F1 GP Singapore: Le polemiche offuscano il gesto sportivo dei campioni

GIUSEPPE MAGNI

 

Tra l’Italia e Singapore ci sono oltre 10.000 chilometri e oltre 16 ore di volo. Praticamente dall’altra parte del mondo. Forse sarà stato per questo che, proprio là, durante il Gran Premio di Formula 1, sono scoppiate polemiche dell’altro mondo, segnatamente sul budget cap, con presunte irregolarità forse commesse da un paio di squadre. Personalmente ho sempre ritenuto il limite alle spese imposto alle entità societarie partecipanti come concorrenti al campionato del mondo di Formula 1 praticamente impossibile da controllare. Sono troppe e terribilmente complesse le casistiche, le variabili in gioco e, soprattutto, i modi in cui valori anche molto cospicui potrebbero essere occultati da qualsiasi contabilità e da qualsiasi verifica o conteggio, oppure conteggiati in società diverse da quelle oggetto di verifica. Per cui trovo davvero singolare, per non dire strano, che si voglia porre un tetto di spesa proprio alla massima espressione dell’automobilismo sportivo mondiale, notoriamente portata a spendere e spandere in ricerca, gallerie del vento, tecnologie vecchie, nuove e future. Come vengono conteggiate, per esempio, le costosissime ricerche che tanti partner delle squadre, soprattutto quelle più abbienti, svolgono al fine di ottimizzare le performances delle monoposto?

Vorrei andare oltre queste tematiche extra sportive, e andare anche oltre alla querelle seguita dopo la gara a proposito di presunte irregolarità commesse dal pilota che ha vinto meritatamente il Gran Premio di Singapore 2022, Sergio Perez, detto Checo. Vorrei soffermarmi particolarmente sulle prestazioni dei piloti che si sono cimentati in questa difficile prova disputata, sia sabato che domenica, con condizioni di pista difficilissime.

Vorrei soffermarmi sul modo in cui Max Verstappen ha repentinamente girato la propria Red Bull, roteandola su sé stessa, dopo aver clamorosamente mancato una staccata nel tentativo di superare Sebastian Vettel.

Vorrei soffermarmi sui ripetuti e reiterati traversi di Charles Leclerc nel tentativo di tenersi il più vicino possibile a Sergio Perez, onde tentare di sopravanzarlo nel tratto di pista più propizio.

Vorrei soffermarmi sulle qualifiche, dove era impossibile per tutti compiere un giro pulito al massimo delle possibilità del pilota e della macchina. E’ stato, per tutti, un compromesso tra inusitate intraversate a qualche centimetro dal minaccioso muro che incombeva ovunque ai bordi di questo veloce imbuto cittadino, e la pulizia di guida, soprattutto nelle curve, sempre ritenuta assolutamente essenziale per ottenere il tempo di percorrenza sul giro più basso possibile.

Vorrei soffermarmi sul giro di qualifica compiuto da Lewis Hamilton, una ulteriore perla aggiunta al suo infinito collier di preziosismi da fuoriclasse.

Vorrei, in definitiva, soffermarmi e rivedere tutti i numerosi virtuosismi che i 20 piloti più famosi del mondo hanno sciorinato nella serata di quel remoto angolo di mondo. Certamente sono state tutte manovre che ciascuno degli appassionati che ha assistito al Gran Premio ha apprezzato molto, al di là della effettiva utilità o meno delle manovre stesse. Vorrei davvero che si parlasse e si scrivesse di queste imprese, piuttosto che di budget cap o penalizzazioni. Sono le abilità, il talento, l’istinto dei piloti in pista lo spettacolo per il quale assistiamo alle gare automobilistiche, dal vivo o in tv. Sono quelle le emozioni che dobbiamo esaltare e applaudire, ringraziando chi ce le regala. Di tristezze ce ne sono davvero troppe, non solo in Formula 1, per rovinarci la nostra passione sottolineando sempre e comunque quello che c’è che non va. Preferisco divertirmi, gioendo nel rivedere al rallentatore, a velocità normale, tante e tante volte ancora quella giravolta di Verstappen, quel traverso di Russell, quel numero di Leclerc. Certo che questi ragazzi così speciali, così unici ce ne regaleranno molti e molti altri ancora…

 

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