SE NON E’ “PASSIONE” QUESTA…

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Mattina di fine luglio, ore 9,30, la colonnina del termometro segna già quasi 35 gradi, troppi, considerata l’ora mattutina, anche per il periodo; certamente coerente con il periodo e le previsioni che già avevano annunciato un weekend all’insegna del “bollino rosso”, ma tuttavia non confortanti in previsione del pomeriggio, laddove le previsioni indicano che si arriverà sull’intorno dei 40°.

Una giornata, diciamolo chiaramente, nella quale qualsiasi persona “normale”, sottoscritto compreso, penserebbe di cercare refrigerio al mare, in montagna, in una piscina, o in qualunque luogo ameno che consenta la fuga dalla canicola e la sopravvivenza almeno sino a sera, e tra questi certamente non si penserebbe di annoverare un circuito di motocross.

Ed invece, contrariamente alle previsioni (nonché alla logica ed al buon senso) ed a quanto sarebbe opportuno fare, ci si ritrova tutti insieme a vivere quasi masochisticamente una domenica di “passione” su una pista di cross; difficile, quasi impossibile in questo caso, definire a cosa il termine “passione” possa fare riferimento, spaziando lo stesso nel caso di specie dalla sua accezione più strettamente sportiva sino a quella, per carità senza scendere nella blasfemia e con le dovute proporzioni, ma le condizioni meteo,veramente inclementi, possono consentirne la licenza, a quella riguardante secoli fa quel Signore sul Golgota con una croce in spalla.

A Frinco, comune a cavallo tra Alessandria ed Asti (in provincia di quest’ultima), erano ben oltre 130 a gareggiare, in un evento considerato tra gli addetti ai lavori tra quelli “top”, nelle categorie Sport, Mini, Mini non competitivi, Esordienti e Master (MX1 e MX2), a sfidare il caldo (e le protezioni, quanto mai necessarie per la sicurezza, non aiutano a sopportare il calore) e, diciamolo con estrema franchezza, a suscitare ammirazione (e magari compassione) per il fatto di sopportare anche questa afa tropicale pur di dedicarsi all’amata disciplina.

Più ancora di altre volte, grande il lavoro degli organizzatori per far sì che il tracciato non fosse assimilabile ad una prova della Dakar (il paragone è d’obbligo stante come tutti i presenti, sempre il sottoscritto compreso, si siano gioco forza trovati a comportarsi come cammelli per tutto l’arco della giornata) e per rendere la manifestazione, dalla quale, diciamolo senza retorica, ne escono tutti vincitori, a prescindere dal piazzamento acquisito, la più possibile godibile e foriera di gioia.

Ancora una volta, ed in questo caso a maggior ragione, il motocross si è certificato come disciplina umile e di grande sacrificio, fisicamente impegnativa e probante, dove non è il denaro ad essere l’elemento preponderante ma la passione (stavolta intesa nel suo senso più strettamente sportivo) a portare decine di appassionati a sfidare le condizioni meteo del caso pur di trovare appagamento nello svolgimento di uno sport che si presenta spettacolare a qualunque livello venga praticato.

 

Un particolare plauso va ai bambini, eroi di giornata, che più di altri (a livello numerico e per abnegazione) hanno valorizzato la giornata, ivi inclusi i più piccini (dai 6 anni di età), già entrati in sintonia con le difficoltà della disciplina.

Uno sport che, giusto ricordarlo, ha regalato ai colori italiani campioni indiscussi e che si ritrova, grazie a scelte “manageriali” quanto meno discutibili che hanno allontanato e respinto gli organi di informazione, a non godere di una visibilità mediatica che gli sarebbe dovuta, non fosse altro a fronte dei sacrifici che impone.

Una disciplina che nasce dalla “passione” e che genera “passione” (nel caso di questo weekend la si intenda nel suo senso più ampio), ed a cui è giusto rendere merito con una piccola carrellata fotografica (soprattutto dedicata ai più “piccoli”, non se ne abbiano a male i più “grandi”) che possa essere un piccolo tributo a tutti i partecipanti.

Se  non è “passione” questa…

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