F.1 Tanti auguri a Mario Andretti che compie 80 anni. Il campione dei due mondi

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT

Tanti auguri Mario Andretti. Il campione compie 80 anni. E’ nato infatti a Montona il 28 febbraio 1940 e a quel tempo era territorio italiano. Dopo la fine della guerra e l’assegnazione alla Jugoslavia, Andretti e famiglia si trasferirono, da profughi, a Lucca dove poi, qualche tempo dopo, emigrarono negli USA, prendendo la cittadinanza. E’ per questo che l’ultimo titolo mondiale di F.1 di un pilota italiano, 1978 con la Lotus, di fatto è assegnato agli Stati Uniti. Negli USA Andretti rappresenta quella dinastia da corsa che fa tanto letteratura.

Gp del Sudafrica 1971, vittoria e giro più veloce con la Ferrari 312

Poveri, immigrati, senza un futuro e un passato dimenticato alle spalle, Andretti e famiglia si inventarono una nuova vita. Che li ha portati al successo, insieme al gemello Aldo, nel mondo dei motori. Mario ha sempre avuto la passione per le corse, da quando vide a Monza la prima gara negli anni 50. Non avrebbe mai immaginato, da bambino, di salire sul podio in quel circuito e di scrivere pagine importanti della storia dell’automobilismo. Mario Andretti rappresenta tutto il bello di una carriera fatta sul talento e la bravura, sulla testardaggine e la volontà di non arrendersi. La storiografia racconta molti aneddoti, storie, battute. Basta sfogliare qualche pubblicazione e si trova di tutto. Di sicuro piaceva ad Enzo Ferrari, che lo volle in squadra nel 1971 e Mario Andretti vinse subito il primo GP in Sudafrica, segnando anche il giro più veloce.

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Un debutto col botto nel mondiale e un finale amaro con alcune gare non disputate e il titolo a Jackie Stewart. Erano i tempi in cui la F.1 correva anche gare fuori campionato e Andretti rivinse ancora negli USA, sempre con la 312 (la B1 e la B2 furono usate durante la stagione). Nel 1972 corse nei prototipi e con la Ferrari conquistò il titolo mondiale Sport insieme a piloti come Ickx, Regazzoni, Peterson, Merzario, Schenken, Pace. Tanto per citare lo squadrone di Maranello. Poi l’arrivo alla Lotus, il titolo nel 78, l’unico podio nel 79 con la deludente Lotus che non aveva più lo smalto dell’anno prima.

Con l’Alfa Romeo F.1 poche soddisfazioni

E poi la parentesi Alfa Romeo, con la quale disputò il mondiale gli anni seguenti senza grossi risultati. Andretti e Ferrari si ritrovarono a pranzo nel 1982. Gilles Villeneuve era morto in Belgio, Didier Pironi ferito grave in Germania. Patrick Tambay bloccato da una spalla malconcia. Il Commendatore lo chiamò a Maranello perché voleva schierarlo a Monza. Mario arrivò subito dagli USA. Si fece due piatti di tortellini e un mezzo fiasco di lambrusco al ristorante Cavallino. Prese il caffè, chiese al Commendatore dove fosse la macchina che voleva preparare l’abitacolo. Andarono in pista, sistemò poche cose, infilò il casco e…fece subito il giro più veloce.

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A Monza fu il tripudio. Una pole position incredibile, un numero di alta scuola all’Ascari con la macchina di traverso a saltare di qua e di là. L’ovazione della folla, l’urlo dello speaker nell’annunciare la pole position. Un trionfo il sabato che la domenica non si concretizzò in una vittoria ma in un terzo posto, sufficiente per farlo salire sul podio e prendersi l’abbraccio della folla. L’ultima gara, a Las Vegas, si chiuse con un ritiro e così la parentesi Ferrari. Mario Andretti è tornato a Monza, col figlio Michael che su quel podio, nel 1993, vi salì da pilota McLaren e compagno di Ayrton Senna. Ultima gara di F.1 per il giovane rampollo che non ebbe la stessa sorte del padre. Ma negli USA Mario Andretti, col figlio e i nipoti, ha scritto una pagina incredibile dello sport motoristico con una delle più importanti famiglie da corsa, con successi a ripetizione e trionfi.

Mario Andretti, un mito per come si rapporta ai tifosi, per come ha l’Italia, quell’Italia che ha dovuto lasciare dopo la guerra, e che ha cercato di rappresentare nel mondo pur portando la bandiera USA sul petto e sul passaporto. Tanti auguri Mario, un esempio importante dove la dedizione, la passione e il duro lavoro hanno portato al successo.

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