F.1 GP BELGIO APPUNTI DI VIAGGIO. Quelle code infinite in autostrada e una viabilità da barzelletta. W Mario e il suo ristorante in Germania

DI PAOLO CICCARONE FOTO BEPPE MAGNI

La fila in autostrada alle 9 del mattino per entrare in circuito, distante alcuni km…

Arrivare in Belgio a fine agosto è come avere un anticipo dell’inverno italiano. Freddo, nebbia, pioggia, condizioni che ti mandano in depressione appena fai la valigia, con maglioni, giacche a vento, cappellini e altro per pioggia e freddo. Ma Spa ha un suo fascino perverso, una sfida che impone di guardare al lato sportivo e dimenticarsi del resto. Come ad esempio trovare posto letto in un hotel a Winterspelt, paesino della Germania poco oltre confine col Belgio perché la zona attorno a Spa è tutta piena di olandesi e tedeschi.

COVID TEST, CHI ENTRA E CHI NO…

Il problema, in condizioni normali, non si pone ma col Covid e i protocolli da rispettare diventa un problemone. Ad esempio, prima di arrivare in Belgio via aerea, si deve scaricare il QR code di accesso, poi in aeroporto dividono in linea verde e rossa e in questa ricadono alcune zone d’Italia, come Puglia, Sicilia e Sardegna per cui, facendo gli italiani, passiamo dalla zona verde dimenticandosi dell’esistenza di queste regioni. Auto a nolo, una Fiat 500 ibrida, costo di 363 euro totale per quattro giorni (era meglio comprarla, costava meno) e via verso Spa in una autostrada intasata per lavori di ripristino dopo l’alluvione del mese scorso, tanto che per arrivare a Liegi la E25 è ancora chiusa e tutto si riversa sulla E42 verso la Germania con colonne immense.

STRADE DI ACCESSO SU STERRATO

Percorso riservato alla stampa e addetti ai lavori in mezzo alla boscaglia…

A Spa le strade di accesso al circuito prevedono un percorso stampa, uscita 10B, e una per il pubblico alla 10 e alla 11. Risultato: visti i pochi giornalisti presenti e i team, la strada di campagna con sterrato e deviazioni, praticamente vuota. L’altra con 7 km di coda alle 9 del mattino in via di aumento durante la giornata con alcuni dei pochi colleghi italiani intruppati e bloccati perché arrivano da Liegi e quindi non possono arrivare alla 10B senza beccarsi il blocco. Le stradine sono quelle che sono, poi ci si mettono pure i poliziotti belgi a complicare le cose (controlli autovelox in autostrada con limite basso, pioggia battente e loro che non vedono l’ora di multare), code gestite male, traffico folle e si capisce il perché: di solito convergevano le polizie olandesi, tedesca e lussemburghese (confini vicini) a dare una mano.

IL CAOS FIRMATO POLIZIA LOCALE…NON IL MASSIMO

E pensare che le strade libere c’erano per sfoltire il traffico…

Adesso è tutta roba locale e se in Italia le barzellette spesso coinvolgono i carabinieri (e non si capisce perché visto il ruolo e la dedizione che impiegano nel loro lavoro) in Europa sono i belgi i soggetti delle storielle. Arrivati nel paddock, si parcheggia là dove è prevista la sosta per gli addetti alle bancarelle perché quello stampa è stato riempito dal pubblico pagante (salato) il parcheggio bordo pista. Ci sarebbero le navette (Renault Arkana Ibrida) messe a disposizione da Alpine (in sostituzione dei van Mercedes usati finora) ma sono tutti bloccati nel paddock e quindi si va a piedi.

MASCHERINA OBBLIGATORIA, MA NON PER TUTTI

Tifoso italiano in assetto gara a Spa…

Primo paradosso: tutto il personale F.1 deve indossare la mascherina e sottoporsi al controllo del tampone (anche i vaccinati) e temperatura. Il pubblico si assembra dove vuole, senza mascherina ma col tampone per accedere alle tribune. Qualcuno sta sbagliando, non abbiamo idea di chi…

UN PADDOCK A TRE PIANI

Nel paddock la sorpresa: parte del soppalco costruita una ventina di anni fa, è stata abbattuta per rendere tutto in piano e così abbiamo tre livelli: sul più basso la Alfa Romeo, la Williams e la FIA, poi sul secondo il resto del paddock e sul terzo livello in alto i box coi motorhome. Una sfacchinata da paura mica da ridere tutte le mattine. Al solito facciamo il tampone di controllo, solo che stavolta è doppio perché pure il ministero della sanità locale lo vuole e quindi si scarica la App locale, si firma il modulo, ci si fa infilare l’ennesimo tampone su per il naso che, essendo doppio, viene ovviamente duplicato.

SALA STAMPA A RANGHI RIDOTTI, CABINE TV VUOTE

Un ufficio complicazioni affari semplici funzionerebbe meglio. In sala stampa i tavoli enormi prevedono al massimo 3 giornalisti col risultato che ci sarebbe spazio per il triplo di persone, distanziati pure, ma siamo al solito quattro gatti. Segno che oltre alle difficoltà Covid c’è anche meno interesse a seguire questa F.1. Le cabine di commento TV sono tutte desolatamente vuote: funziona solo la struttura FOM TV con spazio dedicato ai (pochi) telecronisti che devono pure fare i conti con un catering scarso (e pagato caro). Sempre meglio però di quello che capita ai giornalisti in sala stampa, che si ritrovano un sacchetto di carta con una insalata di origine ignota, pomodoro e mezza mozzarella. Ovviamente niente acqua, quella è a parte…Anni di esperienza del paddock ci portano a risolvere il problema aggirando divieti e norme varie, ma non sveleremo il segreto dell’approvvigionamento culinario.

DA EURO A COINS, LA VALUTA VIRTUALE FREGA TIFOSO

Quello che è certo è la scarsa qualità del cibo, di una gestione scarsa e ridicola che negli ultimi GP abbiamo pagato sulla nostra pelle. E non va meglio al pubblico perché le bancarelle vendono solo con una carta di credito precaricata con euro e trasformata in coins il cui valore lo scopri quando prendi un panino a 14 euro. Ci fosse esposto un prezzo in euro, si capirebbe subito la fregatura, invece lo scopri dopo aver inserito 50 euro e dopo un panino, patatine e coca cola la tesserina è già vuota…Va meglio al ritorno in Germania, dove a 13 km da Winterspelt (località con 500 abitanti scarsi ma un bell’albergo) trovi un ristorante pizzeria Da Mario.

LA SERA A CENA DA MARIO, GERMANIA, 945 ABITANTI 

Calabresi, cucina nostrana. Coi suoi 945 abitanti è un luogo di riferimento per tutti, visto che di ristoranti tedeschi manco l’ombra. Dobbiamo ringraziare questi nostri connazionali per il sacrificio di stare in un paesino sperduto al confine col Belgio, ma non aver perso le tradizioni nostrane. Ma dobbiamo pagare dazio: un flash nella notte ci fa capire che abbiamo beccato un autovelox. C’era un cartello con limite a 60 orari, andavamo a 65 e la macchinetta, tedesca e quindi precisa, implacabile ci ha immortalati con la nostra 500 targa belga mentre infrangevamo le regole locali. Potremmo aprire un libro sulle paranoie locali, ma aspettiamo con ansia la multa a casa. Perché loro, quando noi sbagliamo, non sgarrano. Poi quando vengono da noi fanno quel cavolo che gli pare, ma questo è un altro discorso. Anche questo è Spa Francorchamps, l’ex università dell’automobile.

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