CONTROMANO: Ferrari, corsi e ricorsi storici e gli errori del passato

RODOLFO INTELISANO

 

 

Alla vigilia di Monaco e dopo sei gare, per le considerazioni che sto per fare, non vorrei passare per una cassandra ed essere insultato dai soliti esperti della tastiera che oramai hanno il sopravvento o da qualche ferrarista incattivito.

Anche la mia segnalazione del problema in Ferrari della definizione di una prima e seconda guida, fatta prima di Miami, aveva suscitato mi dicono (oramai ho rinunciato a leggere i commenti ai mei articoli) valanghe di critiche per poi essere confermata dai fatti di Barcellona.

AVVOCATO? NON SOLO VISTO CHE CONOSCO IL MOTORSPORT

Sono abituato, a sentirmi dire che sarebbe meglio che pensassi a fare l’avvocato e non a scrivere di corse. Suggerimenti che arrivano da chi non conosce la mia storia, legge avvocato e non sa che ho qualche esperienza nel mondo dei motori, anche significativa, senza voler essere presuntuosi, altrimenti non avrei l’arroganza di scrivere di un argomento che non conosco, né, d’altro canto, mi sarebbe data la possibilità di farlo da chi gestisce le riviste on line che trattano di motorsport. Fatta questa dovuta premessa che dovrebbe eliminare qualche commento inutile, torno al punto per dire che questo inizio di mondiale mi ricorda purtroppo inizi uguali nel 2017 e nel 2018.

FERRARI IL RICORDO DEL 2017 E 18

Nel 2017, dopo la doppietta di Monaco, una rivista specializzata si lanciò in una previsione ottimistica dicendo che il mondiale aveva preso oramai chiaramente la direzione di Maranello, cosa che purtroppo venne poi smentita nei fatti del prosieguo della stagione, dove la Ferrari dimostrò di aver realizzato un progetto tecnicamente superiore unicamente nei tracciati lenti, problema al quale si aggiunse a fine anno il pasticciaccio del via a Singapore ed una mancanza di affidabilità legata probabilmente alla necessità di tenere il passo delle Mercedes. Stessa storia nel 2018, con due sonanti vittorie di Sebastian Vettel nelle prime due gare, anche se va detto per inciso che la vittoria del Bahrein fu più merito del muretto (tante volte da bistrattare ma qui rendiamo merito, quando è giusto è giusto) e di Vettel, per la sua grande capacità di gestire le gomme.

VETTEL E GLI ERRORI TERRIBILI

Ma poi nel prosieguo della stagione una netta superiorità non ci fu mai e a questo certo si aggiunsero gli errori di Vettel (quando sei troppo sotto pressione e al limite per tenere il passo dei migliori, leggi Hamilton-Mercedes, sbagli più facilmente ed in questo senso considero l’errore di Hockenheim l’unico grave errore perché avvenuto in un momento in cui il pilota non era sottoposto a pressione alcuna e doveva unicamente gestire) e la pessima gestione del muretto con l’informazione a Raikonnen del suo siluramento, proprio appena dopo la pole di Monza.

QUEL BOTTO KIMI-VETTEL DA MONZA A SINGAPORE

Una vera e propria genialata che portò Kimi a volere la vittoria a Monza, a tirare così la staccata a Vettel alla prima curva, mandandolo in crisi e mettendolo nella condizione di subire l’attacco di Hamilton alla Roggia. Il risultato lo ricordiamo tutti anche perché Vettel si portò dietro quegli errori nel finale di stagione, perdendo completamente lucidità, tanto è vero che l’altra vittoria Ferrari arrivò grazie a Kimi ad Austin.

FERRARI UN COPIONE GIA’ VISTO?

Ora temo che la situazione si stia ripetendo per l’ennesima volta: dopo l’Australia c’era la convinzione di avere una vettura superiore alla concorrenza: non era così e Imola ha fatto tornare squadra e tifosi con i piedi per terra. Miami ha visto, come ad Imola, la superiorità della Red Bull ed ecco saltarti fuori i soliti pseudo esperti che mettono in discussione il pilota (il povero Vettel ne sa qualcosa!) parlando di una Red Bull non superiore ma di una superiorità di Verstappen su Leclerc, giudizio che non mi sento assolutamente di condividere. Barcellona ha visto di nuovo una supremazia tecnica Ferrari che però il solo Leclerc ha saputo sfruttare ed ecco emergere inattesi problemi di affidabilità che vanno ad unirsi al problema Sainz.

UN VANTAGGIO DILAPIDATO IN 4 GP

Risultato: se dopo l’Australia Leclerc aveva un comodo vantaggio da gestire, adesso dopo sei gare siamo 4 a 2 nel conteggio delle vittorie e Verstappen si è ripreso la leadership del campionato piloti e la Red Bull del campionato costruttori. Deja vu? Spero di no. Le cose da fare sono essenzialmente due e non riguardano l’aspetto tecnico: 1) non mettere troppa pressione a Leclerc. Cominciare a dire che viene battuto dalla Red Bull perché Verstappen gli è superiore è pura e semplice spazzatura e la lascerei al “dott.” Marko; 2) definire chiaramente la posizione in squadra di Sainz facendogli capire quale sarà esattamente il suo ruolo da ora in poi, mettendolo nella condizione di correre più sereno mentalmente e non “impiccato” nel inutile tentativo di tenere il passo di Leclerc.

LECLERC, MISSIONE MONTECARLO

Aggiungo che una eventuale vittoria di Leclerc a Monaco non sarebbe decisiva per imprimere una nuova svolta al campionato che era partito coì bene per la Ferrari. Se invece vincesse ancora Verstappen allora temo che il mondiale avrebbe già preso la sua piega definitiva, aspettando anche la Mercedes. E non vogliatevene a male!

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