Amarcord i Ferraristi di ieri, la storia di… JODY SCHECKTER

 

Lo chiamavano l’orso perché aveva lo stesso carattere. Irascibile, poco socievole, inaffidabile e scontroso. E rispondeva a monosillabi alle domande dei giornalisti digrignando i denti. In pista, poi, meglio lasciar perdere.

Se qualcuno era convinto di avere più coraggio di Jody Scheckter in staccata, spesso quel qualcuno si ritrovava contro le barriere o all’ospedale a discuterne con il diretto interessato. Sette anni dopo, campione del mondo con la Ferrari, tutti concordano nel dire che Jody Scheckter era una persona gentile, educata, con un senso dello sport e della vita che ne facevano una persona amabile. Ma per tutti, appena arrivato a Maranello, era ancora l’orso.

 

Con questa fama poco lusinghiera, un giorno del 1972 Jody Scheckter si presenta al via del GP USA al volante di una vecchia McLaren. E’ l’otto ottobre, Jackie Stewart vince il GP, il dodicesimo della stagione che ha incoronato campione del mondo Emerson Fittipaldi. Il debutto del giovane sudafricano passa quasi inosservato. Senza infamia e senza gloria, per dirla tutta. Il programma è striminzito, i soldi pochi, ma abbastanza per coprire 5 gare della stagione 1973. Al debutto in Sudafrica, niente da segnalare, la gara scorre via senza problemi. I problemi, e grossi, arrivano in Francia.

E’ la seconda corsa della stagione per il giovane Scheckter, quasi nessuno fa caso al sudafricano che, tanto per non smentire la fama di duro, finisce a ruotate con il campione del mondo in carica, Emerson Fittipaldi. Il brasiliano è furente, deve ritirarsi quando era lanciato verso il trionfo con la sua Lotusn solo perché un doppiato come Scheckter ha deciso di tenere giù il piede quando non era il caso. Quell’incidente impedisce a Emerson di reggere il confronto con Jackie Stewart con la Tyrrell, una monoposto che ha un altro passo rispetto all’anno prima.

 

La questione sembra chiusa nel retrobox del Castellet quella domenica 1 luglio. Invece di Scheckter se ne sentirà parlare ancora. Due settimane dopo, per la precisione. A Silverstone si corre al sabato, secondo la tradizione britannica, e se in Francia Jody l’aveva fatta grossa con un campione del mondo, quello che combina a Silverstone è da guinnes dei primati. Alla fine del primo giro, scattato molto bene da centro griglia, arriva lanciatissimo alla Woodcote, l’ultima curva che immette sul traguardo. La McLaren si scompone, Jody prova a riprenderla ma in testacoda, a 220 all’ora, taglia la strada a tutto il gruppo che lo segue, sbatte contro il muretto dei box e rimbalza in mezzo alla sede stradale. E’ una carambola pazzesca alla fine del primo giro che vede coinvolte 13 monoposto, di cui 8 gravemente danneggiate.

 

Nel mucchio finisce anche la Surtees di Andrea De Adamich, che resta intrappolato, con le gambe spezzate, nel moncone della sua monoposto. Dopo oltre mezz’ora i pompieri riusciranno a liberare il pilota triestino; la gara poi riparte, ma senza Jody che non ha una macchina di scorta. Se a Silverstone le cronache sportive hanno fatto conoscere al mondo Scheckter, nell’ambiente si sa con chi si ha a che fare. E infatti, nel GP del Canada, quarta apparizione dell’anno, Jody non si smentisce e butta fuori pista Francois Cevert con la Tyrrell. Nonostante la botta il pilota francese, pur zoppicando, non emula Emerson Fittipaldi, che in Francia si era limitato alle invettive. Col casco in mano, Cevert lo picchia in testa a Scheckter cercando immediata vendetta al fattaccio. Purtroppo i due non faranno mai la pace perché durante le qualifiche del GP USA, due settimane dopo, Cevert morirà in un drammatico incidente.

 

Con queste premesse, Jody Scheckter si presenta al via della stagione 1974 al volante della Tyrrell che, perso Cevert e ritiratosi Stewart, ricomincia con il sudafricano e il francese Patrick Depailler. La Ferrari, in quell’anno, ricomincia con Lauda e Ragazzoni. A comandare le operazioni, il giovane Luca di Montezemolo. Tanto era irruento e precipitoso l’anno prima, tanto è giudizioso e regolare in questo 1974. Merito di Ken Tyrrell che ha plasmato il carattere di Scheckter.

 

Fatto sta che a fine stagione Jody conclude al terzo posto nella classifica iridata, vince il primo GP in Svezia. A Silverstone, dove l’anno prima aveva combinato un disastro, Jody vince la seconda gara della stagione. E’ una serie incredibile di piazzamenti a podio o in zona punti. Il mondiale lo vince Fittipaldi davanti alla Ferrari di Ragazzoni, ma Jody si conferma come uno dei migliori al via. Nel 1975 vince ancora, stavolta in Sudafrica, e la gioia è enorme perché vincere davanti al proprio pubblico contribuisce a sciogliere un po’ l’anima selvaggia di Jody Scheckter.

 

Altra vittoria in Svezia nel 1976 e ancora un terzo posto nel mondiale dietro a James Hunt e Niki Lauda. Ma anche in questa stagione Jody si dimostra costante con quattro secondi posti e appena tre ritiri. La capacità di un campione si vede anche nel momento delle scelte. A fine 76 il miliardario canadese di origini austriache, Walter Wolf, commissiona una monoposto di F.1 e decide di partecipare al mondiale 1977. Scheckter accetta la proposta e si aggrega alla formazione. E’ con sorpresa che all’avvio del mondiale, nel GP d’Argentina, la Wolf vince davanti alla Brabham di Carlos Pace. Non sarà l’unica vittoria dell’anno, perché  Scheckter vincerà anche a Montecarlo e in Canada e fino alla fine della stagione renderà la vita difficile a Niki Lauda, che vince il secondo titolo mondiale con la Ferrari, ma lascia la squadra proprio alla vigilia del GP del Canada mollando tutti senza preavviso.

 

Tanto era stata trionfale la stagione del debutto, tanto è deludente il 1978. La Wolf non è più la macchina tritarivali dell’anno precedente. Scheckter arranca e ai due esordienti, Bobby Rahal e Keke Rosberg, non va meglio nelle occasioni in cui affiancano il sudafricano. A fine anno, col mondiale vinto da Andretti e la Ferrari che perde Carlos Reutemann, arriva l’annuncio a sorpresa: al fianco di Gilles Villeneuve, nella stagione 1979 ci sarà il sudafricano Jody Scheckter.

E’ l’anno delle wing car, che sfruttano l’effetto Venturi nelle fiancate. La 312 T4 non è il massimo dell’efficienza aerodinamica, tanto che alcuni la chiamano “la pantofola” per l’aspetto poco aggraziato, anche perché monta un motore dodici cilindri boxer, molto più largo rispetto alla maggior parte dei Ford V8 che usano i rivali. A Enzo Ferrari non importa se la monoposto è brutta: “Le monoposto brutte sono quelle che non vincono” ribadisce in più di una occasione. Chi conosce Scheckter comincia con lo scommettere che la coppia con Villeneuve si romperà molto presto. I due sembrano molto diversi, la fama di Jody non è delle migliori in pista.

 

 

E tanto per non smentirsi, nel primo GP di quella stagione, il GP d’Argentina, comincia subito con un incidente terribile, in cui viene coinvolto anche Nelson Piquet. La Brabham del brasiliano centra in pieno la Ferrari del sudafricano e si accorcia di 60 centimetri.

 

Si teme per Piquet, invece Nelson ne esce indenne anche se dolorante. Le Ligier volano, Laffite vince le prime due gare della stagione. La Ferrari in Brasile si difende con un quinto posto di Villeneuve e il sesto di Scheckter. Primo punto al volante di una Ferrari. La 312 T4 non è un mostro di efficienza rispetto alle rivali, ma ha un grosso pregio: è guidabile, affidabile e potente. L’ideale per i piloti che possono utilizzarla al meglio, trovando subito i migliori compromessi e in Sudafrica e Long Beach la musica cambia decisamente. Villeneuve vince entrambe le gare davanti a Scheckter.

 

La doppietta delle rosse fa spostare l’ago della bilancia. Scheckter sfrutta la sua esperienza e cogliendo una serie di piazzamenti porta a casa dei punti, anche se il regolamento di quella stagione prevede che si possano accumulare e contare per il mondiale i migliori 4 piazzamenti di ogni blocco di sette e otto gran premi. In Belgio Scheckter firma la sua prima vittoria con la Ferrari, due settimane dopo a Montecarlo bissa e sfruttando la rottura del semiasse della vettura gemella di Villeneuve, si porta al comando del mondiale incrementando il vantaggio sul canadese. Unica battuta a vuoto, in quella fase del mondiale, arriva in Francia, con un settimo posto, ma poi Jody riprende la marcia trionfale: un 5 a Silverstone, due quarti in Germania e Austria, un secondo in Olanda, vigilia della gara decisiva di Monza.

 

Nel GP d’Italia la Ferrari può chiudere il discorso mondiale. Enzo Ferrari ci terrebbe tantissimo, ma ci sono da fare i conti con le Renault turbo che, dopo aver vinto la prima gara a Digione, si stanno dimostrando sempre più veloci. Occorre che la squadra lavori all’unisono. Chi a inizio anno aveva scommesso sul rapporti fra Scheckter e Villeneuve, ha perso da tempo la somma puntata. I due vanno d’accordo, si scambiano opinioni, fanno comunella insieme, specialmente quando da Montecarlo devono andare a Fiorano a provare le novità tecniche. Quando guidano Gilles e Jody, la polizia stradale dell’Autostrada dei Fiori se ne accorge, viste le sfide che i due inscenano ad ogni occasione. A Monza, però, serve un sacrificio: Gilles Villeneuve, in teoria, potrebbe ancora vincere il mondiale, ma come chiedere al canadese di rinunciare a favore del compagno di squadra? Non ce ne è bisogno: Villeneuve parla con Scheckter, si confida con la squadra e si dichiara d’accordo.

 

A Monza la Ferrari lotterà per portare a casa il titolo mondiale. Dapprima giocando sul ruolo di attaccante di Villeneuve contro le Renault, e poi al momento opportuno sul sacrificio di Gilles. Il campione conosciuto fino a quella stagione, il Jody Scheckter orso, irascibile, scontroso, non c’è più. A Fiorano è stato conquistato dall’ambiente, dai tifosi della rossa, dal calore del pubblico italiano. Jody scherza e parla italiano, è disponibile, è uno dei tifosi. Quando parte il GP a Monza le due Renault scattano davanti, ma l’avvio di Gilles Villeneuve fa tremare i polsi ai tifosi in tribuna. Lo show dura fino a quando la prima Renault, quella di Arnoux, si ferma per rottura del turbo.

 

Tocca poi a Jabouille mollare e finire nelle retrovie, le Ligier non sono vicine, le due Ferrari giocano in casa e Scheckter arriva al traguardo scortato come un’ombra dalla vettura di Gilles Villeneuve. Vittoria nel GP di casa, doppietta e titolo mondiale piloti e titolo costruttori! E’ una esaltazione generale che a Monza non si vedeva dal 1975, quando il titolo lo vinse Niki Lauda, la gara invece Ragazzoni, ma stavolta è diverso perché c’è l’eroe dei tifosi, Villeneuve, che col suo gesto ha regalato alla squadra un titolo incredibile, e c’è Jody Scheckter che finalmente corona il sogno di una vita.

 

E tanto per non smentirsi, nel primo GP di quella stagione, il GP d’Argentina, comincia subito con un incidente terribile, in cui viene coinvolto anche Nelson Piquet. La Brabham del brasiliano centra in pieno la Ferrari del sudafricano e si accorcia di 60 centimetri. Si teme per Piquet, invece Nelson ne esce indenne anche se dolorante. Le Ligier volano, Laffite vince le prime due gare della stagione. La Ferrari in Brasile si difende con un quinto posto di Villeneuve e il sesto di Scheckter. Primo punto al volante di una Ferrari. La 312 T4 non è un mostro di efficienza rispetto alle rivali, ma ha un grosso pregio: è guidabile, affidabile e potente. L’ideale per i piloti che possono utilizzarla al meglio, trovando subito i migliori compromessi e in Sudafrica e Long Beach la musica cambia decisamente.

 

Villeneuve vince entrambe le gare davanti a Scheckter. La doppietta delle rosse fa spostare l’ago della bilancia. Scheckter sfrutta la sua esperienza e cogliendo una serie di piazzamenti porta a casa dei punti, anche se il regolamento di quella stagione prevede che si possano accumulare e contare per il mondiale i migliori 4 piazzamenti di ogni blocco di sette e otto gran premi. In Belgio Scheckter firma la sua prima vittoria con la Ferrari, due settimane dopo a Montecarlo bissa e sfruttando la rottura del semiasse della vettura gemella di Villeneuve, si porta al comando del mondiale incrementando il vantaggio sul canadese. Unica battuta a vuoto, in quella fase del mondiale, arriva in Francia, con un settimo posto, ma poi Jody riprende la marcia trionfale: un 5 a Silverstone, due quarti in Germania e Austria, un secondo in Olanda, vigilia della gara decisiva di Monza. Nel GP d’Italia la Ferrari può chiudere il discorso mondiale.

 

Enzo Ferrari ci terrebbe tantissimo, ma ci sono da fare i conti con le Renault turbo che, dopo aver vinto la prima gara a Digione, si stanno dimostrando sempre più veloci. Occorre che la squadra lavori all’unisono. Chi a inizio anno aveva scommesso sul rapporti fra Scheckter e Villeneuve, ha perso da tempo la somma puntata. I due vanno d’accordo, si scambiano opinioni, fanno comunella insieme, specialmente quando da Montecarlo devono andare a Fiorano a provare le novità tecniche. Quando guidano Gilles e Jody, la polizia stradale dell’Autostrada dei Fiori se ne accorge, viste le sfide che i due inscenano ad ogni occasione. A Monza, però, serve un sacrificio: Gilles Villeneuve, in teoria, potrebbe ancora vincere il mondiale, ma come chiedere al canadese di rinunciare a favore del compagno di squadra? Non ce ne è bisogno: Villeneuve parla con Scheckter, si confida con la squadra e si dichiara d’accordo.

 

A Monza la Ferrari lotterà per portare a casa il titolo mondiale. Dapprima giocando sul ruolo di attaccante di Villeneuve contro le Renault, e poi al momento opportuno sul sacrificio di Gilles. Il campione conosciuto fino a quella stagione, il Jody Scheckter orso, irascibile, scontroso, non c’è più. A Fiorano è stato conquistato dall’ambiente, dai tifosi della rossa, dal calore del pubblico italiano. Jody scherza e parla italiano, è disponibile, è uno dei tifosi. Quando parte il GP a Monza le due Renault scattano davanti, ma l’avvio di Gilles Villeneuve fa tremare i polsi ai tifosi in tribuna. Lo show dura fino a quando la prima Renault, quella di Arnoux, si ferma per rottura del turbo.

 

Tocca poi a Jabouille mollare e finire nelle retrovie, le Ligier non sono vicine, le due Ferrari giocano in casa e Scheckter arriva al traguardo scortato come un’ombra dalla vettura di Gilles Villeneuve. Vittoria nel GP di casa, doppietta e titolo mondiale piloti e titolo costruttori! E’ una esaltazione generale che a Monza non si vedeva dal 1975, quando il titolo lo vinse Niki Lauda, la gara invece Ragazzoni, ma stavolta è diverso perché c’è l’eroe dei tifosi, Villeneuve, che col suo gesto ha regalato alla squadra un titolo incredibile, e c’è Jody Scheckter che finalmente corona il sogno di una vita.

 

 

 

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