F.3 Il giorno che l’Italia conobbe Mika Hakkinen vincitore a Imola

DI PAOLO CICCARONE FOTO MASSIMO CAMPI (copyright)

Ci sono gare che entrano nella storia dell’automobilismo ma lo scopri dopo. Molto dopo. Colpa magari di un amico che, sistemando l’archivio, tira fuori quelle che erano le immagini di un evento passato quasi nel dimenticatoio… Siamo a Imola, primavera 1990. Il campionato italiano di F.3 è considerato il migliore in assoluto. Per via dei piloti che partecipano, per il numero degli iscritti e dei team che sono quotati in Europa. Da noi il predominio Dallara è forte, ma i pochi telai Reynard sono favoriti. Vedi PreMa Racing che vincerà a fine anno con Roberto Colciago e nello squadrone comprendeva anche il giovane Jacques Villeneuve.  Per rompere questo dominio Carlo Giorgio, validissimo due volte ex campione di F.3, un passato in F.2 e promotore del team AGS F.1 nell’86-87 col Jolly Club, decide di importare le Ralt e per farlo deve far vedere quanto il telaio inglese sia valido.

Telaio Ralt motore Mugen Honda per Hakkinen

A Imola arriva quindi il team inglese di Dick Bennett, che faceva correre Mika Hakkinen. Il giovane finlandese va forte, a Silverstone il vostro cronista lo aveva conosciuto e ritrovarlo a Imola fa l’effetto di una rimpatriata di vecchi amici. Mika si guarda attorno, cerca di capire gli equilibri, i piloti più forti. Ci troviamo nel box della squadra che ci accoglie a braccia aperte. Non nascondono nulla, il telaio è in bella vista. Mika si informa, chiede lumi. Intanto Carlo Giorgio, da grande stratega e campione, passa a Bennett tutte le indicazioni sulla pista, assetti, camber, indicazioni sulle gomme Michelin usate nel campionato italiano (in Gran Bretagna usavano le Avon), carburanti (benzina unica da noi, diversa da quella usata dal Mugen Honda in Inghilterra).

Fatto sta che grazie a queste indicazioni e al fatto che Hakkinen era davvero un talento, il suo veni vidi vinci si concluse con una sonora battuta di arresto per i nostri ragazzi. Eppure la platea era di quelle giuste: in pista c’era Alex Zanardi (RC Motorsport, una delle più belle livree), Roberto Colciago, Massimiliano Angelelli (che era di casa a Imola), Jacques Villeneuve, Mimmo Schiattarella, Alex Zampedri, Andrea Gilardi, Giambattista Busi (campione nel 91) e altri ancora: quello schieramento ha visto moltissimi italiani sbarcare poi in F.1 o scrivere pagine importanti dell’automobilismo.

LA PARTENZA GUARDATE CHE SCHIERAMENTO DI CAMPIONI!

Hakkinen all’esterno con Schiattarella in testa

Ovvero, Hakkinen non solo vinse grazie al motore Mugen, che rispetto all’Alfa Romeo Novamotor aveva più coppia in basso, o al telaio Ralt, che forse rispetto al Dallara 390 era migliore, ma con la sua bravura riuscì a imporsi su talenti assoluti. Non per niente ha vinto 2 mondiali F.1. Ecco, quel giorno, che qualcuno ha definito la Caporetto della F.3 italiana: 58 iscritti, 18 piloti in un secondo o meno, campioni di valore, battuti da un finlandese che viveva da clandestino in Inghilterra, ha segnato una di quelle giornate che vengono ricordate nella storia delle corse a distanza di anni…

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