AUTOMOBILE CLUB DE MONACO, MERCI!

Testo e foto MARCO FERRERO

 

La 12^ edizione del Monaco Grand Prix Historique è appena andata in archivio, in attesa di quella, la 13^, che si terrà a metà maggio del prossimo anno; torna pertanto opportuno esprimere qualche considerazione in merito a questo meraviglioso evento, evidenziandone non tanto l’aspetto agonistico quanto quegli elementi che ne hanno caratterizzato lo svolgimento.

Erano 102 le vetture che gli organizzatori hanno dichiarato essere iscritte all’evento, un numero certamente di lunga inferiore alle oltre 150 unità dell’edizione del 2018, ma allora erano altri tempi, non si era nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria, e l’aver portato sulle strade del Principato oltre cento vetture di Formula 1 dal 1920 al 1980, considerato come in questo momento oltralpe la situazione sanitaria sia ben più critica della nostra, è stata non solo un’impresa quasi titanica (mica è facile organizzare, già in tempi “normali”, un evento internazionale di questa portata), ma una scommessa che alla fine si può affermare si sia trasformata in un successo.

La (relativa) mancanza in termini di quantità è stata compensata dalla qualità, con ben sette piloti di nobili trascorsi, con Jean Alesi, René Arnoux e Alex Caffi, tutti e tre a bordo di Ferrari d’epoca, quali prestigiosi elementi di attrattiva, tre grandi professionisti che hanno nobilitato l’evento e, pur nella loro discrezione e riservatezza, catalizzato l’attenzione di chi era sulle tribune.

Si, perché, ed è giusto rimarcarlo, per la prima volta, seppur nel rispetto delle regole di distanziamento e pertanto non a “pieno regime”, nelle giornate di sabato e domenica, almeno parzialmente, il pubblico ha potuto affluire sulle tribune del tracciato monegasco, prova generale di quanto avverrà prossimamente in occasione del Grand Prix di Formula 1, per poter ammirare dal vivo questo spettacolo.

Da annotare come, pur trattandosi di vetture d’epoca i cui costi di manutenzione (e riparazione in caso di incidenti) siano rilevanti, l’aspetto agonistico della manifestazione stia prendendo sempre più il sopravvento, anche per via della presenza sempre più consistente di piloti ex professionisti che si affiancano alle decine di gentlemen (e ladies) drivers, ed in fondo, se vogliamo, è giusto così; la denominazione “Monaco Grand Prix Historique” già di suo evoca e preannuncia non una parata ma una gara, e chi si avvicina all’evento si aspetta, legittimamente, di vedere le vetture in pista guidate, se non al limite, con grande impegno.

Nota stonata dell’evento, ma anche nell’edizione del 2018 era stata la stessa cosa, l’aspetto meteo, laddove le gare della domenica si sono svolte con un tempo non del tutto clemente, con la pioggia che ha reso ancor più viscido ed insidioso l’asfalto del circuito, suggerendo a qualcuno di non prendersi troppi rischi, nel contempo esaltando le doti di quei piloti che più di altri hanno avuto il coraggio di “tener giù il piede”.

Sette gare, manco a dirlo, bellissime, entusiasmanti e ricche di colpi di scena, un evento che mancava e che tutti i presenti hanno apprezzato, uno sforzo organizzativo non indifferente ed un lavoro encomiabile che gli organizzatori hanno portato a termine con successo; per quanto abbiamo visto non possiamo che lasciare Montecarlo con il rimpianto che l’evento sia già finito, non senza ringraziare l’Automobile Club de Monaco e tutti coloro che hanno lavorato per far sì che questo weekend avesse luogo, anzi, sperando che questo messaggio possa arrivare loro, lo diciamo nella loro lingua: Automobile Club de Monaco, merci!

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