F.1 Gp Francia, dai trofei schifosi ai problemi del tracciato una analisi della gara al Ricard

 Il gorilla di Orlinski nel GP dell’anno scorso, immutato anche in questa edizione…

 

La pista è bella, anche se con tutte le vie di fuga in asfalto, per dare risalto hanno dovuto verniciare tante di quelle righe che ti va in pappa il cervello. Piloti compresi che non sanno mai dove mettere le ruote. Eppure il Paul Ricard, come tracciato, è impegnativo, si presta a interpretazioni, traiettorie e a cuore per chi tiene aperto il gas dove serve. Il problema è che logisticamente è messo male, una sola strada che sale e scende dalla montagna e quindi poco da fare per la viabilità. Quest’anno è andata bene ma non tanto per il piano viabilistico quanto per la fuga degli spettatori dal circuito.

 

Le tribune sono provvisorie, in tubolari, i baracchini che vendono a caro prezzo panini e birra (il paninazzo col formaggino a 8 euro…), la mancanza di strutture per i disabili (abbiamo visto ragazzi portati in braccio sulla passerella sul traguardo con altri che portavano le carrozzelle) ne fanno un impianto non adeguato ai tempi per chi ha delle necessità particolari. Dopo il flop dell’anno scorso, non tanto per il pubblico pagante, quanto per i tanti rimasti bloccati in coda per ore, quest’anno si è aggiunto l’effetto Mercedes, che ha tolto verve e speranze al popolo di tifosi. Per cui la combinazione è stata devastante. Ma più devastante è vedere ancora una volta i trofei. I gorilla dello scultore Richard Orlinski, star francese senza dubbio, ma con un gusto dell’orrido tutto suo. E di chi gli ha permesso di fare questi trofei. Che stonano, fanno letteralmente schifo, anche se li avesse disegnati Leonardo da Vinci. Che in vita sua e con meno mezzi tecnici ha fatto senza dubbio molto meglio. Adesso noi siamo la patria del Michelangelo, del Bernini, del Canova, se la Francia pensa che Orlinski sia un biglietto da visita, contenti loro. Di sicuro correre qui ha un senso, vuoi per la tradizione (nel 1906 ci fu il primo GP della storia proprio in Francia) e per il tracciato. Sul resto meglio sorvolare e pensare che per fortuna è finita anche questa edizione. Nulla in confronto al niente di Magny Cours, però ti viene sempre il magone e il confronto con Monza. Criticata, bistrattata, messa sotto accusa, poi scopri che in giro per il mondo non è che ci sia di meglio

 

 

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