MILANO AUTOCLASSICA La brutta copia di quello che dovrebbe essere un salone per storiche

TESTO E FOTO DI MARCO FERRERO

Doverosa una premessa: non faccio parte, e me ne vanto, di quella anche troppo folta schiera di pseudo informatori (fare informazione o giornalismo è ben altra cosa) che operano in via esclusiva rimpolpando il proprio o altrui sito di pubblicazioni copia / incolla di comunicati stampa autocelebrativi, atto poco professionale e certamente altrettanto poco utile a fini di comunicazione.
Ciò premesso, con riferimento a Milano Autoclassica, definitasi “rassegna d’auto d’epoca e da racing”, non mi trovo personalmente d’accordo con i toni trionfalistici con i quali gli organizzatori si sono espressi in merito al successo dell’evento, laddove gli stessi si sono, comprensibilmente e logicamente, limitati a citare i convegni ed i dibattiti occorsi ed ad evidenziare quegli elementi di indubbio interesse che la manifestazione ha presentato, e di cui l’area riservata a Pininfarina era di certo la punta di diamante.

A PARTE IL FOLTO PUBBLICO, DELUSIONE ESPOSITIVA

A monte della consistente presenza di pubblico, questo sì vero, va doverosamente riportato che la kermesse non è stata, come ci si sarebbe potuto attendere, una rassegna di auto d’epoca o da competizione, il cui spazio è rimasto limitato ad un 15-20% dell’area totale dei due padiglioni espositivi, ma per il resto dello spazio un gigantesco autosalone, un mercato dell’usato (“ricambi” inclusi), certamente di vetture d’epoca, ma pur sempre una pura e semplice zona dedicata all’eventuale compravendita.

POCHE AUTO SPORTIVE, EPPURE LA RASSEGNA LE CITAVA…


Ne hanno fatto le spese innanzitutto le auto da competizione, veramente pochine ed insufficienti a catalogare l’evento come “rassegna di auto sportive”, limitate a quelle 5/6 vetture da rally nel settore “nate per vincere”, e poco altro più sparpagliato altrove, ed anche le stesse vetture storiche, alle quali, salvo i casi più eclatanti, non è immeritatamente stato concesso uno spazio adeguato per mettersi in mostra. Un vero peccato, si consenta, anche perché nella confusione e nell’ammassamento di vetture si poteva notare anche qualche “pezzo” pregiato, che finiva con il passare inosservato o perdersi nell’inevitabile marasma.

QUOTAZIONI USATO FUORI MERCATO, A CHI GIOVA?

Un capitolo a se poi le quotazioni; volendo anche sulla fiducia riconoscere, assioma peraltro tutto da dimostrare e da verificare, che le vetture fossero in condizioni perfette, le richieste erano assolutamente esorbitanti ed al di fuori di qualsivoglia quotazione coerente con quelle di ricorrono nel mercato delle auto storiche e che sono note agli appassionati del settore, e che avrebbero potuto risultare di interesse solo a qualcuno che, oltre a disporre di un portafoglio alto quattro dita, viaggiasse, come si suol dire, “con la sveglia al collo e l’anello al naso” o fosse disponibile a farsi spennare.

UNA SIERRA DELL’86 A 38 MILA EURO QUANDO NE VALE 12500 AL MASSIMO?

Si potrebbe fare in merito un elenco lungo quanto le pagine gialle, ma mi limito ad un esempio sul quale ho, per ragioni personali, conoscenza diretta; una Ford Sierra RS Cosworth del 1986, il cui valore di mercato può arrivare a € 25.000, e per la quale ne verrebbero offerti la metà se la si proponesse ad un operatore del settore, veniva proposta a € 38.000, una cifra che non trova ragionevolezza in alcun angolo del pianeta.

Con tutta l’onestà del caso, e senza che ciò voglia essere una sterile critica fine a se stessa, ma solo uno spunto di riflessione eventualmente utile a correggere qualche stortura di troppo, un evento che personalmente non mi ha soddisfatto e sul quale nutrivo aspettative maggiori, dove il potenziale del “core” della kermesse non è stato sfruttato e che non ha valorizzato a dovere la tradizione italiana delle esposizioni (es. il salone dell’auto del passato) e delle competizioni.
Per carità, va bene che questo fosse il primo evento di questo tipo post lockdown, con tutti i limiti esistenti ed i problemi connessi, e di questo va onestamente e certamente dato merito agli organizzatori, ma per il futuro qualcosa dovrà essere rivisto per dotarsi di qualche elemento distintivo che le eviti di essere assimilata solo ad una “brutta copia” di altri eventi similari

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