F.1 le regole bloccano i commissari in pista. Da eroi a marionette per colpa di chi?

 Commissari in azione a Monza, foto Campi-Vignati

 

Le immagini dei commissari di pista a Baku fermi e impacciati hanno fatto il giro del mondo e qualche gara prima, Cina per la precisione, ha destato perplessità vedere Albon sbattere duramente davanti ai box e nessun commissario pronto a intervenire. Superficialmente si era detto che mancava esperienza, preparazione e via di questo passo. Invece un commissario esperto, da decenni in prima fila e fra i più efficienti col suo staff in F.1, ci ha chiamato per darci le ultime indicazioni in merito. Ecco le sue esternazioni che teniamo anonime nel nome ma che molti dell’ambiente riconosceranno…

 

“Credo si possa parlare di una causa dell’effetto Jules Bianchi – dice al telefono – infatti fino a quel momento il capo posto interveniva rapidamente e dava le indicazioni. Da quel momento in poi la FIA si è irrigidita per cui i commissari di percorso possono agire solo dopo che dalla direzione gara arriva l’ordine”.

 

– Cioè se per caso intervenite subito su una vettura incidentata cosa succede?

“A noi è successo in passato e siamo stati ferocemente redarguiti perché, secondo loro, avremmo messo a rischio la nostra incolumità e quella dei piloti che sopraggiungevano. Ma noi dopo anni di esperienza, appena vediamo una situazione critica interveniamo, invece avremmo dovuto aspettare gli ordini del direttore di gara. Loro hanno i monitor, seguono tutto anche le comunicazioni del team e del pilota, quindi via radio ne sanno più di noi in pista in quel momento. E con le F.1 di oggi che sono pericolose da toccare se non si mettono in sicurezza, per colpa dei sistemi ibridi elettrici di adesso, non possiamo toccare nulla. Loro ci danno indicazioni e noi interveniamo”.

 

 Commissari pronti al recupero in pista (Foto Massimo Campi)

 

– Quindi a Baku ma anche in Cina più che incapacità dei commissari c’è stato un ritardo della direzione gara?

“Ritardo non lo so, di sicuro hanno dovuto aspettare gli ordini. A Baku hanno fatto casino con un trattore in F.2 nello spostare delle auto, ma bisogna anche capire se l’ordine era partito dalla direzione gara o se dal capoposto. Dalla TV si sentivano le urla e gli ordini, ma io mi metto nei panni di quei ragazzi. Noi siamo in pista, succede qualcosa e non possiamo intervenire. La gente in tribuna ci fischia, a volte sentiamo di quegli insulti pesanti. Poi siamo sotto gli occhi delle TV di tutto il mondo, per cui da una parte l’istinto per il pronto intervento e la messa in sicurezza, dall’altro il dover aspettare gli ordini del direttore di gara e nel frattempo la gente in tribuna ci fischia…”.

 

– Servirebbe uno staff fisso di commissari?

“Se ne parla da anni, ma non si riuscirà mai. Dipende sempre dalle piste del mondiale, dai tempi a disposizione. La maggior parte dei commissari italiani sono volontari, non possono lasciare il lavoro e seguire una stagione di F.1 senza garanzie. Dopo un anno che si fa? tutti a casa a cercare lavoro? Poi se sei a Montecarlo e hai una gru ogni 100 metri è un conto, a Monza in certi tratti non puoi mica mettere le gru e devi andare di trattorino, a Baku in certi posti non c’era manco lo spazio fra un tratto di pista e l’altro visto che erano due rettilinei affiancati. Insomma, non è facile. L’importante è che la gente sappia e capisca che in pista non possiamo intervenire. Da un lato è giusto, metti che nel pronto intervento si prenda una decisione sbagliata e poi la colpa è del direttore di gara, dall’altra ho visto che hanno atteso molto prima di decidere. Se poi aggiungiamo l”impreparazione e la mancanza di esperienza di alcuni commissari su certe piste, i commenti li lascio agli spettatori…”

automoto.it

 

 

 

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