Formula 1, 1000 di questi GP: dagli anni Novanta ad oggi. parte 3

 

Anni 90: la tragedia Senna e la rivoluzione

 

 

Per parlare di cambiamento epocale in F.1 si deve arrivare al 1994. A quel GP di Imola del week end del primo maggio. Dapprima l’incidente di Barrichello, poi la morte di Ratzenberger al sabato e la morte di Senna la domenica. Una serie di tragedie come non si vedevano da anni. Il pubblico era cambiato, la TV invece sempre più presente e in maniera massiccia. E poi lui, Ayrton Senna, la leggenda, l’idolo di milioni di tifosi che muore in quel modo in mondovisione. Uno choc planetario e da quel momento la F.1 cambiò pelle.

 

Si ridusse la potenza dei motori, si modificarono i circuiti, si cercò in tutti i modi di impedire che altre tragedie potessero accadere. Tanto che oltre alle piste e a tutto quello che riguardava le auto, si cambiò anche il sistema di trasmissione della TV. Una regia generale aspettava 7 secondi prima di mandare in onda le immagini, per censurare eventuali scene troppo cruenti e drammatiche. Un sistema ancora oggi in vigore nelle trasmissioni delle gare. Da quel punto di svolta è nata la F.1 attuale, anche se sono passati ormai 25 anni.

 

In quel periodo, però, la tecnica giunse a livelli incredibili: le sospensioni attive, la telemetria bidirezionale, le auto telecomandate dai box, tanto che circola la storia di una McLaren che da sola girò a Silverstone. La federazione intervenne in maniera decisa. A capo c’era Max Mosley, elegante avvocato inglese che parlava correntemente cinque lingue, compreso l’italiano. Fu il fondatore della March, quindi uno che veniva dal mondo del motorsport. La sua battaglia per la sicurezza prima e la riduzione dei costi dopo, ne fecero un personaggio scomodo.

 

 

Nel frattempo in quel decennio nasceva la stella Schumacher. Il titolo 94 e 95 fu suo, poi l’arrivo alla Ferrari grazie all’abile strategia di Bernie Ecclestone. Infatti a Maranello non vincevano un titolo dal 1979, troppo per le attese dei tifosi. Con Schumacher e lo staff vincente della Benetton, a Maranello Jean Todt cercava di ricostruire una squadra, cosa che fece bene e che permise di dominare il decennio successivo. La fine degli anni 90 vissero infatti sul duello Schumacher contro Hakkinen. Ferrari contro McLaren. Con la Williams che dopo aver dominato nel 92-93 96 e 97 cominciò il lento declino che vediamo oggi, con qualche sprazzo qua e là. Il decennio però portò anche stabilità regolamentare.

 

I team avevano più o meno tutti lo stesso tipo di motore dopo che a inizio decennio si erano visti propulsori a 8 10 e 12 cilindri, da costruttori di alto livello: Renault, Ferrari, Yamaha, Honda, Ford, Mercedes una vivacità di idee, soluzioni e fantasia che lentamente è stata spenta, fino ad arrivare a motori a 10 cilindri poi ridotti a 8 ma con lo stesso alesaggio e corsa, ovvero in fotocopia con un appiattimento di norme e circuiti. La F.1 non era più la fucina degli eroi, ma sembrava una attività al pari di un lavoro in banca. Il fascino stava scemando, ma la nascita del mito Schumacher su Ferrari tenne alto l’interesse di tutti.

 

 

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