L’OPINIONE La F.1 attuale è figlia di Greta Thunberg

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT
Le nuove regole? Il dibattito è aperto. A chi non piace l’aspetto sportivo, a chi non va giù la parte tecnica. Quello che tutti dimenticano è che questa F.1 è figlia di Greta Thunberg e della diversa visione che hanno le nuove generazioni rispetto al passato. Certo, Greta è impegnata nel lanciare il suo messaggio ecologista in modi e termini decisi, con tanto di supporto adeguato alle sue spalle. La nostra generazione, parlo dei giovani anni 70 e 80, si limitava a manifestare contro l’uso del carbone nelle centrali o contro l’energia atomica.

Ma la sostanza era la stessa: un mondo migliore, pulito e a misura d’uomo.

Che nel corso dei decenni sia cambiata la visione, fa parte della naturale evoluzione del sistema. Lo dice una legge della termodinamica applicabile a tutti i sistemi chiusi, come lo è la società umana. Ovvero, ogni sistema tende al disordine molecolare. Adesso immaginate ognuno di noi come una piccola molecola agitata da visioni, idee e prospettive, mettetele insieme e agitate con forza. Basta un catalizzatore, ovvero un elemento che scateni la reazione. In questo caso Greta è uno dei catalizzatori. La differenza sostanziale fra noi vecchi agè che ci agitavamo per un mondo migliore e pulito, avevamo nel mondo dell’auto quel simbolo di libertà e movimento che le nuove generazioni non hanno. Per noi vedere un uomo sfidare se stesso portando al limite un mezzo meccanico e nel contempo sfidare gli altri alle prese con lo stesso problema, era esaltante e visionario, futuristico. Alla Marinetti, per intenderci, che nella sfida uomo macchina vedeva lo svolgersi del futuro. Con Greta non è così, sono cambiati i parametri e nel contempo questa F.1 ne è la conseguenza.

Tutti a rimpiangere il rombo dei motori V12 o V10, dimenticandosi che il passaggio dai 12 ai 10 cilindri e poi a 8 fu traumatico.

Ovvero, ogni 2 cilindri persi, era una tragedia per gli amanti del classico. Eppure adesso, spalmati nel decennio precedente, che sia 12 oppure 8 cilindri, sembra uguale. Dai 3500 cc ai 2400 e poi 1600 cc turbo, un salto tecnologico che ha portato modifiche e miglioramenti. L’ultima rivoluzione, datata 2014, dei motori ibridi, quelle complicazioni elettroniche ed elettriche che mandarono in bestia il presidente Montezemolo, sono in realtà figli di Greta Thunberg e della sua visione ambientalistica. Chi rimpiange i V10 e V8 del passato e il loro suono, di certo non rimpiange i consumi di 1,1 km al litro. Il Cosworth, che era il motore base per tanti “garagisti”, per dirla alla Enzo Ferrari, per quanto con appena 8 cilindri, beveva benzina come una petroliera e il km e poco più al litro, era la norma. Vetture con 250-280 litri di serbatoio, vere bombe esplosive, sono un lontano ricordo. Oggi, prendendo l’ultimo GP del Messico, le F.1 fanno tempi record sul giro, percorrono i 305 km del GP con meno di 105 kg di carburante, che fanno circa 82 litri di benzina. Ovvero, si corre una gara completa con un terzo della benzina che serviva anni fa e si va più veloci.

Ovvero, meno consumi, meno emissioni, meno inquinamento.

Se tutto fosse trasferito sulle nostre strade, e alcune supercar lo fanno, sarebbe come se la nostra Panda invece di 20 km al litro di benzina, ne percorresse quasi 50-60 con una maggiore potenza. E’ la F.1 dell’era Greta, della lotta ambientale. E poi si critica Lewis Hamilton e il suo messaggio ecologista, si prendono le distanze e si applaude Raikkonen. “Consumiamo benzina solo per vedere chi è più veloce”. O Alonso. “Prendiamo 200 aerei all’anno e nessuno si indigna”. Vero, ma Fernando dimentica che i tempi di percorrenza con l’aereo sono rimasti identici. Ovvero, le 7 ore per andare a New York sono rimaste quelle, è cambiato il consumo degli aerei. Un Jumbo consumava circa 50 kg all’ora di cherosene per passeggero (moltiplicate per 400 persone e avrete il totale del consumo…) per alimentare i suoi 4 motori da 25 mila kg di spinta l’uno. Oggi un 777 o un 787, con due soli motori e 100 mila kg di spinta, hanno ridotto i consumi del 50 per cento. Non è una rivoluzione eclatante come una F.1 che circola in silenzio sui circuiti del mondiale, ma è sempre un bel risultato. Ed è il risultato di una visione alla Greta Thunberg. Ecco perché a Greta e a chi la pensa come lei è importante far capire a cosa serve la F.1, le competizioni, lo sviluppo e la ricerca. Certo, una gara è più spettacolare di un laboratorio di analisi, ma serve per far capire tante cose. E quindi, seppure a malincuore e con nostalgia del suono dei V12 e V10 del passato, di tutto quello che fa rumore per correre, dobbiamo fare i conti con questa visione. Forse Liberty Media e la FIA, nello stilare le nuove regole, o avranno considerato. Forse no. Per noi, vecchi amanti di una F.1 che è cambiata e sparita, è il segno dei tempi. Magari fra qualche anno, seduti sul divano con a fianco Greta, potremmo chiederle se le è piaciuto o meno. Oggi possiamo solo prenderne atto. A malincuore e nostalgici, di quando si poteva sgasare senza sentirsi in colpa di tutto quanto va male nel mondo.
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