F.1 Gp Monaco, il giorno dopo. Hamilton Verstappen come Senna e Mansell nel duello più lungo

The day after. Il lungo weekend monegasco è appena terminato. Arrabbiature e gioie si stanno sedimentando, acquietandosi, per qualcuno, addetti ai lavori in primis, su riflessioni più articolate e circostanziate. A me, che questo weekend l’ho vissuto in maniera del tutto particolare, le riflessioni non riescono proprio. Sono ancora completamente entusiasmato dallo spettacolo che la Formula Uno ha saputo offrire ieri in pista, sulla sua pista più prestigiosa e importante. È stato davvero meraviglioso assistere da pochi metri alle evoluzioni, agli attacchi, alle strenue difese, di coloro che stavano conducendo davanti la gara, ma anche alle grandi battaglie che hanno caratterizzato le seconde linee. E questo mi fa dire, mi fa sentire chiaramente che la Formula Uno è davvero lo sport più bello del mondo. Lo è ancora, nonostante, come tutte le cose della vita, possa essere migliorato.

 

Lo è ancora, perché le vibrazioni, le emozioni, la trepidazione, l’entusiasmo di chi stava in tribuna è stato pari a quello già vissuto nel 1992, duello Senna-Mansell, gara iconica e celebratissima. Ecco, per me lo spettacolo che Hamilton e Verstappen hanno saputo offrire ieri è stato proprio di quel medesimo livello. Le sensazioni di chi, allora, si trovava sulla tribuna di ingresso Piscine, sono state le medesime, stesso, infinito batticuore. Forse Nigel fu più appariscente, allora, nella sua pressione su Ayrton. Ma Nigel è molto più caldo, esuberante dell’odierna versione di Max, talento infinito divenuto capace di dominare gli istinti. Ecco, l’estrema bellezza di questo sport è proprio anche e soprattutto questa: nonostante il presunto predominio del mezzo tecnico, ipertecnologico e costosissimo, si ha ancora ampiamente e nitidamente la possibilità di apprezzare le qualità del pilota, la sua grinta, la sua abilità di prevenire le reazioni della macchina, il suo carattere, i suoi attributi e, anche i suoi sentimenti, il suo stato d,animo in quel momento. La pista non mente.

 

 

Non ti consente di mentire. Devi fare vedere chi sei. E lo ha fatto benissimo anche Lewis, che, quando Max ha affondato il colpo, ha spostato le sue ruote esattamente nel centimetro in cui voleva che fossero, per chiudere l’avversario, ma senza creare troppo rischio di patatrac. Lasciando a bocca asciutta gli spettatori privilegiati subito dietro, Sebastian Vettel, e Valtteri Bottas, che era alle prese con una Mercedes stranamente nervosa. Una quattro giorni memorabile, nonostante alcuni momenti di perplessità, dovuti ad una troppo limitata disponibilità dei piloti verso i loro fans, che, secondo me, meritano molto, molto di più, per la passione, l’amore e i soldi che ci mettono. O anche alle disavventure Ferrari del sabato, dalle quali però, è uscito il miracolo dei meccanici, sempre meravigliosi, di rimettere in pista Vettel per le qualifiche, dopo che aveva incidentato la rossa nelle FP3, e soprattutto il fantastico secondo posto nel Gran Premio. L’ambiente è davvero professionale e molto compreso nei ruoli e nei compiti assegnati. L’incontro con Riccardo Patrese e Jackie Stewart giovedì, mi ha però insinuato il dubbio che, una volta, fosse tutto più easy, più alla mano, sia nei rapporti umani che di ruolo. Detto questo, ribadisco: quando un evento ti fa battere il cuore come ieri, val sempre la pena esserci! Spero di vedervi in tanti, alla prossima. Buona Formula Uno a tutti!

 

 

 

 

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