F.1 Tom Pryce, Jackie Stewart e Jean Alesi, un compleanno per tre destini diversi

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT

Jackie Stewart, Tom Pryce, Jean Alesi: tre piloti di F.1, tre storie diverse, uniti da una data: 11 giugno. In quel giorno, infatti, sono nati i tre citati, ma il loro destino è stato totalmente diverso seppure uniti nella professione di piloti professionisti. Jackie Stewart vanta tre titoli mondiali e 27 vittorie in F.1, tanto da essere chiamato Mr 27, un record che sembrava imbattibile prima che l’epoca moderna sfornasse i vari Prost, Schumacher, Senna e Hamilton, tanto per citare piloti di generazioni diverse con gare diverse. Jean Alesi di quel 27 ne ha fatto la sua cifra agonistica, ereditando quel numero da Gilles Villeneuve e Michele Alboreto che sulla Ferrari avevano esaltato il numero 27. Al suo attivo, però, solo una vittoria. In Canada proprio l’11 giugno 1995. Ovvero 25 anni fa. Poi il silenzio. Ma una carriera al vertice, un pilota amato e idolatrato dalle folle per il suo mettere sempre il cuore davanti a tutto. Cosa che alla fine si è rivelata un errore, perché se non avesse seguito il cuore, andando alla Ferrari, e fosse andato alla Williams con la quale aveva firmato, avrebbe vinto di più e qualche mondiale, con quella macchina, sarebbe arrivato di sicuro.

TOM PRYCE UN GP VINTO MA NON VALIDO PER IL MONDIALE

Invece la storia di Tom Pryce è totalmente diversa. Pilota eclettico, funambolo del volante, con i suoi controsterzi e la testa piegata di lato, è stato vittima di una sfortunata serie di circostanze incredibili. Era il 5 marzo 1977, GP del Sudafrica. La sua Shadow era migliorata rispetto alla vettura dell’anno prima. Anzi, proprio con una Shadow vinse a Brands Hatch una gara non valida per il campionato partendo dalla pole position. Primo pilota gallese a vincere in F.1. Di lui si parlava alla Lotus prima che arrivasse Ronnie Peterson, le basi per un futuro vincente c’erano tutte. Giovane, veloce, aggressivo, deciso. Con Jarier faceva numeri incredibili nel controllare la Shadow, uno spettacolo da vedere. A Monza, ingresso parabolica, con la mano sul cambio e il controsterzo con l’altra, dava spettacolo ad ogni passaggio. Un destino da campione, uno che se la giocava con James Hunt, per intenderci.

KYALAMI, UNA MORTE ASSURDA IN DIRETTA TV

Invece quel giorno a Kyalami la sorte decise diversamente. La Shadow del compagno di squadra, pilotata da Renzo Zorzi, si ferma in rettilineo con un principio di incendio. Un commissario attraversa la pista di colpo e Pryce lo investe facendolo volare in aria. L’estintore tenuto in mano dallo sfortunato commissario colpisce in piena testa Pryce che muore sul colpo e, irrigidito al volante, piede a tavoletta sull’acceleratore, percorre tutto il rettilineo prima di centrare Laffitte alla staccata e volare fuori insieme al francese. La scena è raccapricciante, sia per il commissario esanime a terra sotto gli occhi della gente in tribuna centrale e dei meccanici ai box, sia alla prima curva dove una macchia di sangue sostituisce il casco bianco di Tom Pryce.

STEWART PALADINO DELLA SICUREZZA, OGGI ICONA MONDIALE

E pensare che Jackie Stewart, per anni, aveva fatto della battaglia per la sicurezza in pista, degli enormi passi in avanti. E infatti, dopo quel giorno, i pompieri e i commissari avevano il divieto assoluto di attraversare la pista per fare un pronto intervento. Oggi Jackie Stewart è una icona del mondiale, è testimonial della Rolex, della Heineken e lo era per la HSBC, una banca orientale. Jean Alesi fa il commentatore TV e segue il figlio Giuliano che corre in F.2. L’11 giugno è il loro compleanno, ma da qualche parte il ricordo e il destino di Tom Pryce resta sospeso come quello di una grande promessa che non si è mai realizzata.

 

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