F.1 Gp Baku, Mercedes vince, Ferrari perde. Ma quale è il reale valore della rossa?

BAKU –  Da dove cominciare? Bel dilemma. Vincere quattro gare di fila e fare quattro doppiette per la Mercedes è diventato un classico. Merito loro o demerito dei rivali? Un po’ e un po’. Perché va bene Bottas davanti ad Hamilton, ma dietro la colpa è anche di chi non ha saputo mettere insieme tutti i pezzi di un potenziale disponibile. Ovvero, una Ferrari che in Bahrain ha perso l’occasione per fare doppietta e a Baku ha perso sia la pole, sia la possibilità di lottare per la vittoria nonostante i dati dicano che era in grado di farlo. Uno dei misteri della F.1. Avere per le mani un buon veicolo e non riuscire a farlo rendere come si deve. Ed è un mistero che la Ferrari deve risolvere presto, molto presto. Perché a guardare la classifica costruttori e quella piloti, dopo 4 gare viene il magone. “Se fossimo partiti davanti la gara avrebbe avuto un’altra storia” ha detto il team manager Ferrari, Mattia Binotto. Vero.

 

Il problema è farlo. Perché un Leclerc che sbaglia dopo aver dominato per un giorno e mezzo ci può stare, ma un Vettel che è lì quasi più da spettatore che da protagonista, porta a chiedersi se il problema sia nella gestione, nel mezzo o nell’uomo. Dato per scontato che oggi in F1 senza macchina non vai da nessuna parte, e dato per scontato che stiamo parlando di gente che ha vinto dei mondiali, quindi non dei dilettanti allo sbaraglio, viene da chiedersi cosa non ha funzionato. Perché vedere le due Mercedes andarsene a passo di carica, fare una corsa in fotocopia con ultimi giri da paura visto che Hamilton la finta, sì la sensazione è che abbia fintato l’attacco, di attaccare Bottas lo ha fatto, fa capire come fra le due vetture non ci siano differenze abissali e che il rendimento dei due piloti sia simile. Se si guarda alla Ferrari, con un Leclerc partito a busso, in grado di girare fortissimo fino ad andare in testa e poi perdersi nella strategia, fa capire come fra rendimento, prestazioni e strategie, la Ferrari a volte arranchi.

 

Tipico di chi deve improvvisare o di chi deve inventare qualcosa per ribaltare la situazione. Fatto sta che con un Leclerc in testa e con 13 secondi su Bottas, in molti avrebbero detto che fare il pit stop in quel momento sarebbe stata la cosa giusta. Invece si è arrivati a 13 giri dalla fine, quando poi si è scoperto che le gomme morbide non solo non avrebbero retto per tutta la corsa, ma erano pure più lente delle gialle usate dalla partenza. Ora, qui qualcosa non torna. Perché se la Ferrari decide di ritardare la sosta (come aveva pensato la Red Bull con Gasly) sparandosi tre quarti di gara con una gomma che altri (vedi Alfa Romeo dopo 7 giri con Raikkonen e Mercedes per metà corsa) facevano durare meno della Ferrari, vuol dire che la gestione delle coperture e il loro funzionamento era ottimale.

 

Per cui mettere le gomme più morbide, che dovevano andare un secondo e passa più veloce e poi scoprire che non solo non sono andate più veloci ma duravano anche meno, fa venire il dubbio che non si sia capito cosa si ha per le mani. Per cui, con una classifica di campionato in cui le Mercedes hanno tre GP di vantaggio sulla Ferrari (ovvero potrebbero ritirarsi per le prossime tre gare e sarebbero sempre in testa) il vero potenziale della rossa quale è? Quello che si è visto fin dai primi giri di prova e per tre quarti di gara con Leclerc oppure la resa senza difesa di Vettel? Un bel mistero, visto che finora le uniche certezze arrivano dalla Mercedes, da un Bottas che sembra un duro come mai in precedenza e da un Verstappen che non ne sbaglia una e appena avrà una Red Bull Honda competitiva, sarà una bella battaglia da vedere. Il resto non pervenuto. Come dire, dopo quattro corse una certezza, tanti dubbi e molti interrogativi.

AUTOMOTO.IT

 

 

 

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