ABARTH, 70 ANNI DI SUCCESSI

 

Uno degli elementi più importanti, per quanto rappresenti nella storia automobilistica, di questa edizione di Automotoretrò risiede nel settantesimo anniversario della fondazione dell’Abarth, il cui nome è di certo legato indissolubilmente ai successi ottenuti in pista, sia nelle categorie turismo grazie alle piccole utilitarie Fiat, sia in pista, con i successi ottenuto nel Campionato Euromarche 2000 nei primi anni ’70 grazie a piloti quali Arturo Merzario e Nanni Galli, nonché ai Campionati del Mondo Rally.

 

Sotto l’aspetto storico, gli albori del successo della casa dello scorpione risalgono in prima battuta a quando il marchio produceva marmitte per l’elaborazione di diverse vetture (la prima fu la Fiat 500 Topolino) di case automobilistiche come Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Simca e Porsche; sarà, negli anni ’60, il sodalizio virtuale con le Fiat 500 e 600 a lanciare la casa automobilistica nel mondo delle corse raccogliendo successi e dando al marchio un fascino che tutt’oggi rimane immutato.

 

 

Come logo aziendale fin dall’inizio fu scelto uno Scorpione, il segno zodiacale del fondatore Karl Abarth, posto al centro di uno scudo, emblema di vittorie, con sullo sfondo le tinte giallo e rosso, i colori di Merano, città natale, in questo un piccolo omaggio del figlio, del padre di Karl Abarth. Un marchio, giusto ricordarlo, ed a differenza di quasi tutti gli altri, rimasto immutato nel corso del tempo, un segno distintivo divenuto uno dei marchi per eccellenza delle vetture sportive.

Una casa automobilistica che ha rappresentato un segno distintivo, e che attira sempre, da un lato, magari un po’ nostalgicamente, tutti coloro che hanno ammirato in pista queste vetture nel periodo del loro fulgore sportivo, dall’altro generazione dei giovani d’oggi, che in prima istanza associa la preparazione della vettura sotto l’aspetto estetico al concetto di “tuning”, per poi scoprire che dietro ad una carrozzeria “incattivita” c’è un propulsore potenziato in grado di generare emozioni e scariche di adrenalina.

 

Da non dimenticare che, se vogliamo, Abarth ha rappresentato nel passato anche una delle poche opportunità per tantissimi giovani della scorsa generazione, tra cui alcuni nomi divenuti nel tempo poi celebri, per avvicinarsi al mondo delle corse utilizzando vetture derivate da quelle “di tutti i giorni”, e con costi tutto sommato ragionevolmente sostenibili.

Sotto l’aspetto sportivo si può affermare senza timore di essere smentiti che Abarth si sia imposto nel panorama automobilistico sportivo in modo “trasversale”, ottenendo successi, solo per citare i più famosi, sia nei rally (chi non ricorda le Fiat 124 spider e 131 rally?), sia in pista (nei primi anni ’70 le “2000” furono protagoniste nell’Euromarche con la scuderia Osella), sia nelle gare in salita dell’Europeo della Montagna. Non solo, ma tutt’ora, nei campionati e nelle manifestazioni di auto storiche, le Abarth sono sempre presenti e sempre ai vertici delle competizioni.

 

Ultimo ma non ultimo, un compleanno in quella cornice, lo stabilimento produttivo storico della Fiat del Lingotto, oggi dismesso e convertito in grande area commerciale, dalle cui linee di produzione sono uscite quelle vetture che, rielaborate, hanno fatto le fortune della casa dello scorpione; un tassello, non meno importante, che lega la storia di questi due marchi automobilistici.

 

 

Di certo uno dei padiglioni più ammirati di questa edizione di Automotoretrò, anche per la presenza di alcuni “pezzi” di grande valore, e non solo economico, quali un paio di prototipi, una Formula Italia, alcune “500” e “600” elaborate, sino all’ultima 124 spider passando per la sua omonima progenitrice e la mitica 131 rally; uno spaccato di storia delle competizioni che ha visto il marchio dello scorpione protagonista lungo i 70 anni della sua storia.

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