F.1 GP Belgio, le emozioni di un successo Ferrari vissuto dal vivo a bordo pista

di Giuseppe Magni testo e foto
È finito da poco il Gran Premio del Belgio 2019. Lo ha vinto, come avrete certamente visto o saputo, la Ferrari di Charles Leclerc. Una vittoria Ferrari vissuta dal vivo ha sempre un sapore del tutto particolare. La Scuderia, infatti, può contare su milioni di tifosi in tutto il mondo e, quando vince, fa sempre felice tantissime persone in ogni dove. Anche qui in Belgio, nonostante la presenza di numerosissimi olandesi venuti per Max Verstappen, di un discreto numero di tifosi vestiti di tutto punto Mercedes, gli applausi si sono sentiti forti e chiari per tutto il maestoso, immenso autodromo delle Ardenne. Il primo applauso, dopo un minuto di silenzio assoluto, impressionante per la compostezza e la disciplina assoluta della gente e anche della natura, non si sentivano nemmeno gli uccellini cinguettare, le cicale frinire, nulla di nulla, il primo applauso, dicevamo è stato per lo sfortunato Anthoine Hubert, volato in cielo ieri pomeriggio quasi in cima al Raidillon. Quando viene a mancare uno dei ragazzi non può essere la stessa cosa, non può essere la stessa gioia… Eravamo a vedere il Gran Premio del Belgio a La Source, proprio in corrispondenza della uscita box, nella parte posteriore del celeberrimo rampino del circuito più bello del mondo. Era lì lì che minacciava pioggia, ad un certo punto, col cielo che sembrava in lacrime per Anthoine. Poi qualche corrente di aria fredda ha portato via le nuvole e le lacrime, pardon, le goccioline hanno smesso di scendere.

Poi si è giunti alla procedura di partenza, con l’apertura della pit lane.

Le monoposto della massima categoria automobilistica mondiale hanno cominciato a sciamare fuori dalle loro tane dorate, percorrendo tutta la pit lane e giungendo proprio dove mi ero appostato. Tra me e questi gioielli della tecnica che si preparavano alla disfida delle Ardennne, solo un Jersey e una rete metallica, con loro che mi passavano a pochi centimetri dai piedi. Non mi era mai capitato di seguire un gran premio così da vicino, di essere posizionato così a brevissima distanza dai protagonisti e dalle loro regine multicolori. È stata una bellissima emozione la procedura di partenza, con i piloti che pigiavano numerosi pulsanti sulle loro cloche per provare o trovare le giuste impostazioni per le prove di partenza, o chissà, magari solo per blandire, trovare il giusto feeling, accarezzare a dovere le loro belle, quasi a volerle convincere a dare il meglio.
Poi, ricala il silenzio, divenuto assoluto, dicevamo, in occasione del minuto di raccoglimento per lo sfortunato pilota francese che ora sta correndo in cielo. Poi l’inno nazionale belga, che dalla mia posizione si sentiva appena e, dopo pochi minuti, giro di ricognizione. Anche lì, nel recinto de La Source, pieno di persone con il pass paddock club, l’emozione era palpabile. Tutti cercavano di accaparrarsi un posticino tra le maglie della rete metallica per poter scattare una foto del via, o registrare un video. Su i motori.. Partiti! Pochi secondi e le due Ferrari mi compaiono davanti, in testa al Gran Premio. Cerco di stare calmo, di dissimulare la commozione, di darmi un contegno che abbia un minimo di dignità. La fortuna ha voluto che fossi in prima fila attaccato alla rete, così mi ci sono proprio appoggiato, fingendo di scattare foto e ho potuto piangere liberamente, mano a mano che il magico rosso opaco delle due meraviglie di Maranello mi comparivano davanti, giro dopo giro. Il cuore batteva forte, la salivazione azzerata, in testa mille pensieri. “Eh, vedrai che adesso piove… Eh, vedrai che adesso Hamilton si scatena, prende, ci supera e se ne va… Eh, vedrai che ci faranno l’undercut… “ E via di questo passo, una assurdità via l’altra, probabilmente il tentativo del cervello di buttare acqua sul fuoco, di diminuire la pressione arteriosa salita alle stelle, di attutire i battiti del cuore sulle tempie che mi provocavano dolore fisico.
Poi ho scoperto che scattare foto davvero era un buon modo per distrarmi. Così ho provato a inquadrare da tutte le posizioni, i piloti appena usciti da La Source, oppure inquadratura stretta mentre mi passavano davanti, oppure seguendoli prima del click. Mi sono tenuto impegnato così, giusto per non pensare a niente. Poi i pit stop, con un normale avvicendamento di posizioni che mi ha ulteriormente scombussolato, io, che ero lì che ascoltavo i sussulti delle power unit, avvertivo i profumi dei turbo, sentivo lo stridere dei pneumatici e le repentine scalate di marcia della prima frenata, in balia di emozioni che mi impedivano qualsiasi elementare analisi della gara. Stavo davvero godendomi, soffrendo, ogni giro, ogni svolta di quella curvetta storica, ogni accelerazione dei protagonisti, specie di quelli in rosso, giù verso l’Eau Rouge. Poi le Mercedes superano una delle Rosse. Ahia, ci siamo! Perché sono davanti? Trepidazione e pressione ancora più su. Il cuore sembra risentirne. Fortuna mancano pochi giri. Lewis è lì, in agguato, ma Charles Leclerc lo tiene a distanza, cinque giri alla fine. Poi quattro, poi tre. Il distacco non diminuisce. I metri che mancano alla fine diventano inversamente proporzionali alle lacrime che tornano a scendere… Vince Carletto.
Tento di fare anche io un video del rientro al box, con piccola celebrazione all’esterno de la Source, ma l’enorme emozione mi impedisce di pigiare il tasto “play”. Charles Leclerc fa girare la sua SF90 proprio davanti a me, inserendola in corsia box al contrario. Lo guardo negli occhi di sfuggita. Non sembra tradite emozioni, lui. Devo chiedergli come fa.
Me lo ritrovo sul podio. E io sotto, con i ragazzi in rosso ad intonare l’inno di Mameli. Il giorno dopo il grande dolore, Spa-Francorchamps ha voluto premiare la Rossa, come lo scorso anno. Comincio ad avere il sospetto che tra il circuito più bello del mondo e la macchina di Formula Uno più bella del mondo ci sia della complicità, una compiacenza reciproca che le celebra, dando lustro ad entrambe. La cosa bella è vedere vicino a me i ragazzi in rosso finalmente felici, dopo tanto tantissimo lavoro. Penso a Francesco, a Claudio, a tutti loro che ce l’hanno sempre messa tutta per farci sognare e gioire. E, anche se oggi non può essere un giorno di gioia piena, tutti hanno il lutto al braccio, è davvero bello vederli sereni accanto alla bellissima con il Cavallino sui lati, croce e delizia dei loro giorni e delle loro notti, regina meravigliosa anche di tutti i nostri sogni più belli. Grazie Ragazzi! Grazie SF90! Ci vediamo a Monza, tra poche ore… Che bello non lasciarci mai…
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