua, sempre uguale e sempre diversa, e che perpetua nei decenni una sfida, quella delle gare di durata, sempre affascinante.

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