FORMULA E, COSA C’E’ DIETRO L’ABBANDONO DI AUDI?

Testo e foto MARCO FERRERO

 

La “crisi del settimo anno” ha fatto la sua prima vittima illustre in Formula E; in questi giorni di test pre campionato a Valencia Audi ha comunicato, per voce del suo Team Principal Allan McNish, che al termine della stagione 2021 abbandonerà la Formula E per concentrarsi, questa la dichiarazione ufficiale, sul quel campionato Endurance che già la vide vincitrice una decina di anni fa, rimanendo ancora per un anno fornitore delle powertrain a favore, come accade oggi, della Envision.

Una decisione clamorosa che ha trovato sorpresi tutti coloro i quali seguono la serie, una decisione che, francamente, suscita molte perplessità e di cui non sono chiare le reali motivazioni; per carità, l’Audi da un anno a questa parte ci ha abituato a prese di posizione forti ed apparentemente poco logiche (prima l’abbandono, peraltro con modalità e tempistiche simili alle attuali, del DTM, poi con la “cacciata” di Daniel Abt per un pretesto abbastanza futile), ma va reso atto che questa decisione sia caduta come un fulmine a ciel sereno sulla serie.

Una casa storica nella serie, che aveva già vinto sia il campionato a squadre che quello piloti (con Di Grassi nel 2017), un top team che si attendeva al riscatto dopo l’opaca stagione 2019, sulla quale erano sorti dubbi sulla volontà di Audi di proseguire, poi fugati dall’annuncio che nella stagione 2021 la casa dei quattro anelli avrebbe corso con una powertrain sviluppata internamente.

Difficile trovare una chiave di lettura di questa decisione; difficile pensare che si tratti di un fattore agonistico, in quanto da questa stagione i vincitori, piloti e team, sarebbero stati insigniti del titolo di campione del mondo, per cui, come si suol dire, il bello veniva ora. Altresì difficile pensare ad un fattore principalmente legato ai costi; una stagione di Formula E è di certo finanziariamente meno onerosa di una Endurance, sia in termini di costi “diretti” che “indiretti” che di impegno di persone.

In termini poi di “visibilità” e di “immagine” un campionato Endurance (non dimentichiamo che il WEC un paio di anni fa poteva chiudere definitivamente la sua storia) non ha certamente lo stesso appeal e non suscita lo stesso entusiasmo di quello della Formula E; il fatto stesso di correre all’interno delle città, con la gente a pochi metri dalla strada, dando la possibilità alle persone di avvicinarsi a piloti e team genera un entusiasmo particolare e, in qualche modo, pone in maggior evidenza i “marchi” che vi corrono.

A meno che tutti poi vogliano fare abiura di quanto da qualche anno si va sostenendo, la Formula E è, fino a prova contraria, l’unico campionato FIA eco sostenibile e che ha un occhio di riguardo verso le tematiche ambientali e di inquinamento, fatto sul quale Audi ha costruito la sua immagine di marchio attento ai problemi dell’ambiente, un fattore distintivo che si è fatto fortemente sentire per i suoi effetti in ambito commerciale.

A prima vista ed a rigore logico sembrerebbe quindi una decisione poco sensata, ma difficile credere che in Audi siano tutti usciti di senno e non abbiano tenuto in considerazione tutte le relative implicazioni; una delle ipotesi è che dietro a questa clamorosa decisione potrebbe esserci qualche “notizia” che ai comuni mortali non è data sapere in merito a quello che potrebbe essere il futuro di una Formula E che più di altri, per il suo concept ed il suo format di gare, ha subito i contraccolpi generati dalla pandemia di COVID-19 e dalle sue ripercussioni, qualora la situazione sanitaria non abbia a risolversi in tempi ragionevolmente brevi.

Sotto l’aspetto “tecnico” potrebbe magari esserci la volontà di proporre una Hypercar ibrida che sfrutti la powertrain realizzata, che verrebbe sviluppata nel corso del e grazie al campionato di Formula E o che il campionato Endurance possa essere un passaggio temporaneo in attesa che altre serie (es. la ETCR o lo stesso DTM) passino “all’elettrico” e che si stia lavorando in tal senso, in tal modo avendo un vantaggio non indifferente all’inizio.

Un progetto che preluda, come sua derivazione, ad un modello (o più) stradale che raccoglierebbe il testimone, in termini di immagine, della sua progenitrice pistaiola; volendo in ultimo essere malpensanti, noto che Audi sia un marchio “vincente” (dove ha partecipato ha sempre raccolto successi), in strategie sportive sempre più di breve termine un digiuno di vittorie due anni forse può aver indotto i vertici della casa di Ingolstadt a guardare verso altri orizzonti, verso nuovi e più agevoli terreni di conquista nei quali poter tornare ad essere leader, anche se questa appare un’ipotesi alquanto riduttiva e fantasiosa…

Al momento ci sono più elementi concreti che supportino lo stupore che non quelli che diano giustificazione ad una decisione tanto clamorosa quanto inattesa; col passare dei mesi di certo il quadro si chiarirà, neppure escludendosi che, qualora tutto torni alla normalità, Audi decida di mantenere in qualche modo la sua presenza nella serie.

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