MONZA CLASSIC, IL FASCINO DEGLI ANNI ‘70

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Personalmente, ed è ovviamente un’opinione assolutamente discutibile e sindacabile, trovo che gli anni ’70 (specialmente la prima metà) siano stati, sotto tutti gli aspetti, per l’automobilismo uno dei periodi più “floridi”, e nel quale si è assistito alla massima proliferazione di marchi, vetture, eventi sportivi, e di conseguenza una sempre più accesa competizione a tutti i livelli, un fenomeno che solo la crisi petrolifera iniziata a metà di quel decennio ha limitato nella sua espansione.

In tutte le competizioni, dalla Formula 1 al Campionato del Mondo Prototipi, dalla Formula 2 alle gare Turismo o i rallies, passando per le gare d’oltre oceano, il tutto senza dimenticare il mondo delle due ruote che vedeva sfide memorabili, un livello di competitività altissimo, una diversificazione sportiva d’eccellenza, un continuo nascere di vetture e di eventi (era il periodo in cui nacquero anche i “tour”), il tutto favorito da regolamenti forse più semplici e meno restrittivi, certamente in un momento in cui i costi erano “sostenibili” e gli sponsor munifici, certamente completamente diverso da quello che da lì a pochi anni sarebbe stato.

Il Monza Classic della Peter Auto ha dato modo di poter rivedere in pista alcune vetture “a ruote coperte” (le formule sono oggetto di un’altra serie) che hanno segnato pagine di storia dell’automobilismo sportivo, e non a caso molte di esse risalgono proprio a quel periodo; passeggiando tra i paddock od appostandosi a bordo pista per le prove e le gare è stato possibile ammirare quelli che sono stati e veri propri “miti”.

Nello specifico, le categorie principali a ruote coperte di quegli anni, che erano presenti, che è stato possibile ammirare, e di cui si darà un breve descrittivo con il supporto di qualche immagine, sono state: Prototipi, Gran Turismo, Turismo, Europeo Marche 2000.

Tra i prototipi, volendo ricordare le auto di quell’epoca, stante qualche assenza illustre, per la Porsche si citano i suoi due gioielli, la 908 (soprannominata “bicicletta” per le sue ridotte dimensioni e l’agilità) e la 917 (nelle sue versioni a coda corta e lunga), per la Ferrari la 512S (a coda corta o lunga), il tutto senza dimenticare altre due vetture dell’epoca come la Lola T290 e l’Alfa Romeo 33 prototipo, icone di quei tempi, e due trionfatrici degli anni 1972 e 1973, rispettivamente la mitica Ferrari 312P e la Matra Simca (pensiamo alla 660 vincitrice a Le Mans)

Per le Gran Turismo, nell’innumerevole e variegato schieramento di Porsche 911 spiccavano la De Tomaso Pantera, eccellenza italiana della categoria in quegli anni, ed il suo contraltare d’oltre oceano, la Chevrolet Corvette, tutte e tre protagoniste di grandissimi duelli su tutte le piste del Campionato del Mondo Prototipi nel quale correvano.

Ricchissima la categoria Turismo, quella che ai tempi era una delle più entusiasmanti e che a tutt’oggi è forse quella che riscuote maggiori consensi; erano presenti sia la BMW 3,0, sia la Ford con i suoi modelli d’allora Escort e Capri, sia l’Alfa Romeo con le intramontabili GTAJ e GTAM; mancava solo, ma sarebbe stata veramente la ciliegina sulla torta, la Mercedes nella versione 300 SL che arrivò 2^ alla 24 Ore di SPA del 1972.

Ultima della lista, ma non per questo meno importante, anzi, la categoria delle vetture che corsero l’Europeo Marche 2000 (e che disputarono anche il Campionato Mondiale Prototipi nella categoria 2 litri), e qui tutte le case di quella serie erano rappresentate; Abarth Osella, con una PA9, Chevron con i modelli B19 e B21, Lola con la sua T212, tre case che furono attrici di sfide memorabili, una serie che nel 1972 vide la vittoria dell’Abarth Osella (all’ultima gara con 1^ e 2^ posto di Merzario e Galli) e di Arturo Merzario.

Bello poter rivedere le vetture di quegli anni, bello ricordare le loro imprese, icone di un periodo che, purtroppo, forse, sarà difficile da ripetere.

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