F1 AMARCORD: CHI LI RICORDA?

 

 

E’ innegabile che la Formula 1 degli anni ’70 e ’80 abbia vissuto un periodo decisamente florido, sia per quanto riguarda l’ingresso di nuove squadre e vetture nel “circus”, sia per alcune curiosità che si sono viste, senza dimenticare che di certo le vetture, forse anche grazie ai regolamenti in vigore a quel tempo, avevano ciascuna una caratterizzazione propria che la rendeva inconfondibile dalle altre.

 

Un caleidoscopio di forme, talora curiose, talora azzardate e qualche volta anche talmente particolari da apparire almeno in apparenza poco funzionali, che però ha lasciato segni nella storia della Formula 1, qualcuno tuttora nella mente di tutti, altri purtroppo dimenticati.

 

L’Historic Formula 1 Grand Prix svoltosi a maggio a Montecarlo è stata ghiotta occasione per ritrovare alcune (ed altrettante se ne sarebbero potute vedere) curiosità e/o chicche; nell’esporre quanto le strade del Principato hanno presentato, viene quasi naturale lanciare una sfida agli appassionati, per vedere chi ancora ricordi quanto si è visto “girare” sul circuito monegasco e di seguito esposto.

 

Non era una F1, ma la Lamborghini Marzal fu, per i tempi, un interessante concept, tuttora attuale nella sua linea; tra le sponsorizzazioni celebri chi ricorda quella (sua unica nella F1) della Lavazza sulla March di Lella Lombardi (‘75/’76) e quella, ancor più eclatante, della famosa marca di anticoncezionali Durex, che sollevò più di un commento, diciamo con un eufemismo, “sarcastico”?

 

 

Una particolarità riguardò la Lotus, che nel ’73 andò ad applicare sul suo alettone posteriore, ad imitazione e retaggio degli aviatori della prima guerra mondiale, l’adesivo di un alloro per ciascuna vittoria ottenuta nella stagione, ad indicare ogni Gran Premio “colpito” con successo.

 

Tra le auto, se tutti ricordano la celeberrima Ferrari “spazzaneve”, non altrettanto agevole però portare alla memoria che in F1 vi fosse una Eifelland, od una Matra, od ancora che la Tecno avesse, con coraggio ma poca fortuna, realizzato un 12 cilindri affidato a Nanni Galli e Derek Bell, o che la March 711, prima vettura di F1 di Lauda, avesse sul muso un’appendice aerodinamica ellittica a forma di “vassoio”.

 

 

Se fu la Hesketh a portare James Hunt agli onori della ribalta, così come il nome Shadow riporta alla memoria Tom Pryce, è anche vero che l’ormai dimenticato marchio ISO fu partner del Team di quel Frank Williams poi pluri vincitore nella categoria, e che anche gli americani, con Roger Penske ed il suo team, accettarono la sfida con il vecchio continente in F1.

 

Tra i nomi di piloti ancora riportati sugli abitacoli, come non ricordare Clay Ragazzoni, nonché il neozelandese Chris Amon, noto come “il più sfortunato pilota della storia della F1”; ma il tributo più importante va a David Purley, che in un tragico GP d’Olanda del ’73, il culmine della vergogna della F1 di allora, tentò vanamente di aiutare il povero Roger Williamson, deceduto nel rogo della sua vettura senza che nessuno intervenisse in suo aiuto.

 

 

 

Anche tra le scuderie qualche nome che, causa una permanenza occasionale o poco più, o la mancanza di risultati, è finito nel dimenticatoio. Qualche esempio? La meteora Gulf Rondini di Alessandro Pesenti Rossi, la Token di Tom Pryce, la Wolf Racing, la ATS, o ancora la Embassy, piuttosto che la Theodore Racing, la stessa Amon, presente solo per cinque Gran Premi nel ‘74, sino a giungere alla Copersucar, portata in pista da Emerson Fittipaldi, che a sorpresa, nel periodo del suo splendore, scelse di supportare una scuderia del suo Brasile a scapito di team che avrebbero potuto portarlo ad altri successi.

 

 

A questo punto ciascuno potrà citare altre “perle”, quali la Tyrrell a 6 ruote la Brabham BT46 con il “ventilatore”, ciascuno potrà aggiungere una sua tessera, il tutto per creare quel meraviglioso puzzle della Formula 1 del passato…

 

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