THE ICE CHALLENGE, QUALI REGOLE E PER CHI?

di MARCO FERRERO

In generale, la bontà di un evento non può prescindere dalla capacità dell’organizzazione di costruirsi un’immagine di trasparenza a mezzo di regole preventivamente definite, coerenti con quanto si porta avanti e delle quali essa stessa sappia essere adeguato testimonial e garante; va invece preso atto, purtroppo, che anche questo evento si è adeguato dallo scorso anno a certe “regole” che sempre più stanno prendendo piede in ambito sportivo.

La storia lo insegna, in tutti gli eventi dove ci sono “fotografi ufficiali” (o sedicenti tali) o persone che si assicurano l’esclusiva di fotografare l’evento, e potremmo citare, a titolo di esempio poco edificante, il campionato del mondo MX, finisce che l’accesso alla pista diventa ad appannaggio di pochi eletti mentre ai media non viene concesso di operare.

E’ evidente che chi, e presumibilmente non a titolo gratuito, si assicura una posizione di monopolio per scattare foto, godendo delle postazioni più favorevoli, voglia tutelare i propri interessi, assicurandosi di non avere scomode interferenze o potenziali “rivali”, con ciò concordando con l’organizzazione che nessun altro vada a bordo pista.

Già lo scorso anno era successo che, accreditato come fotografo, e come tale con accesso alla pista, la pettorina fosse poi in loco stata negata accampando una scusa pietosa ed assolutamente poco credibile (il vigile di Pragelato non voleva più di quattro fotografi in pista), che peraltro dopo pochi minuti era stata “sgamata”, dato che almeno una decina di fotografi, evidentemente di maggior gradimento, operavano all’interno del tracciato.

Quest’anno, con l’istituzione della figura di un “responsabile stampa”, il diniego ha assunto un carattere formale più ufficiale, nel contempo nulla variando nella sostanza; nello specifico, nonostante il modulo di richiesta di accredito preveda espressamente la posizione di “fotografo”, con richiesta dei requisiti professionali (e dell’inoltro di un book fotografico di 20-25 foto), a richiesta di accreditamento con accesso alla pista la risposta è testualmente stata “sottolineiamo che non sarà tuttavia possibile accedere all’interno dei circuiti ma solo nelle aree esterne allestite e in posizione sopraelevata”.

Approfondendo la questione, la versione è stata integrata dall’inciso “l’ingresso in pista non è consentito dalla Commissione di Vigilanza Pubblici Spettacoli (esclusi 3 nominativi che sono stati indicati con diverse settimane di anticipo) che impone strette normative di sicurezza a seguito della Legge Gabrielli che, in Italia, ha ridotto moltissimo le possibilità di manovra per gli organizzatori”.

A monte del fatto che sino a meno di un settimana prima dell’evento non esistesse sul sito una sezione “media”, non è chiaro con quali criteri siano stati scelti i tre – come definito il numero? – nominativi, né risulta che fosse possibile candidare il proprio nominativo per accedere alla pista; se poi vogliamo dirla tutta, la Legge Gabrielli, del 2017 dopo i fatti di P.zza San Carlo a Torino, poi superata da una circolare del 2018, ha ambito di applicazione per quanto riguarda il pubblico e non anche per gli addetti ai lavori (che nello specifico dei giornalisti hanno due assicurazioni e firmano una liberatoria).

Dalla visione poi delle immagini trasmesse in streaming, che peraltro non coprivano tutta la pista, di tutta evidenza come in gara 2 si contavano almeno cinque operatori (non dovevano essere 3?) a bordo tracciato, due a fondo pista e tre al primo tornante; volendo poi essere pignoli, sarebbe da comprendere come mai qualcuno non vestisse la regolare pettorina (che a termini di normative di sicurezza e per riconoscimento va indossata).

Qualcosa, è ovvio, non torna; che certe pratiche siano ormai comuni è dato di fatto, quanto meno sarebbe opportuno evitare di farsi “prendere in castagna”, per giunta con autogol clamorosi. Come media il dovere di segnalare questi fatti, tanto perché si comprenda che non si ha voglia di essere presi in giro, e che non si vuole interferire nelle opportunità di business di altri ma solo esercitare il proprio principio del “diritto di cronaca”.

Se regole vi sono, devono essere rispettate da tutti, in primis da chi le definisce.

 

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